Formazione, è mobilitazione. La protesta si sposta sulla Rete - QdS

Formazione, è mobilitazione. La protesta si sposta sulla Rete

Michele Giuliano

Formazione, è mobilitazione. La protesta si sposta sulla Rete

martedì 28 Aprile 2015

Ennesima iniziativa dei lavoratori degli enti senza certezze: inviate centinaia di mail a Sergio Mattarella. No della categoria all’ipotesi di costituire macro enti per gestire tutto il sistema formativo

PALERMO – Tutti a scrivere al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. È praticamente l’ultima spiaggia per i lavoratori della formazione professionale siciliana, rimasti intrappolati all’interno di una macchina infernale di cui sono stati ingranaggi e oggi invece pedine quasi in ostaggio ad un comparto esploso per la sua inefficienza.
Da un post su Facebook in poche ore è partita la mobilitazione. Un invito pubblicato sul social network per chiedere a tutti i lavoratori del comparto, che ammontano a circa 8 mila unità, di inviare al presidente della Repubblica una “cartolina” con un messaggio ben preciso: “I lavoratori del comparto Formazione professionale Sicilia trovandosi nella condizione di non avere né retribuzioni né un trattamento di integrazione salariale, chiedono alla S.V. Ill.ma di volersi interessare alla risoluzione del nostro problema mettendo in atto tutte le iniziative che riterrà necessarie a capire come mai pur essendoci milioni di euro i lavoratori non vengono pagati. Chiedono inoltre la cancellazione del decreto di riconoscimento di Ente Morale a tutti quegli enti che si sono macchiati di atti contrari alla giustizia”.
In poche righe si racchiudono un mondo di problemi, a cominciare dai dubbi reale su quale sarà il futuro e definitivo assetto del sistema della formazione siciliana. Il governo regionale ancora oggi non è stato in grado sotto questo aspetto di dare risposte certe: ultimamente ci sono state poi una serie di incontri all’assessorato regionale al Lavoro per trattare della garanzia occupazionale della filiera dei servizi, e ad emergere sono state notizie confuse che hanno messo in evidenza altre divisioni e un’ipotesi di precarizzazione del personale.
 
“La nostra organizzazione sindacale – sottolineano i Cobas Sicilia – ha sempre sostenuto e continua a sostenere che si debba discutere di tutto il settore nel suo insieme, senza nessuno sconto a chi ha diviso strumentalmente il personale, cosi come non esistono rami d’impresa negli enti, ogni analisi o soluzione è inscindibile dalla visione globale e chiara di tutto il settore, dove le soluzioni devono garantire il futuro di tutti gli operatori del sistema, legando le professionalità e le competenze in un unico progetto utile a tutte le politiche attive del lavoro”. Ancora una volta è venuta fuori l’intenzione del governo regionale di costituire dei macro-enti di formazione: “Non concordiamo assolutamente – rilanciano i Cobas – con l’accentramento delle attività sotto l’egemonia di pochi enti che a nostro avviso non possono essere esentati da valutazioni negative valide per molti altri enti ai quali è già stato tolto l’accreditamento”.
 


Il caso Enfab tiene ancora banco
 
Tra le mille contraddizioni del settore resta in piedi quella che riguarda l’Enfap, il grande ente di formazione a cui la Regione ha tolto l’accreditamento e oggi invece viene ripescato. “L’accreditamento dell’ente da parte dell’assessorato regionale della Formazione – sottolinea Vincenzo Figuccia, deputato regionale – resta un mistero e chiediamo chiarezza. Il 14 ottobre del 2014 un provvedimento firmato dal dirigente generale Gianni Silvia lo avrebbe revocato giustificando il licenziamento collettivo dei 500 dipendenti. Un successivo accordo tra Uil ed Enfap avrebbe poi consentito ai lavoratori di richiedere un’aspettativa prolungata a condizione di non procedere per vie legali. In molti avrebbero colto al volo l’opportunità mentre altri avrebbero preferito lo status di disoccupati pur di non cedere al ricatto. Improvvisamente poi la dirigente generale del dipartimento lavoro, Rosa Maria Corsello, avrebbe concesso nuovamente l’accreditamento all’Enfap che avrebbe dunque riassunto un ristretto numero di dipendenti con un contratto di lavoro part-time a tempo indeterminato”.

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