Droni come supporto per l'agricoltura - QdS

Droni come supporto per l’agricoltura

Gaetano Piccione

Droni come supporto per l’agricoltura

sabato 12 Novembre 2016

A breve, da un progetto Istc-Cnr, sarà pronto il primo prototipo di droni per l’agricoltura di precisione. Serviranno a individuare ed eliminare piante infestanti e aumentare la produttività

PALERMO – In un futuro molto prossimo sciami di robot e droni saranno diffusamente impiegati nei campi per individuare ed eliminare le piante infestanti ed aumentare la produttività. È quanto promette il progetto europeo ‘Saga: Swarm Robotics for Agricultural Applications’, coordinato dall’Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del Consiglio nazionale delle ricerche (Istc-Cnr), che punta a far interagire i droni in sciami secondo una logica simile a quella delle api.
“Tra pochi mesi sarà pronto il test per il primo prototipo di drone programmato per osservare un campo coltivato e rilevare con precisione la presenza di piante infestanti attraverso algoritmi di visione artificiale, sviluppati presso i nostri laboratori specializzati nello studio di sciami di robot – spiega Vito Trianni, ricercatore Istc-Cnr e coordinatore di Saga – . I droni saranno in grado di comunicare tra loro, in modo da aggregarsi e mappare le aree con maggior presenza di infestanti dove l’intervento è più urgente. In questo modo la pianificazione degli interventi per la rimozione e l’uso di infestanti possono essere limitati alle aree più problematiche, risparmiando risorse, riducendo l’impatto ambientale e aumentando la produzione agricola”.
“I droni saranno impiegati anche per l’intervento, incorporando sul drone dei micro-spray che libereranno la pianta dagli elementi infestanti – continua Trianni -. I robot lavoreranno in gruppi numerosi e si coordineranno per ricoprire grandi estensioni di terreno, inoltre i robot da terra saranno in grado di agire sugli infestanti meccanicamente anziché chimicamente, fornendo quindi ulteriori supporti all’agricoltura biologica”.
In Sicilia insistono certamente una gran quantità di colture a campo aperto, ma la massiccia presenza di coltivazioni in serra giustifica più di una riflessione.
Per questo motivo abbiamo chiesto al Dr. Trianni di approfondire questo aspetto, cercando di capire se i ‘droni agricoli’ sono utilizzabili in serricoltura. La Sicilia Sud orientale, fonda la propria economia in gran parte proprio sulla serricoltura e le applicazioni descritte, significherebbero un’evoluzione epocale nella lotta agli infestanti e più in generale dei sistemi produttivi. In questo momento la zona soffre della virosi e del virus New Delhi. I droni, possono arginare il fenomeno?
“Sicuramente è prevedibile l’applicazione di sciami di droni al monitoraggio di colture in serra, tant’è vero che la linea di ricerca che perseguo contempla anche lo studio di situazioni di questo tipo – risponde il ricercatore Cnr -. Si tratta, però, di un ambiente chiuso che richiede una certa miniaturizzazione del drone, con una limitazione della sensoristica trasportabile. Il volo diventa più complesso per la necessità di evitare ostacoli come muri perimetrali e pali di sostegno. Si tratta comunque di difficoltà superabili, e l’approccio a sciame permetterebbe di garantire una certa robustezza del sistema, oltreché la possibilità di compensare i deficit del singolo drone con approcci collaborativi. Per questi motivi, la ricerca nella robotica di sciame potrebbe essere molto importante per le coltivazioni in serra. Tuttavia, essendo una serra un ambiente ‘strutturato’ permette l’installazione di dispositivi di monitoraggio fissi e di robot mobili (ad es. su rotaie installate tra i filari) che semplificano enormemente i problemi di controllo e monitoraggio. La sintomatologia del virus New Delhi porta, tra l’altro, ad un ingiallimento e accartocciamento delle foglie. Questo tipo di manifestazioni potrebbe essere riconoscibile da parte di un drone, come qualsiasi altro effetto macroscopico distinguibile”.

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