Protezione civile e difesa civile è stato il tema di confronto tra Salvatore Cocina, Direttore del Dipartimento regionale della Protezione Civile e il generale Mario Piraino, esperto di difesa civile
Protezione civile e difesa civile è stato il tema di confronto tra due esperti del settore nel corso della trasmissione Diretta Sicilia, prodotta da QdS.it.
Come si gestiscono le criticità in Sicilia
Salvatore Cocina, Direttore del Dipartimento regionale della Protezione Civile e il generale Mario Piraino, esperto di difesa civile (quando era in servizio attivo è stato ufficiale di collegamento tra il comando regionale e la Prefettura di Palermo) hanno spiegato ruoli, funzioni e i vari livelli di pianificazione nella gestione delle criticità.
Nella consapevolezza che l’emergenza è sempre diversa dalla pianificazione e che vale il principio dell’esperienza e della maturità dell’operatore sul campo.
150 squadre di intervento
Possiamo affermare che la Sicilia rappresenta una palestra per il sistema della Protezione Civile regionale, a cui fanno capo centinaia di volontari. Solo per lo spegnimento degli incendi, secondo quanto ha riferito Cocina, il Dipartimento può contare su 150 squadre di intervento. «i Vigili del Fuoco ne hanno 80», afferma il Direttore.
Incendi, Terremoti, dissesto idrogeologico, cenere vulcanica e le altre emergenze
Di fatto, ogni anno, in Sicilia oltre agli incendi, a cui tutti i paesaggi (territori) si sarebbero rassegnati, (ahinoi) il libro degli interventi del sistema di Protezione Civile annovera terremoti, dissesti idrogeologici, inondazioni (si muore anche di questo in Sicilia!) cenere vulcanica, non ultimo la fuga di gas che si è verificata a Ravanusa e che ha provocato una strage. E ancora: la gestione della pandemia, dei profughi provenienti dall’Africa e da qualche giorno anche dall’Ucraina e in ultimo la guerra che inizia a preoccupare, se pur moderatamente, il sistema di Protezione Civile italiano.
Approvato il Piano per la gestione delle emergenze radiologiche
A tal proposito, dopo dodici anni il Governo ha approvato il Piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari che “individua e disciplina le misure necessarie a fronteggiare le conseguenze di incidenti in impianti nucleari di potenza ubicati oltre frontiera, ossia impianti prossimi al confine nazionale, in Europa e in Paesi extra europei”.
Per la cronaca, la revisione del Piano era stata avviata da qualche mese, tuttavia, abbiamo motivo di pensare che a Roma qualcuno si sia preoccupato degli effetti collaterali conseguenti alla guerra in Ucraina ed abbia accelerato l’iter.
Gli esperti hanno spiegato la “gestione” dell’emergenza, che localisticamente è “affidata” ai sindaci (comunale) e ai Prefetti (sovraccomunale/provinciale) con un coordinamento del Presidente della Regione e quindi con un ruolo determinate del Dipartimento regionale.
Abbiamo chiesto, altresì, come si muove la Protezione Civile regionale e il ruolo della difesa civile nel contesto degli eventi, di cui accennavamo prima.
Il nuovo Codice della Protezione civile
Si è parlato anche del nuovo codice della Protezione Civile, emanato a gennaio del 2018. Il “Codice” prevede diversi livelli di pianificazione, dal nazionale al regionale, fino al livello provinciale/sovraccomunale e comunale. Per omogeneizzare i “comportamenti” sono previste linee guida o indirizzi a “scendere”.
Piano di protezione civile solo per un terzo dei Comuni dell’Isola
Gli esperti hanno chiarito lo stato della pianificazione, nei diversi livelli della Sicilia.
È emerso che solo un terzo dei Comuni siciliani hanno adottato un piano di protezione civile, i 2/3 hanno ancora molta strada da percorrere, in particolare 1/3 dei Comuni della Regione non ne sono dotati a causa della mancanza di personale tecnico competente e di risorse per commissionarlo a professionisti esterni.
La “comunicazione” dell’emergenza
In tutti i casi la popolazione sconoscerebbe i protocolli di comportamento in caso di emergenza.
Cocina e Piraino hanno sottolineato la simbiosi tra le varie Istituzioni che rappresentano il sistema di Protezione Civile in Sicilia e il mondo del volontariato.
I volontari sono preparati e motivati, questo è quello che è emerso.
I pericoli legati alla guerra
Le ultime battute della trasmissione si sono concentrate sui pericoli legati alla guerra e sui potenziali rischi cui possono incorrere i siciliani.
«Non siamo in pericolo, siamo lontani dal teatro operativo. Tuttavia, abbiamo delle basi militari in Sicilia. Ma chi lo dice che sono un obiettivo? In ogni caso credo che le contromisure sono state prese. C’è troppo allarmismo e tanta impressionante propaganda», afferma Piranio.
Dal canto suo Cocina si dichiara «serenamente preoccupato».