Custodi al museo, ma la lingua è un optional - QdS

Custodi al museo, ma la lingua è un optional

Maria Donata Fricano

Custodi al museo, ma la lingua è un optional

mercoledì 24 Giugno 2009

Una figura determinante nell’organizzazione dei musei, ma troppe volte mancano le competenze di base necessarie. Le istituzioni poco sensibili al problema, i corsi di aggiornamento restano solo nelle intenzioni

PALERMO – Dalla comparazione europea delle figure professionali operanti all’interno del settore museale che arriva dal Comitato Nazionale Italiano dell’International Council of Mueseums (Icom Italia) emergono le differenze di gestione pratica derivanti spesso e volentieri da un’assenza di personale specializzato, o comunque meglio formato ed aggiornato, che sia in grado di offrire un plusvalore umano di qualità al patrimonio oggettistico.
Ad essere presa in considerazione è stata la figura del custode – o del guard, per usare un termine europeo – che spesso poco considerata dall’utenza stessa, non sembra godere di grande considerazione neppure ai livelli dirigenziali della politica locale.
Giuseppina Favara, direttrice del Museo Archeologico Regionale “A. Salinas” di Palermo ci spiega che, “il tipo di custodia necessaria alle istituzioni museali cambia, oltre che in relazione alla struttura, anche in base alle manifestazioni culturali e alla tipologia di utenza che di volta in volta è necessario accogliere ma ciò che non dovrebbe variare sono alcune competenze di base che il personale, sebbene di lunga esperienza oggi, purtroppo, non possiede ancora”.
Risulta intollerabile la scarsa padronanza delle lingue straniere del personale preposto al servizio di accoglienza. Inglese e tedesco non sembrano far parte del bagaglio culturale di base del personale che pure sarebbe disposto a rimettersi in gioco e tornare “sui banchi” frequentando corsi di formazione e di aggiornamento; a essere assenti, infatti, non sono le risorse umane, ma piuttosto i feedback positivi da parte della Presidenza Regionale che più volte sollecitata ad organizzare momenti formativi non ha ancora provveduto verso tale direzione. La differenziazione di ruoli sulla base delle competenze, come previsto dal manuale sulla gestione museale dell’Icom dovrebbe essere il primo degli step da compiere verso una gestione più efficiente della struttura; è antieconomico, infatti, che il responsabile dei servizi di manutenzione ordinaria debba essere lo stesso preposto alla vigilanza e/o all’accoglienza e un ripensamento dell’assegnazione di abilità, sarebbe certamente in grado di ottimizzare anche i fondi regionali di bilancio stanziati in tal senso.
“Gestire uno spazio di oltre 5000 metri quadrati come quello del museo Salinas, – continua la Favara, richiede inoltre professionalità e preparazione anche a carattere tecnico; i sistemi di allarme, costantemente aggiornati, necessitano di personale sempre più formato e specializzato”; ma la formazione tecnica in senso stretto non è l’unica necessità e non vanno dimenticati i passaggi di consegne a fine turno che necessiterebbero di aggiornamenti dei protocolli comunicativi interni né i D. lgs. 626/94 e 242/96, oggi sostituiti dal d.lgs. 81 del 2008, in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro che dovrebbero preparare quello staff specialistico già presente in Europa con l’etichetta di “protection staff”.
Sarebbe il caso di gettare uno sguardo su altre regioni più virtuose – e la Toscana non manca di esserlo – che hanno fatto della riqualificazione costante uno standard di qualità inserito all’interno dei regolamenti in materia.

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