Dalla Sicilia il ricordo del carretto in legno, l’antico souvenir che non tramonta mai - QdS

Dalla Sicilia il ricordo del carretto in legno, l’antico souvenir che non tramonta mai

Dalla Sicilia il ricordo del carretto in legno, l’antico souvenir che non tramonta mai

venerdì 06 Agosto 2010

Alla scoperta di una produzione artigianale che si tramanda da due generazioni in un paesino alle pendici dell’Etna. Molti turisti che arrivano non rinunciano al prezioso cimelio dalle piume variopinte

SAN GIOVANNI LA PUNTA (CT) – Da tempo, quando si viaggia, non si spediscono più cartoline, sostituite con le foto digitali. Ciò che ancora resiste è il souvenir, l’oggetto tipico dei luoghi visitati che continua a vivere.
Il souvenir è dunque il simbolo del viaggio, della vacanza. Ma anche del ricordo di luoghi appartenuti un tempo ai propri avi emigrati. Uno dei simboli, per non dire il simbolo, del folklore siciliano, è il carretto di legno, con le piume variopinte dai colori sgargianti, con le scene dei paladini di Francia e il cavallo bardato a festa…con tanto di campanella.
A San Giovanni La Punta, comune ai piedi dell’Etna, vive Carmelo Montoro, giovane imprenditore di trentatré anni che nell’aver ereditato la preziosa arte dal padre, è oggi il proprietario dell’unico laboratorio in Sicilia che produce carretti di legno (realizzati rigorosamente a mano) esposti poi nelle pasticcerie, nei bar e negli alberghi più lussuosi dell’Isola, otre che nei negozi di souvenir. E così Siracusa, come Messina – Taormina in particolare – ma anche Catania, Cefalù, Capo d’Orlando e Monreale, giusto per citarne alcune, sono le mete in cui arrivano al galoppo i carretti di legno.
“Ogni parte del carretto è prodotta artigianalmente – spiega con orgoglio e umiltà, Carmelo Montoro – dal legno che viene tagliato a misura, alla vestizione del cavallo e delle figure umane (realizzati in plastica grazie a stampi di sua proprietà), dal montaggio delle piume cucite (a mano dalla madre) fra di loro affinché lo sbuffo sembri l’esplosione di un fuoco d’artificio, alla colorazione delle sponde del carro e delle ruote”.
Il carretto di legno risale ai primi dell’Ottocento: il colore base era giallo che faceva da contraltare ai toni esplosivi delle sponde e delle ruote, dove al verde si aggiungeva l’arancio e l’oro.
“Da quando mio padre non c’è più ed ho preso le redini dell’azienda, ho cambiato la tonalità base: dal giallo sono passato al rosso. Ho sfruttato il giallo però nella realizzazione delle scatole di legno dove i pasticceri inseriscono i dolci di frutta martorana e le paste di mandorla per il trasporto all’estero. Anche nelle scatole ho inserito le scene dei paladini di Francia”.
Dice bene Carmelo Montoro, quando asserisce “d’aver preso le redini in mano”, perché i cavalieri dei suoi carretti tengono le redini saldamente fra le mani mentre viaggiano in compagnia della propria dama, per località lontanissime.
Con suo padre che avviò l’azienda nel 1958, i carretti arrivavano sino in Canada e America.
È un lavoro certosino, creativo, ma faticoso. “Per realizzare 100 carretti – spiega Montoro – s’impiegano dai 9 ai 10 giorni, perché si lavora con una sequenza ben precisa: si veste e colora il cavallo, poi le ruote e la carrozza, infine dopo aver inserito tutti i finimenti, si completa con la campanella, le piume e i pom pom”.
Oggi con la crisi, di carretti ne produce dai 4 ai 6.000 esemplari, di sette dimensioni diverse. “Fino a un paio di anni fa – conclude Montoro – realizzavamo 16.000 carretti l’anno. Abbiamo integrato l’ammanco con la produzione delle scatole per i dolci: circa 4mila l’anno”.

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