Sei candidati per la poltrona più alta di Messina, un Comune strangolato dai debiti - QdS

Sei candidati per la poltrona più alta di Messina, un Comune strangolato dai debiti

Francesco Torre

Sei candidati per la poltrona più alta di Messina, un Comune strangolato dai debiti

giovedì 06 Giugno 2013

L’incubo del dissesto finanziario, le risorse difficile da reperire: gli aspiranti sindaci si tengono sul vago

Messina – Domenica 9 e lunedì 10 giugno nella città dello Stretto si voterà per il rinnovo del Consiglio comunale, delle Circoscrizioni e per l’elezione del nuovo sindaco.
 
Sei i candidati ai nastri di partenza, espressione della politica e della società civile: Felice Calabrò, ex consigliere comunale e vincitore delle primarie del centro-sinistra, candidato di una coalizione che è la rappresentazione plastica della fine delle ideologie, in cui gli ex comunisti di Sel si abbracciano agli ex fascisti di Futuro e Libertà e tutti insieme stringono la mano agli ex democratici cristiani dell’Udc; Vincenzo Garofalo, parlamentare del Pdl, ex presidente dello Iacp e dell’Autorità Portuale, l’uomo scelto dal centro-destra per marcare la differenza rispetto alla precedente esperienza amministrativa targata Buzzanca; Maria Cristina Saija (unica donna in campo alla faccia della contrastata legge regionale sulla parità di genere, novità di questa tornata elettorale e motivo per cui in Sicilia si sta votando due settimane dopo rispetto al resto d’Italia), già candidata alle ultime regionali ma non eletta, giovanissima esponente del Movimento 5 Stelle; Gianfranco Scoglio, ex assessore, ex city manager, portavoce dell’ultradestra e sponsor di Nuova Alleanza, listone nato dalla scissione del Pdl e per diretta volontà del famigerato trio Nania – Buzzanca – Formica; Renato Accorinti, professore di educazione fisica, pacifista, protagonista di tante battaglie civili e principe dei sondaggi sui social network, leader (forse l’unico in campo) della lista Cambiamo Messina dal basso, nuova realtà che ha offerto riparo a pezzi di società ma anche a transfughi di Sel, Idv e partitini vari di sinistra in cerca di un seggio; Alessandro Tinaglia, architetto, candidato sindaco di reset!, proposta politica nata e sviluppatasi in un paio d’anni proprio per essere presente a questa tornata elettorale, apartitica e non ideologica ma certamente la più liberale tra le tre liste civiche in campo.
Energia, mobilità, servizi sociali, cultura, e poi società partecipate, grandi opere, riqualificazione urbana, turismo. Questi i temi sensibili di una campagna elettorale che solo marginalmente ha toccato le problematiche emergenziali del lavoro e della casa e in cui nessun candidato ha mai voluto fare veramente i conti del e con l’attuale situazione economica-finanziaria di Palazzo Zanca.
Un debito stimato dal Commissario straordinario uscente Luigi Croce in 200 milioni di euro. Una procedura di dissesto in corso che potrebbe avere anche pesanti ricadute giudiziarie. L’incognita Imu che potrebbe tagliare come un machete le entrate comunali. Trasferimenti statali e regionali in picchiata. Entrate extratributarie al minimo storico. Migliaia di dipendenti diretti e indiretti cui garantire gli stipendi fino all’età della pensione. Dove troveranno i candidati le risorse per attuare le “ricette” legittimamente presentate in questi giorni ai cittadini? Come faranno fronte alle emergenze quotidiane che minano continuamente qualsiasi progetto di crescita e sviluppo? Come proveranno a riallineare la bilancia comunale senza creare scompensi sulla struttura sociale della città ma aumentando addirittura i servizi, come si legge in tutti i programmi presentati?
Il QdS ha sottoposto questi interrogativi direttamente ai sei candidati. Due di loro (Accorinti e Tinaglia) hanno risposto punto su punto senza sottrarsi. Gli altri no. Tra di loro Gianfranco Scoglio, che aveva invitato tutti i cittadini ad inviare via mail le proprie proposte ma che allo stesso indirizzo non ha ritenuto doveroso dover rispondere ai nostri lettori. E dalla parte del “no comment” paradossalmente si è situato anche il Movimento 5 Stelle che ha sempre fatto della trasparenza, del rapporto diretto con i cittadini, dell’utilizzo della rete come luogo d’incontro e crescita individuale e collettiva il proprio baluardo. In questi casi, abbiamo cercato le risposte all’interno dei programmi. Non sempre trovandole.
 


Grandi opere, economia diffusa, l’immancabile turismo gli spunti per far crescere il Pil e favorire l’occupazione
 
Messina – La prima questione posta ai candidati sindaco riguarda il Pil, ovvero il Prodotto interno lordo che l’Ocse ha stimato per il 2013 a – 1,8% su base nazionale, e che in Sicilia si prevede in picchiata addirittura del 2,5%.
IL PIL – Parlare di Pil significa parlare di finanza, di statistiche, di mercato, ma più concretamente significa anche parlare di lavoro, di imprese, di famiglie, di reddito. Cosa intendono dunque fare gli aspiranti sindaci per aumentare il Pil e consentire alla città di avere una possibilità di sviluppo economico?
Per Accorinti bisogna abbandonare la logica dei megaprogetti e puntare su un’economia diffusa concentrando le risorse su edilizia, cantieristica, turismo, artigianato e trasporti marittimi (sua l’idea di una compagnia di navigazione pubblica), in gran parte utilizzando fondi europei non sfruttati.
Defiscalizzazione, microcredito e turismo sono invece i cavalli di battaglia della Saija, mentre Gianfranco Scoglio è l’unico che ancora vede chance di sviluppo nella realizzazione di grandi opere e comunque puntando tutto, o quasi, sull’edilizia residenziale. Di stampo liberista la visione di Garofalo, secondo cui le linee di sviluppo della città devono sganciarsi dalla logica assistenzialista per un approccio maggiormente competitivo. In questo senso, il candidato del Pdl propone semplificazioni e snellimenti burocratici, recupero di aree degradate, interventi infrastrutturali.
Punta molto sui fondi europei, invece, Calabrò, che pure vede come obiettivo principale di crescita la riorganizzazione amministrativa e dei servizi. Una visione più d’insieme è quella che invece propone Tinaglia con il progetto “ME-Lab: la città possibile”, che mettendo in rete progetti di aree strategiche differenti consentirebbe uno sviluppo sostenibile in nome dell’innovazione e della necessità di avviare nuove imprese, nuove professioni e nuovi mestieri.
IL LAVORO – Il secondo grande tema che abbiamo sottoposto ai candidati riguarda il lavoro. Negli ultimi 5 anni in provincia si sono bruciati oltre 15.000 posti, la disoccupazione giovanile non è mai stata così alta e solo 1 donna su 4 ha un impiego. Come invertire la rotta? Per Tinaglia la risposta è sempre il “Me-Lab”, e i settori d’intervento il turismo (si propone la nascita di un albergo diffuso con tutto il patrimonio immobiliare inutilizzato), il fotovoltaico, la ricerca tecnologica e l’agricoltura (3.000 nuovi posti di lavoro è la promessa di reset!). Scoglio, prendiamo atto, non ha alcuna idea in proposito se non quella riguardante il Ponte sullo Stretto, mentre Calabrò punta tutto sulle azioni di orientamento e sulla costruzione di reti virtuose. Consorziamento delle imprese e snellimento delle procedure burocratiche sono invece le proposte a 5 stelle di Saija, che guarda sempre ai fondi europei per le risorse, nonché ai risparmi generati dalla rinuncia a parte delle indennità politiche.
Garofalo prevede già nei primi 100 giorni l’insediamento di un tavolo permanente per il lavoro, e nel medio-lungo periodo guarda come valvola di sviluppo agli antichi mestieri e all’agricoltura. Accorinti, infine, promette che a fronte di economie di gestione verrà istituito un fondo per l’occupazione con il quale si finanzieranno le aziende in crisi, si incentiveranno nuove assunzioni e si stabilizzerà il lavoro precario.
Queste le idee per il futuro. Ma chiunque vincerà queste elezioni si troverà a gestire una situazione di pre-dissesto e un debito complessivo di 200 mln di euro. Come pensano i candidati a sindaco di diminuire i debiti fuori bilancio? Beh, qui la propaganda vince su tutto. Scoglio non si pronuncia, la Saija non ha un piano di rientro, e nemmeno Accorinti, che pure è l’unico a non guardare con paura al dissesto.
Calabrò rispolvera per l’ennesima volta la favola della dismissione del patrimonio immobiliare, Tinaglia promette l’individuazione di responsabilità personali. Nessuno però si confronta con i numeri. E il massimo lo raggiunge Garofalo, che in 15 pagine di programma riesce a non pronunciare mai la parola “debito”. Buon voto a tutti!

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