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Cambiamenti climatici: gli interventi messi a punto da Eni per contrastarli

redazione

Cambiamenti climatici: gli interventi messi a punto da Eni per contrastarli

sabato 01 Giugno 2019

Tra le azioni di mitigazione operate dalla società ci sono lo stoccaggio e il riutilizzo della CO2
A Gela produzione di carburanti a partire dagli oli vegetali di frittura e dalla frazione organica dei rifiuti solidi urbani

GELA (CL) – Non esiste giorno in cui non si parla di cambiamenti climatici. Ma cosa sono ed in cosa consistono nello specifico? Secondo l’Unfccc (Convenzione quadro sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite), il cambiamento climatico si definisce come “un cambiamento del clima che sia attribuibile direttamente o indirettamente ad attività umane, che alterino la composizione dell’atmosfera planetaria e che si sommino alla naturale variabilità climatica osservata su intervalli di tempo analoghi”.

Le temperature terrestri sono cambiate sulle terre emerse, sugli oceani, in troposfera e nella bassa stratosfera nella direzione di un riscaldamento globale che è senza precedenti per la sua entità e velocità. Questo riscaldamento è direttamente correlabile all’immissione in atmosfera di gas clima alteranti quali l’anidride carbonica, il metano e gli ossidi di azoto, ossia gas serra in grado di rafforzare la capacità dell’atmosfera terrestre di catturare radiazione ad onda lunga proveniente dal suolo, e il cui incremento in termini di concentrazione in atmosfera è indiscutibile e senza ombra di dubbio attribuibile alle attività dell’uomo.

Tra i principali responsabili di un incremento globale dell’anidride carbonica ci sono i combustibili fossili che vengono bruciati dall’uomo per produrre energia (responsabile del 75,2% delle emissioni di gas ad effetto serra) utilizzata per soddisfare i consumi di elettricità e riscaldamento (32,6%) e per il settore dei trasporti (14,2%, come automobili ed aeroplani).

Anche la deforestazione contribuisce all’aumento di diossido di carbonio nell’atmosfera: le foreste, specialmente quelle tropicali, sono dei veri e propri pozzi che assorbono e trattengono CO2, per questo la loro distruzione, oltre ad impedire il regolare assorbimento, libera nell’aria ulteriore anidride carbonica prima “naturalmente stoccata”. Dall’inizio degli anni Novanta, la deforestazione avrebbe contribuito a un aumento di CO2 pari al 15-25% circa.

È necessario intervenire il prima possibile per limitare le conseguenze. Un lodevole esempio in tal senso è fornito da Eni: infatti, la società si distingue per l’impegno nei processi di decarbonizzazione. La strategia di Eni si articola in azioni di breve, medio e lungo termine. Nel breve termine si fonda sull’aumento dell’efficienza e riduzione delle emissioni Ghg (gas ad effetto serra) delle attività operate, su un portafoglio Oil & Gas low carbon e sullo sviluppo delle fonti rinnovabili e dei business green.

Nel medio termine Eni ha l’obiettivo al 2030 di arrivare alla “net zero carbon footprint”, mentre nel lungo termine intende diventare “carbon neutral”, sviluppando un piano per una transizione energetica integrato.

Oltre il 53% dello spending complessivo in ricerca pianificato da Eni nei prossimi quattro anni è finalizzato alla carbon neutrality e all’economia circolare (pari a circa 480 milioni di euro). Già nel 2018 Eni ha speso oltre 74 milioni di euro nella ricerca e sviluppo per la carbon neutrality.

Tra le azioni di mitigazione delle emissioni di Ghg ci sono lo stoccaggio e il riutilizzo della CO2. L’anidride carbonica è una risorsa importante ed Eni cerca di valorizzarla attraverso una molteplicità di tecnologie limitandone al contempo l’impatto sull’ambiente. Alcune possibili applicazioni riguardano la fissazione permanente nei cementi, l’utilizzo come reagente per la produzione di polimeri e o la conversione in metanolo, un composto liquido e di facile gestione e trasporto che trova largo impiego come intermedio dell’industria chimica e direttamente come combustibile.

Nell’ottica di attuare la strategia di decarbonizzazione, Eni ha ridefinito i cicli industriali orientandoli verso prodotti a minor impatto ambientale e origine bio, in un’ottica di economia circolare. In quest’ambito, sono significativi i progetti Eni di produzione di carburanti da oli vegetali, anche di scarto, e dalla frazione organica dei rifiuti solidi urbani attuati a Gela.

A Gela nelle aree della bioraffineria Eni, la cui materia prima sarà costituita da oli vegetali e da materie prime di scarto quali oli alimentari usati di frittura e grassi animali, Syndial, società ambientale di Eni, ha realizzato l’impianto pilota Waste to fuel che consente di trasformare attraverso un processo di termoliquefazione la frazione organica dei rifiuti solidi urbani in bio olio e il recupero e il riutilizzo del 70% dell’acqua contenuta al suo interno. L’attuazione del progetto rappresenta per Eni un passo significativo verso la produzione di bio carburanti di seconda generazione, a minore impatto ambientale, attraverso processi sostenibili e tecnologie legate al riuso delle risorse e quindi all’economia circolare.

A Ragusa il processo di bio-fissazione della CO2 in alghe avviene sfruttando energia luminosa veicolata attraverso fibre ottiche all’interno di fotobioreattori cilindrici in cui le microalghe ricevono l’energia solare e crescono in acqua salata fissando la CO2 separata dal gas proveniente dai pozzi del Centro Oli Eni. Successivamente l’acqua recuperata viene purificata e la componente algale viene essiccata; dalla farina dell’alga si estrae un olio che potrà essere destinato alle bioraffinerie al posto della carica attuale, costituita da olio di palma, e di prodotti ad alto valore aggiunto.

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