Caro Direttore,
Rammentiamo che nel processo di affermazione dei giusti diritti, è solo nel 1919 che l’Italia riconosce alle donne la “capacità giuridica” cioè l’idoneità a essere soggetto di diritto, ossia persona in senso giuridico. Nel 1919, venne, infatti, abolita l’autorizzazione maritale – pur con notevoli limitazioni – dando così alla donne almeno l’emancipazione giuridica. Il 6 settembre del 1919 la Camera approvò la legge sul suffragio femminile, con 174 voti favorevoli e 55 contrari. Le camere però vennero sciolte prima che anche il Senato potesse approvarla. L’anno successivo di nuovo la legge venne approvata alla Camera, ma non fece in tempo ad essere approvata al Senato perché vennero convocate le elezioni.
La presidente del Comitato pro suffragio dichiarò: “La legge non è stata votata per paura dell’incognita che l’ingresso della donna nella vita politica rappresenta per tutti i partiti. […]”. Nella mentalità dei dirigenti politici, il suffragio femminile deve essere un servizio calcolato e ben sicuro”. Il 1 febbraio del 1945, su proposta di Togliatti e De Gasperi venne infine concesso il voto alle donne. La Costituzione garantiva l’uguaglianza formale fra i due sessi, ma di fatto restavano in vigore tutte le discriminazioni legali vigenti durante il periodo precedente, in particolare quelle contenute nel Codice di Famiglia e il Codice Penale. Per un soffio l’indissolubilità del matrimonio non fu iscritta nella Costituzione stessa, grazie all’emendamento di un deputato saragattiano. Successivamente nel 1946 la stessa Italia consapevole della partecipazione importante delle donne alla fase della Resistenza nella riconquista della libertà e della democrazia, concede alla donna il diritto al voto. In Italia le donne furono quindi considerate cittadine al pari degli uomini, solo alla fine della Seconda guerra mondiale, il 10 marzo del 1946.
La loro prima occasione di voto non fu il referendum del 2 giugno 1946 per scegliere tra monarchia e repubblica, come pensano in molti, bensì le amministrative di qualche mese prima, quando le donne risposero in massa e l’affluenza superò l’89 per cento Le donne elette alla Costituente furono 21 su 226 candidate, pari al 3,7 per cento: 9 della Democrazia cristiana, 9 del Partito Comunista, 2 del Partito Socialista e una dell’Uomo Qualunque. Cinque deputate entrarono poi a far parte della “Commissione dei 75”, incaricata dall’Assemblea per scrivere la nuova proposta di Costituzione
I numeri delle donne elette nell’ultima tornata elettorale del 4 marzo 2018 sono: 85 deputate su 630 e 86 senatrici su 315. Il rosatellum, la legge elettorale con cui abbiamo votato, prevedeva che per ciascuna lista i candidati non avrebbero potuto superare la distribuzione di 60 a 40 per cento tra i due sessi. Nella precedente legislatura le donne elette alla Camera furono 198 e sempre 86 al Senato. Ma al di là della importante presenza delle donne all’interno dei due rami del parlamento, io ritengo sia imprescindibile che le donne partecipino pienamente con responsabilità dirette alla evoluzione ed alla crescita della società civile. Le donna è madre, moglie, figlia, protagonista della vita dalla famiglia allo stato, può essere grande artefice del cambiamento. Mi sovviene il ricordo della mia adolescenza romana; quante volte ho visitato San Pietro sostando davanti alla Pietà di Michelangelo non comprendendo perché provavo quell’ emozione forte ed ero rapita dall’espressione di Maria madre fanciulla.Una commozione inarrestabile fino al pianto mi portava alla contemplazione ed alla incredulità: avrei voluto sottrarre il dolore alla fanciulla Maria. Michelangelo estranea il tempo alla rappresentazione della Pietà: Gesù è nel tempo reale della sua maturità e Maria è ferma all’Annunciazione, è giovinetta è tornata indietro nel tempo quanto tutto era già stato scritto e la sua mano rivolta con il palmo al cielo, rivela l’ineluttabilità del sacrificio del figlio per la salvezza dell’umanità. Essa si offre portando in grembo l’adorato Figlio ed il Suo amore permette al suo fragile giovane corpo di sostenerne il peso. L’Amore è invincibile perché è più forte del Dolore.
Forse dovremmo semplicemente ispirare la nostra vita al sentimento assoluto dell’amore per i figli e trasferire questo Agape a tutti i nostri pensieri ed alle nostre azioni perché io penso che Dio per farci comprendere il suo amore ci ha reso genitori e non padroni dei nostri figli. Offriamo allora la nostra vita e la nostra forza per costruire il loro futuro migliore. Cosi ho scritto il 31 marzo 2018 ne “Il Punto di vista di Dio”, all’ indomani delle ultime elezioni politiche, consapevole dell’importanza della visione femminile nella concezione della vita e quindi anche della politica. Hauser scriveva nella “Storia Sociale dell’Arte” che attraverso lo studio di graffiti preistorici rinvenuti nelle caverne ,si scopre che l’immagine della donna è spesso raffigurata come parte di un cerchio composto dalle madri con un fuoco al centro ed i figli dentro al cerchio protetti dall’ unita delle donne, dalla loro compattezza in difesa dalle aggressioni esterne. Cosi’ sono le donne quando imparano a condividere le idee e partecipano all’unisono al raggiungimento di un fine che possiamo definire semplicemente Bene Comune. Non credo sia importante sottolineare se la riconfigurazione della Giunta del Presidente Musumeci ,preveda o meno figure femminili, ritengo che prima di essere femmine o maschi, donne o uomini, siamo Persone e tuttavia se dovessi scegliere di rinascere rivorrei lo stesso genere. è biologicamente vero che la nostra sfera emotiva è piu ampia e che il nostro senso del sacrificio presente dal concepimento del figlio alla dedizione alla famiglia, prevalente.
Questa ricchezza di sentimenti non ci impedisce di riempire “la distanza fra le orecchie” di pensieri profondi e di tenacia nell’affermazione di ideali, l’empatia ci permette di trasferire le emozioni e la maieutica ci permette di selezionare le nostre parti migliori ,estraendo dai rapporti, il meglio; e questo a prescindere dalle frasi ad effetto di qualcuno, “ lo portiamo sulle nostre gambe” come scriveva un eroe dei nostri tempi, portiamo le nostre idee nel mondo perchè. quando in un tempo lontano, ci siamo alzati sulle nostre gambe abbiamo concesso nell’ evoluzione della specie, al nostro corpo di non dovere piu procedere carponi o strisciando ed abbiamo inparato a correre.
Cosi come affermava Nelson Mandela “Un Vincitore è semplicemente un sognatore che non si è arreso” ed io continuero’ a sognare che si possa costruire attraverso l’ impegno di tutti coloro che vorranno correre il rischio di apparire e di operare, un futuro migliore dove ci sia spazio anche per l’ eleganza del linguaggio e dell’ azione ed il rispetto.
Ester Bonafede
Responsabile nazionale Pari opportunità dell’Udc