Dolore cronico, la cura è in un chip. Buone notizie per oltre 1 milione di siciliani - QdS

Dolore cronico, la cura è in un chip. Buone notizie per oltre 1 milione di siciliani

Angela Michela Rabiolo

Dolore cronico, la cura è in un chip. Buone notizie per oltre 1 milione di siciliani

sabato 13 Aprile 2013

È stata messa di recente a punto una nuova tecnica per il trattamento della sofferenza basata sulla neurostimolazione. Nell’Isola è presente solo un centro specializzato, solo il 61% delle strutture a norma di legge

PALERMO – In Sicilia sono 1,3 milioni. Circa un abitante su 5 risulta soffrire di una forma dolorosa cronicizzata nel tempo. Il 70% dei malati isolani, quasi 900 mila, non accedono ad alcun tipo di cura, forse anche condizionati da quel sentire comune che induce a sopportare il dolore piuttosto che a curarlo. Oggi, oltre alle terapie con antinfiammatori e oppioidi si può ricorrere all’elettrostimolazione dei neuroni.
“Si definisce dolore cronico benigno un dolore che dura da almeno sei mesi le cui cause spesso non sono ben note o, anche se lo sono, non sono curabili: non è pertanto più un sintomo, ma diventa una vera malattia- afferma Giovanni Frigerio, medico anestesista specialista del settore -. Colpisce persone di tutte le età, anche giovani, che devono convivere con questo problema per tutta la vita, anche se spesso il dolore è tale da essere invalidante e da interferire con le normali attività. Si stima che in Europa ogni anno si perdano 500 milioni di giorni lavorativi per questo motivo, con una perdita di ricchezza pari a circa 34 miliardi di euro”. In Italia il 61,7% delle persone soffre ma sono solo 12 milioni i pazienti trattati, per il 38,5% con Fans e per il 3,1% con oppioidi. Inoltre, solo il 5,8% si rivolge al terapista del dolore, si preferisce nel 57,9% dei casi il medico di famiglia. Nel 94% dei casi il dolore riferito è mal di schiena, cefalee, dolore cervicale, diabete; in oltre il 45% artrosi e nel 6% dei pazienti è dovuto a patologie oncologiche.
L’Italia è stata tra le prime in Europa a dotarsi di una normativa che garantisse il diritto all’assistenza medica del dolore cronico con la legge 38 del 2010 ma purtroppo persistono resistenze culturali e interrogativi medicoterapeutici che inficiano fortemente l’accesso alle cure tanto che meno della metà di chi soffre segue uno specifico trattamento, inefficace nell’83% dei casi.
“Purtroppo è ancora diffusa la convinzione che il dolore debba essere curato solo se oncologico, mentre negli altri casi bisogna sopportare – afferma Frigerio -. Non crediamo che chi soffra debba continuare a farlo: esistono oggi diverse soluzioni per la cura del dolore. Una delle più efficaci, e senza effetti collaterali, risulta essere l’elettrostimolazione sottocutanea, una stimolazione elettrica del sistema nervoso che sostituisce il dolore con un altro impulso, che funziona nel 75/80% dei casi”. Precursore di questa tecnica è il torinese Giancarlo Barolat, considerato uno dei maggiori esperti al mondo in fatto di dolore. Il prof ha aperto nel 2011 il Barolat Neuromodulation Institute Europe ad Appiano Gentile (Como), che si trova all’interno del centro di cura Le Betulle.
Le terapie con Fans e oppioidi a lungo termine provocano però assuefazione e dipendenza per cui è controindicato il loro utilizzo per lunghi periodi. “La neurostimolazione invece, consiste nell’innestare un elettrodo sottocute, nella zona all’origine del dolore, in modo che trasmetta degli impulsi elettrici che impediscono di sentire il male – afferma Frigerio -. Si tratta di una tecnica poco invasiva, soprattutto in confronto alle altre soluzioni disponibili: non ci sono infatti limiti d’età o controindicazioni. Sono necessarie due sedute: una di prova e l’altra per l’impianto definitivo, che avviene in sedazione in day hospital. Seguono controlli periodici una o due volte l’anno”. Ad oggi la neurostimolazione si è rivelata molto efficace nel trattamento delle cefalee; la tecnica è però usata anche per curare dolori alla schiena, articolari, spasticità post traumatica, fibromialgia, ma anche Parkinson, algodistrofie, disturbi sfinterici o alla vescica e neuropatie post-herpetiche.
In Sicilia l’unico centro per il trattamento del dolore si trova al San Vincenzo di Taormina; la struttura è stata identificata come presidio di eccellenza per la cura del dolore (Hub). Il servizio offerto dal San Vincenzo è attivo già dal 2009 e fino a marzo del 2011 ha fornito assistenza ad oltre 4 mila pazienti. I malati però sono molti di più, basti pensare che nella sola provincia di Messina se ne contano circa 63 mila. La Sicilia, inoltre, con il 61% di strutture adeguatesi alle legge 38/2010, si trova a metà strada tra la “virtuosa” Basilicata (83%) e la Puglia (41%).
Le prescrizioni di oppioidi in ambito terapeutico inoltre sono ancora largamente sconosciute ai medici del Sud. Come pressoché sconosciuto è l’obbligo di riportare nella cartella clinica la scala di rilevazione del dolore. Infatti, nonostante nell’arco del 2011 la prescrizione di farmaci oppioidi sia complessivamente aumentata del 7%, solo il 6% di questi è stato destinato a pazienti del Sud. La nostra Isola sembra insomma essere molto lontana dal resto d’Italia e soprattutto sembra invitare più alla sopportazione stoica del dolore che non alla sua cura non considerando però che se il corpo duole ne risente anche la mente e prima o poi tutta la società.

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