Gli ex Pip chiamati alla scelta: sussidio Inps o passaggio alla Resais - QdS

Gli ex Pip chiamati alla scelta: sussidio Inps o passaggio alla Resais

Michele Giuliano

Gli ex Pip chiamati alla scelta: sussidio Inps o passaggio alla Resais

giovedì 22 Novembre 2018

La Regione impone a questo bacino di precari di decidere se transitare alla società di “rottamazione”. Un esercito di 2.800 persone  a suo tempo entrati al Comune di Palermo e passati negli ultimi anni nelle mani della Regione perché l’ente municipale del capoluogo siciliano si è trovato in una condizione finanziaria di default

PALERMO – La scadenza era alle porte: entro il 26 novembre, gli ex Pip, un esercito di 2.800 persone che vivono con un sussidio mensile di quasi 900 euro al mese in cambio di lavori di pubblica utilità per conto della Regione, dovevano scegliere se transitare nella “Resais società per azioni” o continuare a fruire del sostegno (dell’Inps) al reddito, garantito fino ad ora ormai da diversi anni.
 
Entro questa data, si leggeva nel comunicato emesso dal dipartimento regionale al Lavoro, ogni soggetto interessato dovrà far pervenire all’ufficio il modello appositamente predisposto nel quale manifestare la propria volontà di non transitare nella Resais (altrimenti il passaggio sarà automatico). Il modello, debitamente compilato e corredato di copia di valido documento d’identità, andrà presentato in formato cartaceo o in pdf all’indirizzo di posta elettronica art68lg8@gmail.com.
 
Ma dopo le proteste dei lavoratori (che lamentavano il poco tempo a disposizione per prendere la decisione) il dipartimento del Lavoro ha deciso di far slittare tale termine al 20 dicembre.
 
In tal modo sarà possibile quantificare i numeri reali coinvolti nell’operazione e quindi, le effettive necessità economiche da approntare per affrontare l’intera operazione. Il comunicato, per avere la massima diffusione possibile, è stato indirizzato a tutti i soggetti appartenenti al bacino “Pip-Emergenza Palermo” e agli enti che fruiscono dei loro servizi.
 
Questo il primo passo verso la risoluzione architettata dalla Regione dopo lo stop del Consiglio dei ministri che ha espresso più di un dubbio sulla procedura di stabilizzazione di questi lavoratori. Ma nessuno, all’Ars, se l’è sentita di mandare a casa questi lavoratori ed è stata individuata una copertura qualora ci dovesse essere un’impugnativa del governo centrale, in modo tale da essere preparati, non solo per quanto concerne la copertura finanziaria, ma anche e soprattutto per tutelare la moltitudine di soggetti che si troverebbe in una sorta di limbo lavorativo.
 
Tradotto vuol dire che, mentre si continua a cercare una soluzione definitiva, intanto paga la Regione, quindi i siciliani, e nel frattempo si tenterà di trovare un accordo con lo Stato affinchè sia lui a garantire lo stipendio a questo bacino di precari.
 
Poco importa se per strada ci sono 400 mila siciliani che sono in cerca di un lavoro che non c’è, mentre nella pubblica amministrazione si continua a tendere la mano solo a bacini di precari formati nei decenni trascorsi e che non hanno alcun merito per lavorare per la collettività, in quanto assunti senza titoli e senza aver superato le prove di un concorso regolarmente istituito. Motivo per cui lo Stato centrale sembra volersene lavare le mani, mentre al governo regionale si continuano a cercare scappatoie e stratagemmi per una situazione destinata ad esplodere.
 
Gli ex Pip fanno parte del progetto “Emergenza Palermo”. Stiamo parlando di un esercito che a suo tempo era formato da oltre 3 mila lavoratori, che costano 36 milioni di euro l’anno alla Regione, a suo tempo assoldati dal Comune di Palermo e passati negli ultimi anni nelle mani della Regione perché l’ente municipale del capoluogo siciliano si è trovato in una condizione finanziaria di default.
 
Si tratta, sulla carta, di “soggetti svantaggiati” inseriti nell’elenco speciale ad esaurimento con l’obiettivo di essere impiegati in attività di pubblica utilità. Nella realtà, si tratta di precari di lunga data, senza arte né parte, che fruiscono fattivamente da anni di sussidi, lavorando all’interno della pubblica amministrazione senza averne realmente diritto.

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