Quei piatti dell’Etna che risuonano nel mondo - QdS

Quei piatti dell’Etna che risuonano nel mondo

Biagio Tinghino

Quei piatti dell’Etna che risuonano nel mondo

Biagio Tinghino  |
sabato 20 Aprile 2024

Intervista a Mel Gaynor e Robert Bryan, batteristi di fama internazionale che prediligono gli strumenti progettati dalla Vulcan Cymbal. Un’industria quella musicale che una volta vedeva Catania protagonista

È bello scoprire che in Sicilia, a Catania, vengano progettati degli strumenti musicali apprezzati da musicisti di fama mondiale. Mel Gaynor, Robert Brian, Paolo Valli, sono alcuni tra i batteristi che si sono letteralmente innamorati dei piatti da batteria progettati dalla Vulcan Cymbal fondata da Massimiliano Arrigoni, catanese doc che è ritornato in Sicilia per inseguire il proprio sogno, ossia costruire strumenti musicali.

“Il mio percorso nel mondo della musica ha avuto inizio molti anni fa, fin dall’infanzia direi – ha detto Arrigoni -. Sono sempre stato attratto dal potere della musica e dall’energia che gli strumenti possono trasmettere, sognavo guardando Elvis con la sua chitarra nera ed i Led Zeppelin con la batteria di Bonahm in ‘plastica’ trasparente. Da ragazzino dormivo abbracciato alla chitarra che mi fu regalata da mia nonna e di volta in volta assemblavo un vero e proprio arsenale di pentole per poi suonarle davanti la TV a ritmo di batteria. Crescendo ho cominciato a suonare in piccole band locali e, nel corso degli anni, ho continuato a coltivare questa passione ma in sordina perché la vita mi ha portato per diversi anni fuori dalla mia terra natia e a solcare esperienze diverse dalla musica e dallo strumento musicale”.

Tra ‘800 e ‘900 Catania capitale della produzione di strumenti musicali

“Dopo aver trascorso del tempo a viaggiare e a lavorare in diversi contesti multinazionali nella qualità di manager, ho sentito il bisogno di tornare alle mie radici – ha aggiunto Arrigoni – e di dare un contributo tangibile alla mia comunità. Catania è una città ricca di storia e cultura, che a cavallo tra l’800 e il ‘900 fu la capitale internazionale per la produzione di strumenti musicali. Dal porto di Catania partivano oltre 50mila strumenti musicali l’anno, destinati a diversi mercati nel mondo, per non parlare delle spedizioni via treno e via camion. Un mio rappresentante campano, oggi in pensione, mi ricordava i suoi viaggi di gioventù, quando da Napoli a Catania in auto si riforniva di strumenti a corda come i mandolini e chitarre per rivenderli sulla piazza di Napoli”.

Dopo la seconda guerra mondiale il sipario su Catania è calato – ha sottolineato l’imprenditore -. I Governi che si susseguirono diedero importanza a tanto altro non considerando lo strumento musicale né una fonte di economia e né di cultura, senza pensare che vi erano circa 150 botteghe di strumenti musicali, tra artigiani e commercianti. Sulla via Roma di Mascalucia, per esempio, vi era una fabbrica di chitarre che dava lavoro a 50 liutai e così diverse altre. Io nel mio piccolo, dopo tanti anni a Milano, volevo contribuire al rilancio della produzione dello strumento musicale catanese e alla creazione di opportunità di lavoro per i giovani della mia città così decisi di tornare, scommettendo su me stesso e sulla mia città. Nulla è stato semplice, ancora oggi la musica sembra non essere considerata una risorsa. Sono orgoglioso di poter dire che i miei prodotti sono diventati parte integrante del tessuto economico e culturale di Catania, marchi che, sgomitando tra colossi americani e tedeschi, sono ben apprezzati da artisti di caratura mondiale”.

Ogni piatto della Vulcan Cymbal realizzato a mano

Ogni piatto è realizzato interamente a mano da esperti artigiani che – ha precisato l’esperto -, seppur mantengono la mia linea guida, utilizzano tecniche tradizionali tramandate da generazioni centenarie. Ho lavorato duramente per farli conoscere in tutto il mondo, partecipando anche a fiere ed esposizioni internazionali. Grazie a questi sforzi, i piatti Vulcan sono diventati sinonimo di qualità e affidabilità tra musicisti ed operatori di tutto il mondo come Steve Maxwell negli Stati Uniti, una vera e propria pietra miliare della batteria vintage”.

“La collaborazione con artisti di grande talento e con una lunga carriera di successo – ha rivelato Arrigoni – come Mel Gaynor, batterista dei Simple Minds, e Robert Brian che ha lavorato per Laura Pausini, Loreena McKennitt, Goldfrapp e Siouxie, è stata un’esperienza straordinaria e gratificante per me e per tutta la famiglia Vulcan. La collaborazione è nata dalla reciproca ammirazione per il lavoro svolto e dalla condivisione di valori e obiettivi comuni. Da allora ad oggi sono stati tanti gli artisti che si sono avvicinati a noi, comprendendone la filosofia e le qualità sonore, sia in Italia come recentemente Paolo Valli (batterista di Vasco Rossi, Stadio, Baglioni, Negrita, ecc.) ma anche all’estero, penso ancora con eccitazione al set da Studio realizzato per Ringo Star, un onore anche solo dialogare con colui che ha fatto la storia della musica”.

In esclusiva per il QdS abbiamo anche avuto l’opportunità di sentire sia Mel Gaynor che Robert Brian. “I piatti sono la mia voce e non possono suonare come tanti altri – ha detto dal canto suo Gaynor -, ciò è quello che fa la differenza in Vulcan rispetto ad altri brand anche di fama internazionale. Ho apprezzato sin da subito l’artigianalità, il design e l’attenzione ai dettagli che Max mette in ogni fase del processo di produzione oltre al suo modo di interfacciarsi con noi musicisti, comprendendo appieno le nostre necessità. Io suono dei piatti Etna, caratterizzati da un suono caldo e pieno, proprio come il vostro Vulcano, una meraviglia nel mondo”.

“Io provenivo da marchi blasonati ma in Vulcan ho apprezzato sin dal primo ‘ping’ la qualità artigianale e l’attenzione ai dettagli che noi professionisti cerchiamo – ha specificato Brian -. Poi, il design italiano è rinomato in tutto il mondo, penso alla Ferrari, alla Vespa, ma anche all’arredamento e Max è riuscito a portare il concetto di design anche nel piatto. Per me è un onore contribuire alla crescita di questa azienda siciliana. Ho molta fiducia nei confronti di Max che riesce ad essere semplice ed efficiente in ogni desiderio di suono, conoscendolo da tanti anni, credo sia un americano in Italia ed un italiano nel mondo”.

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