Appalti, il 2,5 % del valore dell’opera è la tangente a organizzazioni criminali - QdS

Appalti, il 2,5 % del valore dell’opera è la tangente a organizzazioni criminali

Lucia Russo

Appalti, il 2,5 % del valore dell’opera è la tangente a organizzazioni criminali

mercoledì 13 Luglio 2011

I dati nel volume “La mafia in cantiere”: il settore delle costruzioni è considerato il più a rischio di infiltrazione mafiosa. Ma anche imposizioni di assunzioni, guardianie, forniture obbligate, trasporti, noli a freddo

PALERMO “Il settore delle costruzioni viene ritenuto generalmente più a rischio di infiltrazione mafiosa rispetto agli altri settori economici” così risponde il 90% degli intervistati nel volume “La mafia in cantiere” a cura di Salvatore Sacco, di recente pubblicazione. Sono stati intervistati 16 soggetti tra magistrati inquirenti e giudicanti, magistrati contabili addetti al controllo delle Opere pubbliche, rappresentanti sindacali del settore edilizia, imprenditori e rappresentanti di associazioni di categoria del settore. Solo il 10% ha detto che il settore costruzioni presenta gli stessi rischi di tutti gli altri settori. Queste le motivazioni più importanti: 1. la rilevante presenza di risorse pubbliche nel settore; 2. la despecializzazione tecnologica del settore (tale fattore riguarda la relativa semplicità operativa che presenta l’attività imprenditoriale nell’edilizia, che consente sia l’ingresso a soggetti non qualificati che la sopravvivenza di soggetti inefficienti; 3. l’esposizione diretta dei cantieri e dei beni aziendali sul territorio, data dal posizionamento fisico dei cantieri, con la conseguente difficoltà di proteggere efficacemente i beni aziendali; 4. la facilità di procedere a forme di riciclaggio di denaro sporco; 5. le distorsioni nelle modalità di formazione dei prezzi all’interno del comparto (tale fattore si riferisce al fatto che le dinamiche di funzionamento del comparto consentono la formazione di extra profitti non altrettanto facilmente realizzabili in altri comparti).
Paradossalmente, i complessi e farraginosi iter amministrativi favoriscono la criminalità organizzata. Nella concessione di cave, ad esempio, maggiore è il peso degli oneri burocratici previsti, maggiore risulta la convenienza nel gestire la cava in modo abusivo da parte dei mafiosi.
Secondo l’analisi del gruppo di lavoro coordinato dall’economista Salvatore Sacco, le imprese più esposte alle pressioni di tipo mafioso sono quelle medio-piccole e quelle a conduzione familiare. La tangente incassata dalle organizzazioni criminali sugli appalti oscilla in un range compreso fra l’1% ed il 5% dell’importo complessivo dell’opera appaltata, con un valore medio vicino al 2,5%. Il costo per le imprese non si esaurisce in questa tangente ma può assumere altre forme: dall’imposizione di assunzioni di personale, alle guardianie, alle forniture obbligate, all’imposizione di ditte conniventi per le opere di scavo, trasporti, noli a freddo, etc.
In generale l’incidenza dell’ingerenza delle organizzazioni mafiose sul fatturato complessivo del settore edile viene stimato tra il 5 e il 10%, con un valore medio del 7,5%. In questa percentuale sono ricompresi: pizzo, imposizioni dei subappalti, imposizioni di forniture, assunzioni di manodopera e condizionamento delle aste.
Di conseguenza l’attività di un’impresa che voglia mantenersi nella legalità, risulta estremamente difficile, succede anche che la mafia si insinua offrendo una partecipazione finanziaria ad imprese sane che versano in situazioni di difficoltà, anche tramite rapine indotte, attentati, richieste continue di pizzo o di assunzioni. Si accentuano le difficoltà persino attraverso l’imposizione di tassi usurari sulle somme prestate, così, alla fine la mafia si impossessa dell’impresa stessa. Quello che preoccupa di più, in questo contesto, è la maggiore capacità delle organizzazioni criminali di inserirsi nei meccanismi di fruizione degli incentivi pubblici, ad esempio il 70% delle pratiche inerenti la legge 488/96 approvate in Sicilia hanno presentato ingerenze mafiose.
 

 
Settore edile più a rischio infiltrazioni mafiose: cinque i motivi
 
1. La rilevante presenza di risorse pubbliche nel settore;

2. La despecializzazione tecnologica del settore (tale fattore riguarda la relativa semplicità operativa che presenta l’attività imprenditoriale nell’edilizia, che consente sia l’ingresso a soggetti non qualificati che la sopravvivenza di soggetti inefficienti);

3. L’esposizione diretta dei cantieri e dei beni aziendali sul territorio, data dal posizionamento fisico dei cantieri, con la conseguente difficoltà di proteggere efficacemente i beni aziendali;

4. La facilità di procedere a forme di riciclaggio di denaro sporco;

5. Le distorsioni nelle modalità di formazione dei prezzi all’interno del comparto (tale fattore si riferisce al fatto che le dinamiche di funzionamento del comparto consentono la formazione di axtra profitti non altrettanto facilmente realizzabili in altri comparti).

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017