Trentamila forestali per 5.100 Km2 - QdS

Trentamila forestali per 5.100 Km2

Rosario Battiato

Trentamila forestali per 5.100 Km2

martedì 04 Gennaio 2011

Ambiente. I costi clientelari della salvaguardia.
Costi. La Copaff (Commissione paritetica per l’attribuzione del federalismo fiscale) ha calcolato che per le foreste Sicilia, Calabria e Campania spendono il 75,5% di tutte le regioni, pur avendo il 14,5% di superficie.
Cause. Al primo posto c’è la Sicilia: 1.455 € l’anno per ettaro; seguono la Calabria (597 €) e la Campania (410 €). Sono le regioni dove si concentra il maggior numero di operai forestali e l’Isola batte tutti

PALERMO – Regione che vai, foresta che trovi. In Sicilia la gestione delle foreste è l’ultimo, anche se non del tutto inedito, cavallo di Troia scatenato dalla polemica federalista per attaccare il cuore della gestione amministrativa isolana. Non si tratta però di una polemica infondata, perché in effetti la gestione di un ettaro di foresta in Sicilia costa proporzionalmente molto di più che nel resto d’Italia. Necessità dei nostri pregiatissimi boschi? Non si direbbe proprio. Si tratta semmai di un esercito di operai forestali che figlio di una gestione non sempre illuminata delle risorse di mamma Regione, oggi pesa come un macigno sulle finanze della Sicilia.
Per comprendere appieno gli esiti di un meccanismo che nella sua storia riprende le care tematiche siciliane dell’intreccio tra politica, clientelismo e improvvisazione creativa, bisogna cominciare proprio dal bosco.
L’ultimo rapporto dell’Inventario Nazionale delle Foreste e dei Serbatoi Forestali di Carbonio registra in Sicilia, dati aggiornati al 2005, una stima di superficie pari a 388 mila ettari anche se un recente aggiornamento, realizzato durante la gestione di Pietro Tolomeo, dirigente generale del corpo Forestale della Regione Siciliana, ha evidenziato una nuova mappatura dei boschi regionali. “Abbiamo completato l’inventario forestale, che non è altro che la classificazione delle reali superfici boscate presenti in Sicilia, perché i dati precedentemente esistenti erano ormai superati, e gli elenchi presentavano dati estremamente inferiori alla realtà”. Il risultato è stato sorprendente in quanto “è emerso che la superficie boscata è il doppio di quanto risultava dall’inventario nazionale”, cioè che la differenza tra “il dato vecchio e quello che noi abbiamo acquisito è da 350.000 ettari a 510.000 ettari”. Un risultato da non sottovalutare perché, in teoria, le foreste siciliane dovrebbero essere tra le più tutelate d’Italia perché godono di un rapporto tra operaio forestale ed ettaro curato tra i più elevati.
 Gli operai forestali nell’Isola sono circa 25mila (5.550 solo a Catania), per una superficie boscata pari a 510mila ettari, che vuol dire poco più di 20 ettari a testa da curare. Un numero in continua contrazione, 30.754 nel 2006, 28.866 nel 2008, e intorno a 25 mila nel 2010, ma che resta  appena inferiore alla metà dell’intera quota nazionale che si aggira intorno a 70 mila. E pensare che l’Isola ha una media di bosco su territorio complessivo inferiore a quella nazionale, ovvero poco meno del 10% contro il 30% di media nel resto del Paese. Se tutti avessero la nostra media, gli italiani sarebbero un popolo di forestali.
Ad esempio, riflettendo la media regionale sulla superficie boschiva della Toscana, pari a poco più di un milione di ettari secondo i dati dell’ultimo inventario pubblicato nel 2008 e aggiornato al 2005, ci dovrebbero essere circa 50 mila operai forestali. In realtà, la Toscana prevede un meccanismo che conta appena 600 operai forestali, dati Regione Toscana, 200 tecnici e 3.800 volontari convenzionati che non ricevono rimborsi personali, ma unicamente contributi alle associazioni d’appartenenza. I forestali toscani sono tutti assunti a tempo indeterminato.
Ma la Toscana non è l’eccezione dell’eccellenza, perché in realtà sembra proprio che l’eccezione in negativo sia la Sicilia. In Umbria, il patrimonio boschivo più ampio d’Italia in rapporto all’estensione della regione, ci sono solo 650 operai forestali per 390.255 ettari di bosco, cioè circa 600 ettari a testa. Ovviamente si tratta di calcoli di massima, che non tengono effettivamente dei giorni lavorativi dei precari, né del loro effettivo impiego sul territorio, ma sono statistiche sin troppo evidenti per non servire come strumento di riflessione sulla questione.
Il problema non è tanto degli operai, che hanno subito un meccanismo clientelare che nel corso degli anni ha sostanzialmente tenuto loro in uno stato di precarietà perenne, i famosi 78sti (settantottisti), 101sti (centunisti) e 151sti (centocinquantunisti), ma di un sistema che favoriva una collocazione nella grande macchina amministrativa della Regione. Inserimento che però ha i suoi costi, infatti secondo un’inchiesta di Panorama per gli stipendi di questo esercito di precari la Regione sborsa 170 milioni di euro, e a fine anno è prevista l’indennità di disoccupazione, fino a un massimo di 3 mesi. Questi ragionamenti sono stati confermati anche dal conteggio della spesa regionale in Sicilia per le foreste in rapporto a quanto si spende in altre regioni italiane. Il calcolo è stato effettuato dalla Copaff (Commissione tecnica paritetica per l’attribuzione del federalismo fiscale) che ha la fotografato la mappa dei costi delle foreste in Italia. Secondo la Commissione un ettaro di foresta determina una spesa annua regionale di 1.455 euro in Sicilia, di 597 euro in Calabria, di 410 euro in Campania. Queste tre regioni mantengono complessivamente il 14,5% delle foreste italiane, ma assieme spendono il 75,5% di tutte le regioni italiane. La Toscana spende complessivamente 12 milioni di euro, pari a circa 10 euro per ettaro di superficie boscata. Un dato pienamente confermato anche dal bilancio regionale isolano.
Nel 2008, l’impegno per funzione della Regione Siciliana nel settore foreste ha toccato quota 324.057.802 euro, cifra record italiana seguita dalla Calabria a 287.088.211 euro. Nel 2009 solo una piccola flessione, ma l’Isola resta leader a quota 279.729.893 euro.

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