Missione di tutela dell’interesse pubblico - QdS

Missione di tutela dell’interesse pubblico

Anna Maria Verna

Missione di tutela dell’interesse pubblico

mercoledì 12 Giugno 2013

Forum con Luigi Magistro, vice direttore dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli di Stato

Qual è l’attuale missione generale della Agenzia da lei diretta?
“Il primo ambito di missione riguarda il comparto dei tabacchi, sia dal punto di vista della tassazione che del Monopolio. I tributi che gravano sui tabacchi rappresentano un’entrata per l’Erario di circa 14 miliardi e mezzo all’anno, tra accise e Iva; a ciò si affianca la funzione di Monopolio di Stato che oggi esiste solo per la vendita al dettaglio di tabacchi mentre prima riguardava anche produzione e distribuzione. In particolare, l’Agenzia rilascia concessioni e autorizzazioni, in base ad un quadro normativo molto specifico che ha avuto, tra l’altro, una recente evoluzione con il regolamento per le concessioni e le autorizzazioni in materia di rivendite di tabacchi. Il mantenimento del Monopolio non viola la norma di concorrenza europea perché è riconosciuto dall’Europa. Il nostro ruolo è riconosciuto perché c’è dietro un interesse pubblico alla tutela di quella che è la regolarità della commercializzazione. È riconosciuta l’importanza di una certa competenza, di un’attenzione particolare nei prodotti da fumo. L’altro comparto di cui ci occupiamo è quello dei giochi, un settore molto delicato in questo momento, spesso agli onori delle cronache per varie motivazioni soprattutto per il tema della dipendenza che può indurre.”
È una vera e propria dipendenza come quella da nicotina o da droga?
“Il problema esiste ma andrebbe affrontato dal punto di vista sanitario e sociale. La nostra Amministrazione è infatti chiamata a gestire secondo le regole quello che è il gioco. Recenti provvedimenti normativi, proprio per prevenire e contrastare queste forme di dipendenza, hanno stabilito alcune regole che noi siamo chiamati a far rispettare a tutti gli esercenti. Per esempio avvertimenti specifici specie nella pubblicità e a tutta una serie di limitazioni e d’imposizioni.”
Anche i quattro casinò dipendono da voi? Perché non aprirne altri, dato che il gioco d’azzardo è di fatto così generalizzato?
“Noi non ci occupiamo dei casinò; sono gestiti dai Comuni e dal ministero dell’Interno. Ma ci sono tutta una serie di giochi legali regolamentati che vengono da noi autorizzati nell’ambito di una griglia di norme di sicurezza, a fronte del pagamento di un’imposta che varia a seconda della tipologia di gioco. Abbiamo alcuni operatori, soprattutto strutturati, che hanno creato dei centri di leisure dove mettono insieme più tipologie di giochi autorizzabili e autorizzati. Non sono case da gioco ma sale dedicate allo svolgimento di alcuni giochi espressamente regolamentanti. Nei casinò, invece, sono autorizzate tipologie di gioco che non è possibile svolgere nelle sale suddette. Ad esempio, la roulette il Black Jack, lo Chemin de fer, possono essere giocati solo nei casinò oppure, su nostra concessione, solo con modalità on line. Un’altra differenza con i Casinò è che tutto il gioco regolamentato ha per legge dei limiti abbastanza stringenti di puntata. Ad esempio nella tipologia più diffusa di slot-machine si può giocare al massimo un euro e vincerne al massimo 100 ogni volta che si gioca; per le VLT (Video Lottery Terminal) la puntata è fino a 10 euro con vincita fino a 5000 euro , con jackpot che può arrivare fino a 500.000. Il casinò, invece, ha una regolamentazione particolare che non prevede limiti così stringenti”.
Ci sono altre differenze fra un centro con giochi autorizzati e un casinò?
“Il gioco regolamentato ha delle regole fissate normativamente su quello che esso deve “restituire” in vincite al giocatore nell’arco di un “tot” di partite. Su questo vedo spesso un’ignoranza totale. A chiunque io chieda di ipotizzare su 100 euro giocati in un arco di 140.000 partite per gli Awt (Amusement With Prizes) quant’è la percentuale che viene “restituita” al giocatore (o, ovviamente, ai giocatori che verranno dopo) la risposta che ricevo indica sempre dal 20 per cento in giù. In realtà non può essere inferiore al 74 per cento. Le VLT, invece, devono restituire  l’85 per cento minimo e i giochi on-line restituiscono  più del 90 per cento. In relazione a quanto sopra, la recente normativa impone di evidenziare ai giocatori qual è la probabilità di vincita, cosa che io non credo accada nei casinò”.
 
Fate anche controlli sulla qualità delle attrezzature?
“Sulle macchine facciamo ogni tipo di controllo e adesso c’è una possibilità molto minore di taroccarle grazie ad una serie di miglioramenti, anche tecnologici.Per le Awp che sono nei bar bisogna andare di persona perché lavorano con una scheda in locale e ogni tanto possono dare dei problemi. Invece le Vlt, che sono nelle sale giochi, dal punto di vista della sicurezza sono molto più affidabili perché monitorate a distanza con un sistema gestito a livello centrale dal concessionario e collegato al nostro partner tecnologico Sogei, che gestisce con la nostra supervisione il sistema e poi effettua, con noi, i relativi controlli”.
Fate una politica espansiva o una politica gestionale?
“Facciamo solo una politica gestionale poiché siamo un’unità regolatrice. Al tempo stesso ci interessiamo dell’evoluzione del mercato, però sono poi i singoli operatori che sviluppano le idee. Vorrei fare un’importante precisazione: il gioco legale nel nostro paese non esiste per far fare un business allo Stato. La finalità principale è sostituire con il gioco legale le miriadi di possibilità di esercitare gioco illegale da parte dei soggetti più vari, classicamente criminali. La dimensione del gioco, entro determinati limiti, è un divertimento che però può rimanere tale in modo controllato. Non deve essere un’occasione di profitto per soggetti che è meglio che profitti non ne facciano. Il nostro scopo è dare la possibilità di giocare in modo sicuro e controllato eliminando tutta l’illegalità che fino a qualche decennio fa proliferava in larghissima misura”.
 

 
I giochi per attrarre turisti. Manca la linea strategica

Che ne pensa di eventuali pacchetti turistici che in zone strategicamente interessanti prevedano anche la presenza di giochi?
“L’abbinamento del gioco al fattore turistico potrebbe rappresentare un elemento chiave ma purtroppo non c’è ancora un’ottica di questo genere. è un’ipotesi che condivido fortemente anche perché vedrebbe tipologie di giochi che offrono divertimento sicuro, posizionate per valorizzare, dal punto di vista turistico, determinate aree. Questi giochi potrebbero portare un’entrata allo Stato non solo dai nostri concittadini ma anche da tanti turisti di un certo livello. La vedo una linea strategica importante che l’Amministrazione non può che favorire dal punto di vista anche di una disciplina normativa. La regolamentazione cosi come è concepita in Italia ha portato a una disseminazione di questi apparecchi molto ampia sul territorio, soprattutto nei pubblici esercizi.”
È stata una vostra scelta strategica?
“Tutti pensano che siamo noi a dare l’autorizzazione a mettere in un esercizio l’apparecchio di intrattenimento. Per le Awp classiche la legge richiede solo un’autorizzazione amministrativa che in sostanza è un po’ come per l’esercizio di tante altre attività. Essendo così impostato il sistema, chiaramente c’è stata la disseminazione cui accennavo prima. Per le sale giochi in cui vengono installate le Vlt servono un’autorizzazione di Polizia e requisiti più stringenti. Le sale giochi sono alcune migliaia, mentre i punti con apparecchi sono circa 100 mila. Questo non ha favorito la concentrazione in determinate località ma, invece, la disseminazione degli apparecchi nel territorio”.
 

 
Comitato di alta vigilanza per contrastare l’illegalità

Gli ormai storici problemi di infiltrazione malavitosa che hanno afflitto il settore delle slot in Italia, ora sembrano toccare anche il business delle Vlt – é qualcosa di strutturale ed inevitabile o si può fare qualcosa per combatterlo?
“Il rischio di infiltrazioni malavitose nei giochi, attività in cui circola molto denaro, è proprio una delle ragioni che giustificano il monopolio statale, non la conseguenza.
Prima della regolamentazione delle Awp, nel 2003, in Italia c’erano centinaia di migliaia di cosiddetti “videopoker”, macchine non sottoposte ad alcun controllo e gestite in maniera non trasparente, nelle quali transitavano miliardi di euro, con  un evidente rischio di infiltrazioni criminose. Oggi possiamo dire che gran parte di quella economia sommersa è stata riportata alla luce, consentendo allo Stato di esercitare un attività di controllo molto più efficace, non solo riguardo alle infiltrazioni malavitose, ma anche rispetto alla correttezza del gioco e alla solidità dei soggetti che lo gestiscono, ovvero i concessionari”.
Quali sono gli strumenti per contrastare le possibili infiltrazioni?
“Per rafforzare ulteriormente e meglio coordinare il controllo statale, con decreto legge n. 78 del 2009 è stato istituito il “Comitato di alta vigilanza per la repressione del gioco illegale e per la sicurezza del gioco e dei minori”, presieduto dal vertice dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e composto dai responsabili del governo delle funzioni operative della forze dell’ordine italiane: Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri e Guardia di Finanza.
Il Comitato sta attuando una serie di piani congiunti di intervento, che riguardano tutto il territorio nazionale e migliaia di soggetti, per contrastare il gioco minorile, assicurare l’applicazione delle norme volte a prevenire i fenomeni di ludopatia, intensificare l’attenzione investigativa sulle frange di illegalità ancora presenti, prevenire e contrastare le infiltrazioni criminali nella rete del gioco legale”.
 

 
Curriculum Luigi Magistro
 
Luigi Magistro nasce a Napoli nel 1959. Laureato in Giurisprudenza e in Scienze della sicurezza economica e finanziaria, inizia come Ufficiale della Guardia di Finanza. Nel 2001 è chiamato a istituire e dirigere il settore controlli dell’Agenzia delle Entrate sui soggetti di grandi dimensioni della Direzione centrale accertamento. Nel 2002 è nominato direttore della Direzione centrale audit e sicurezza della stessa agenzia.  Nel 2006 torna all’Accertamento come Direttore centrale vicario per diventare poi direttore nel 2008. Attualmente è Vice direttore dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli di Stato, responsabile dell’area Monopoli

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