Se la chemioterapia non funziona subito quindi, rischia di favorire il cancro. Le cellule sane, danneggiate dai farmaci, per reazione producono una proteina con l’intento di avvertire le colleghe sane, renderle resistenti all’attacco chimico e accelerarne una crescita riparativa. Tutto in difesa dell’organismo. In realtà di questa proteina approfittano prima le cellule tumorali: crescono così più velocemente e diventano resistenti alla chemio.
L’indagine si è concentrata infatti sullo studio del tumore alla prostata ma già si sta allargando all’analisi di quello al seno e alle ovaie.
“Hanno scoperto un meccanismo genetico adattivo che le cellule sane esprimono per difendere l’organismo” dice Piergiuseppe Pelicci, vicedirettore scientifico dell’istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano. “Osservazione molto importante – aggiunge- : una risposta genetica di cui ‘approfitta’ il tumore e che necessita di veloci e completi approfondimenti”.
Per bloccare questo aiuto non richiesto, si potrebbe mettere a punto un anticorpo alla WNT16B (nome della proteina responsabile del risanamento cellulare che però viene distolta e utilizzata dalle cellule tumorali per proliferare e rendersi resistenti alle cure) da assumere durante la chemioterapia. In alternativa si potrebbero ridurre le dosi di chemio.
Restano però ancora molti dubbi come per esempio quello che riguarda il funzionamento della chemio, un concentrato di veleni messo appunto per distruggere le cellule. Si sa infatti che quando il cancro non è subito eliminato da un tipo di chemio significa che questa non funziona.
Impossibile, in tema di screening preventivi, non fare riferimento al rapporto 2011 del progetto “Impatto-ons”: nel 2009 infatti la copertura territoriale dello screening mammografico vedeva il Sud e le Isole al 77% contro il 100% del resto d’Italia. Un terzo delle donne meridionali e siciliane si trova quindi tagliata fuori dall’offerta dello screening mammografico.
Questo senza contare che la cultura della prevenzione fa ancora fatica ad attecchire tra alcune fasce della popolazione che considerano il recarsi dal medico quasi un sintomo di debolezza.
Il cancro fa paura.. Chi non ha mai pensato alla morte se la sente addosso. Allora parte la girandola delle cure fai da te e per disperazione ci si affida a chiunque. Finora la chemioterapia, nonostante i suoi frequenti effetti collaterali, rimane una delle cure migliori per combattere alcuni tipi di tumori. Ma la ricerca scientifica sta andando oltre, cercando di trovare alternative equivalenti che colpiscano solo le cellule tumorali, senza provocare reazioni secondarie negative. Presso l’Iss (Istituto Superiore di Sanità) sono stati presentati i trial clinici (cioè i dati delle prime sperimentazioni) di ben 5 studi internazionali: quelli su cui sta puntando l’International Society for Proton Dynamics in Cancer (ISPDC).Queste ricerche hanno una particolarità in comune: tendono a combattere il micro-ambiente acido all’interno del quale il tumore si sviluppa. Questa situazione di acidità non esiste a priori, tanto è che le cellule sane non vi sopravvivono. Al contrario, tale condizione si crea progressivamente durante la crescita della neoplasia con un iniziale accumulo di acido lattico provocato dallo stesso metabolismo tumorale. In questo ambiente le cellule malate hanno la meglio e la massa neoplastica aumenta.