L’ex cartiera è bomba ecologica, la Keyes finisce sotto sequestro - QdS

L’ex cartiera è bomba ecologica, la Keyes finisce sotto sequestro

Margherita Montalto

L’ex cartiera è bomba ecologica, la Keyes finisce sotto sequestro

mercoledì 01 Febbraio 2012

Il tremendo sospetto sulle morti premature tra gli operai di Fiumefreddo

Riposto – Il crimine economico è nel mirino della Guardia di Finanza che lo contrasta con una lotta incessante. Su disposizione del Comandante Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, Colonnello ISSMI Francesco Gazzani, la Compagnia di Riposto, nell’ambito delle attività di servizio, programmate a tutela del territorio, ha sottoposto a sequestro l’ex cartiera Keyes, ricadente nel territorio di Fiumefreddo di Sicilia, a pochi metri dal litorale di Marina di Cottone. Dal 1963 l’ ex cartiera Keyes iniziò a produrre nello stabilimento industriale di Marina di Cottone, cartoni porta uova. come si legge dal resoconto della GdF, il sistema produttivo consisteva nell’importare resina e modificarla fino ad estrarre un componente che serviva, così a formare la carta esportata poi in tutto il mondo. La struttura della Keyes è formata da capannoni di grandezza media la cui copertura è interamente assicurata dall’ Eternit, materiale protettivo composto da malta e fibre di amianto. Nel 2002, la Keyes dopo la dichiarazione di fallimento, ha cessato la produzione e il tribunale di Catania ha posto lo stabilimento sotto curatela fallimentare.
L’opificio di Marina di Cottone, abbandonato per anni, è stato sottoposto, nell’agosto del 2009 a sequestro, dalle Fiamme Gialle di Riposto, poiché, la struttura, tenuto conto della presenza di centinaia di tonnellate di Eternit giacente sul terreno, risultava particolarmente pericolosa per la salute pubblica. In quella occasione, il sequestro si rese necessario poiché parte dell’area dello stabilimento era stata abusivamente utilizzata come parcheggio per i numerosi bagnanti del litorale.
Poichè trascorsi già tre anni la situazione non è mutata, dopo la restituzione dell’area al curatore Fallimentare, la Guardia di Finanza dopo un attento monitoraggio dei luoghi, ha ritenuto opportuno riferire all’Autorità Giudiziaria sullo stato di degrado in cui versa lo stabilimento, non essendo stata ancora eseguita alcuna bonifica.
Alla luce della segnalazione, giorni addietro, la Procura della Repubblica ordinava alla Guardia di Finanza una ispezione dei luoghi, con l’ausilio di personale tecnico della Azienda sanitaria provinciale di Catania .
L’ispezione non si è smentita tanto che è stato confermato quanto anticipato dalle Fiamme Gialle. I militari che hanno eseguito il sopralluogo, congiuntamente a diversi tecnici dell’ASP di Catania, hanno riscontrato un ulteriore accumulo di materiali, soprattutto pericolosi, tra cui le coperture in eternit di alcuni capannoni, frantumatesi nella caduta, risultando ancora più nocive per la salute. E’ stata, altresì, rilevata la presenza di grandi quantità di amianto in matrice friabile nei locali dello stabilimento, già adibiti a centrale termica, oltre che sparso per tutta l’area.
In uno dei capannoni ispezionati è stata, altresì, riscontrata la presenza di 3 grossi silos contenenti sostanze chimiche, già utilizzate nella lavorazione dell’opificio, non ancora identificate. Nel medesimo capannone, con stupore dei militari, sono stati scoperti, decine di grandi fusti in ferro e grandi contenitori in plastica, contenenti sostanze chimiche di cui non si conosce la provenienza e che vanno necessariamente identificate.
Lo stato di abbandono, di degrado, la considerevole quantità di eternit e di amianto allo stato friabile, nonché, la presenza di altri pericolosi rifiuti non meglio identificati, ha consentito agli investigatori della Guardia di Finanza, coadiuvati dai tecnici dell’ASP, di segnalare ancora una volta la pericolosità, ai fini della salute pubblica, dell’intera area.
L’area, che si estende per circa 5 ettari al cui interno giacciono circa 500 tonnellate di amianto, è stata sottoposta a sequestro e messa a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.
E ciò che più inquieta sono le condizioni di salute in cui si sono venuti a trovare diversi ex operai della ex Siace e della ex Keyes che risultano deceduti a causa di tumori polmonari. Seppur difficile riuscire a collegare queste morti all’amianto presente in quantità inquietante riscontrato nei due ex stabilimenti. E’certo, comunque, che diversi ex operai della Keyes hanno già ottenuto dall’INPS il riconoscimento, per causa di servizio, di malattie gravissime causate dall’inalazione delle fibre di amianto.

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