Xi Jinping e Biden: “Niente atomiche” - QdS

Xi Jinping e Biden: “Niente atomiche”

Carlo Alberto Tregua

Xi Jinping e Biden: “Niente atomiche”

giovedì 17 Novembre 2022

Si apre spiraglio per la Pace

A Bali, Xi Jinping – appena confermato segretario generale del Partito Comunista cinese e presidente della Repubblica per i prossimi cinque anni – e Joe Biden, presidente degli Stati Uniti, si sono stretti la mano ed hanno affermato con unità di intenti che non si deve mai parlare di uso di armi atomiche dopo il disastro di Hiroshima e Nagasaki.
Con ciò, hanno avvisato il presidente della Confederazione Russa, Vladimir Putin, che l’argomento non si deve neanche toccare nella guerra in atto con l’Ucraina.

Ragion per cui quella guerra continua con i mezzi convenzionali e soprattutto con l’aspro contrasto degli eserciti russo e ucraino, in un confronto tradizionale che ha per oggetto la conquista del territorio, metro per metro, causando la morte di migliaia e migliaia di soldati dell’una e dell’altra parte.
Si tratta di un comportamento scriteriato, non umano, che non porta a nessuna conclusione perché uno scontro tradizionale come quello indicato può durare anche anni.

La stretta di mano fra Xi e Biden è qualcosa di più che un segno convenzionale perché fa intendere al mondo intero che la prima e seconda nazione del mondo per Pil vogliono controllare ciò che sta accadendo nel resto del mondo, nel quale gli equilibri economici-finanziari continuano a cambiare con rapidità, come cambia – negativamente – la qualità dell’ambiente.

Il business che c’è fra i due Stati è in continuo aumento almeno per due ragioni: la prima riguarda l’immenso mercato cinese di 1,45 miliardi di persone, il cui reddito pro capite aumenta continuamente e con esso i consumi; la seconda riguarda la capacità produttiva a bassi costi di una miriade di prodotti e servizi cinesi che alimentano le industrie occidentali, consentendo loro di mantenere prezzi competitivi.
Vi è inoltre da considerare che la Cina detiene migliaia di miliardi di titoli pubblici degli Stati Uniti e che quindi sono in condizione di influenzare la finanza mondiale perché potrebbero – seppure in misura modesta, ma non tanto – destabilizzare il dollaro.
La questione non è di poco conto, per cui gli equilibri devono essere mantenuti.

Via via che passa il tempo, i vari attori di questa vicenda si avvicinano al monito che dal 24 febbraio scorso Papa Francesco lancia al mondo, ma soprattutto ai due contendenti: Zelensky e Putin.
Si tratta della ricerca della Pace, che si fa con la voglia di raggiungere una transazione che non preveda vinti e vincitori. Mai si può pensare che in questa vicenda vi possa essere uno dei due contendenti che possa dimostrare all’intera umanità la giustezza della sua posizione.

Vero è che Putin ha invaso un territorio indipendente, in cui vi era, fino a prova contraria, una democrazia elettiva, ma è anche vero che in questo ultimo secolo si sono verificate scissioni di territori ed in altri casi, invece, contrasti interni ad intere nazioni, come Spagna e Gran Bretagna, che non hanno portato alla scissione.
Zelensky, fino ad oggi pilotato dagli Stati Uniti, ha danneggiato fortemente il suo popolo non tentando immediatamente la trattativa con la Federazione Russa. Oggi l’Ucraina è semidistrutta, tanto che le prime stime dei danni subiti superano i 750 miliardi di dollari. Chi li pagherà?

La riconquista di Kherson di questi giorni da parte dell’esercito ucraino viene motivata dalla Federazione Russa come una ritirata strategica, per evitare l’accesso a punti nevralgici da parte dell’esercito ucraino.

Non sappiamo se questa versione sia vera, né se sia vero che l’esercito ucraino abbia ottenuto un successo stabile. Tutto ciò perché le fonti di informazione sono a senso unico, mentre da parte nostra abbiamo difficoltà ad accedere a fonti di informazione dell’altra parte. Sospendiamo perciò la nostra valutazione, per quello che vale, in quanto siamo ligi al principio etico secondo cui le informazioni devono essere bilanciate e provenienti da più parti, per potersi fare un’opinione, e non essere a senso unico e preconfezionate.

Comunque sia, a questo punto è indispensabile trovare un accordo, non più a parole, ma con documenti scritti e firmati. In questa direzione devono andare oltre a Xi e Biden anche Scholz, cancelliere tedesco, ed altri Big dell’Unione Europea.

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