Flat tax, Uil: “Rischio figli e figliastri” - QdS

Flat tax, Uil: “Rischio figli e figliastri”

Patrizia Penna

Flat tax, Uil: “Rischio figli e figliastri”

martedì 30 Luglio 2019

Lo studio: “La tassa piatta avrà un impatto negativo sui redditi più bassi. Con 13.490 €, 136 € di tasse al mese in più, con 22.830 euro annui +76 euro al mese”. L’Osservatorio Cottarelli al Qds: “Analisi corretta, Sicilia tra i perdenti dell’operazione”

L’introduzione di una flat tax al 15% per redditi familiari fino a 55.000 euro, generebbe un effetto negativo sui redditi fino a 26.600 euro lordi all’anno: una flat tax generalizzata, infatti, che superi tutte le attuali deduzioni e detrazioni è fortemente penalizzante per i redditi più bassi.

È quanto calcola l’ufficio studi della Uil, coordinato da Domenico Proietti per il quale un lavoratore con un reddito lordo annuo pari a 13.490 euro vedrebbe un aumento di tasse di circa 1.774 euro; mentre un reddito di 22.830 euro avrebbe un appesantimento della tassazione di 985 euro.
Incrementi questi determinati, dice la Uil, dall’effetto congiunto dell’abolizione delle detrazioni, delle deduzioni e del bonus da 80 euro introdotto da Renzi. Così, sulla base di questi due esempi, nel primo caso si dovrebbero pagare 136 euro di tasse al mese in più, nel secondo 76 euro al mese in più, con un incremento rispettivamente pari al 147 % e al 29% dell’imposizione.

Quando si parla di redditi bassi e di tessuto produttivo “fragile”, il pensiero vola inevitabilmente al Sud e, più in particolare alla Sicilia.
Secondo i dati contenuti all’interno del rapporto “Economie regionali – L’economia della Sicilia” della Banca d’Italia, nel 2017 il reddito disponibile per ogni famiglia consumatrice in Sicilia è stato pari a 13.266 euro. Il leggero incremento rispetto all’anno precedente (+1,2%) è solo una magra consolazione perché, stando allo studio della Uil, sarebbe proprio la Sicilia a risentire maggiormente degli “effetti negativi” della flat tax.

Inoltre, annota ancora lo studio Uil, non è chiaro come la tassazione possa essere sottoposta ad una valutazione del reddito familiare ipotizzata ai 55.000 euro lordi annui.

Infatti, dice ancora Proietti, è evidente “la distorsione che escluderebbe una famiglia con due redditi da 28 mila euro lordi annui ed invece garantirebbe uno sconto fiscale a chi guadagna, da single, 54 mila euro lordi annui”.

Per la Uil dunque la via maestra da seguire per la riduzione delle tasse è quella “di agire sulle detrazioni specifiche per lavoratori dipendenti e pensionati, mantenendo il principio di progressività e concentrando le risorse sui quei lavoratori e pensionati che, da sempre, sono i primi a fare il loro dovere con il fisco”.

Osservatorio Cpi
“Sicilia tra i perdenti dell’operazione”

Giampaolo Galli, vicedirettore dell’Osservatorio Conti pubblici italiani diretto dall’economia Carlo Cottarelli, intervistato dal Quotidiano di Siclia, ha risposto così: “L’analisi della Uil è corretta. In un nostro lavoro, appena pubblicato sul sito dell’Osservatorio, abbiamo calcolato che l’aliquota media effettiva è pari al 5,2% per i contribuenti che dichiarano meno di 15 mila euro e 14,4% per i contribuenti compresi nella fascia 15-28 mila.
Il motivo per cui le aliquote effettive sono tanto più basse di quelle nominali è che detrazioni e deduzioni si concentrano sui redditi più bassi. I redditi al di sotto di 28 mila euro rappresentano il 52% del totale, ma sono beneficiari del 62% delle spese fiscali.
In media, con la flat tax l’aliquota media salirebbe al 22% per i redditi fino a 15mila e al 24% per i redditi fra 15 e 28 mila, un salasso. La Sicilia, con un reddito medio famigliare di 13.266 euro, sarebbe senza dubbio fra i perdenti dell’operazione”.

Le ragioni di Salvini
“Sarà graduale e volontaria”

“Non possiamo fare tutto per tutti subito e stiamo ragionando su due o tre schemi per le famiglie. È un pacchetto da una decina di miliardi a cui associare altri interventi pro imprese, come parte del taglio del cuneo, buoni pasto, estensione del regime forfettario, cancellazione di alcune dichiarazioni pleonastiche.
Il vice presidente del Consiglio e ministro dell’Interno, Matteo Salvini, in un’intervista al Sole 24 Ore spiega che “ci saranno alcuni tagli di spesa. E io ho fatto una richiesta: che il regime di flat tax possa essere una scelta, come quota 100, non un obbligo, e che quindi ciascuno possa fare due conti e decidere se gli conviene il nuovo regime forfettario, che tende ad assorbire deduzioni e detrazioni, o rimanere al vecchio. Lo preciso: non stiamo ragionando di cancellare gli 80 euro”.

Confprofessioni: “Così come impostata la tassa piatta non incentiva la crescita”

“Le strutture professionali vanno aiutate per poter competere sul mercato”
Secondo la Banca d’Italia, il reddito medio di una famiglia siciliana è di 13.266 euro (anno 2017). Fatta questa premessa, concorda con l’analisi fatta dalla Uil? Quali scenari si aprono per la Sicilia dove per l’appunto si registrano redditi più bassi?
“Numeri alla mano, si tratta di un’analisi corretta per quanto riguarda i redditi da lavoro dipendente. Rispetto all’attuale regime Irpef che prevede aliquote progressive a scaglioni d’imposta e un articolato sistema di detrazioni, un regime flat al 15% senza detrazioni, deduzioni e senza il bonus di 80 euro potrebbe infatti scoraggiare quell’ampia fascia di redditi da lavoro dipendente fino a 26 mila euro ad applicare la flat tax. Se poi si calcola che in Sicilia, l’aliquota media Irpef è di poco inferiore al 17%, contro una media nazionale di quasi il 20%, il modello flat potrebbe avere un impatto più limitato in Sicilia rispetto alle regioni del Nord. In questo caso, però, il condizionale è d’obbligo perché stiamo ragionando su delle ipotesi: non c’è ancora una proposta definitiva da parte del Governo sulla flat tax per i redditi delle famiglie.

Concorda con lo studio Uil secondo cui per ridurre la tassazione è meglio intervenire in modo più specifico sulle detrazioni?
“La pressione fiscale italiana è ormai divenuta insostenibile, soprattutto in considerazione del ‘peso’ dell’imposizione indiretta, nonché di quella degli enti locali. La flat-tax è un veicolo importante, ma il risultato complessivo della riforma della tassazione dei redditi da lavoro deve conseguire due obiettivi: la riduzione del carico fiscale dei soggetti che producono valore e il rispetto del principio costituzionale di capacità contributiva. Per raggiungere tale obiettivo è necessario non soltanto agire sulle aliquote d’imposta, ma anche bilanciare il sistema delle deduzioni e detrazioni, in modo da concentrare tali benefici sulle fasce più basse dei redditi. Gli oneri deducibili e detraibili devono essere non soltanto snelliti, ma anche suddivisi in ‘fasce’, dando prioritaria importanza a quelli a rilevante impatto sociale, come le spese mediche e le spese per l’abitazione principale (da riconoscere a tutti i contribuenti), stabilendo invece dei limiti alle altre tipologie di oneri. Certo, che se ci fossero gli adeguati spazi e gli equilibri di bilancio della finanza pubblica lo permettessero si potrebbe ragionare su una no tax area di 1.000 euro al mese per tutti i percettori di reddito da lavoro autonomo e dipendente.

Confprofessioni ha accolto con favore l’ipotesi flat tax per le partite Iva ma avete anche individuato alcuni punti deboli, quali sono?
“La flat tax per professionisti e partite Iva si è rivelata di grande interesse per tutto il nostro settore, ma c’è un anello debole che frena gli investimenti, la produttività e l’occupazione delle strutture professionali. La disciplina vigente infatti prevede l’incompatibilità tra regimi flat e partecipazione a associazioni professionali o STP (società tra professionisti). Così come impostata, infatti, la tassa piatta non incentiva la crescita dei nostri studi che devono invece diventare più forti e più strutturati per competere sul mercato europeo dei servizi professionali, dominato da colossi che rischiano di fagocitarci. Nel recente incontro a Palazzo Chigi tra Governo e parti sociali, Confprofessioni ha avanzato la richiesta di estendere il regime agevolato ai professionisti che si aggregano proprio per favorire la crescita dimensionale degli studi così da renderli competitivi nel mercato internazionale dei servizi professionali.

Benedetta Cannata, dg Dipartimento Finanze e Credito Assessorato all’Economia: “Verosimili le stime Uil”

Il Dipartimento Finanze dell’Assessorato regionale all’Economia giudica “non inverosimili le stime comunicate dalla Uil, fermo restando che le stesse potranno essere verificate dal Servizio Statistica della Regione allorquando il Governo nazionale avrà dato comunicazione circa la scelta delle aliquote e della modulazione per face di reddito. Informazioni queste necessarie al fine di determinare gli effetti finanziari della misura sul bilancio regionale”.

“Come noto – spiega la dirigente generale Benedetta Cannata – nella Risoluzione approvata in data 18 aprile 2019 da Camera e Senato, la maggioranza parlamentare ha impegnato politicamente il Governo in carica ‘ad assumere tutte le iniziative per favorire il disinnesco delle clausole di salvaguardia inerenti l’aumento dell’aliquota Iva e delle accise su benzina e gasolio’. (…) Nel merito delle misure, senza pregiudizi, si deve rilevare che l’eventuale aumento non selettivo dell’Iva colpirebbe tutte le famiglie che, peraltro, in Sicilia, manifestano un’elevata propensione al consumo pur a fronte di un basso reddito dichiarato, mentre la Flat Tax sui redditi delle persone fisiche potrebbe riguardare in Sicilia gran parte delle famiglie comprese nella fascia di reddito fino a 50 mila euro, ovvero più del 90% degli oltre 2,8 milioni di contribuenti della Regione, con prevedibili effetti di minor gettito Irpef . Diversi Istituti di studi in campo economico si sono esercitati nell’effettuazione di scenari di impatto della Flat Tax ma, a tutt’oggi, il ministro dell’Economia ha ribadito in diverse interviste che solo in occasione della predisposizione della Manovra di Stabilità 2020, il cui inizio dei lavori è stato annunciato giovedì scorso dal Presidente del Consiglio dei Ministri, il Governo comunicherà le proprie scelte. Per quanto interessa si fa presente che il ministero dell’Economia e delle Finanze nel Comunicato stampa del 29/03/2019 ha dato notizia della pubblicazione dei dati delle Dichiarazioni dei redditi persone fisiche (Irpef) e dichiarazioni Iva per l’anno di imposta 2017. I dati dell’imposta netta totale da dichiarazioni mostrano a livello nazionale una lieve crescita dei redditi resi noti al Fisco ma l’analisi territoriale conferma che la regione con reddito medio complessivo più elevato è la Lombardia (24.720 euro), seguita dalla Provincia Autonoma di Bolzano (23.850 euro), mentre la Calabria presenta il reddito medio più basso (14.120 euro), superato di poco dalla Sicilia (15.740 euro)”.

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