Ottavo capitolo del feuilletton “Radio Lamp” dell’autore Giovanni Pizzo che con ironia e leggerezza ci cunta di Sicilia e di Sud
Dip si svegliò all’alba quella mattina. Non perché fosse particolarmente pensieroso, o perché dovesse andare a pescare. Semplicemente a causa di una telefonata di Lorito. Qualcuno aveva durante la notte abbattuto l’antenna sul casotto di Radio LAMP. Dip svegliò il Beccadelli che se la dormiva alla grande. C’erano volute varie bottiglie di Fiano dei Planeta per dargli la pace dei sensi. E finalmente aveva visto la Cometa. Non quella di Hanley, quella della bottiglia stellata.
Svegliati, oggi è mala jurnata, per tutti.
Ma che ore sono? – miagolò Beccadelli
Sono le sei.
E che minchia vuoi a quest’ora! – imprecò l’Avvocato. Mica c’è l’alzabandiera! Oddio in effetti un po’ di bandiera si è alzata. Lo sai che da militare ero in Marina vero? Alla Guardia Costiera.
Ah sì? E che facevi in Marina? Il nostromo?
Mi occupavo del circolo ufficiali, soprattutto del lido a Mondello.
Te pareva, non l’avrei mai detto.
Un lavoraccio, c’erano tutte quelle signore, mogli di ufficiali. Chi la voleva cotta, chi cruda.
E tu la servivi flambè vero?
Ma cosa è successo per cui sei così acido? Il vino era buonissimo e tu ti se mangiato doppia porzione di Isle fluttuant.
C’è stato un attacco stanotte.
I Libici hanno di nuovo lanciato gli Scud su Lampedusa?
Peggio. Qualcuno ci ha castrati.
Come castrati? – disse il Beccadelli guardandosi le pudenda.
Non mi riferisco a quegli ammennicoli inutili. Hanno decapitato l’antenna di Radio LAMP!
Minchia!
Appunto. Minchia. Ora vestiti ed andiamo. Lorito ci aspetta là.
Ma hai visto i miei pantaloni?
Te li sei tolti ieri sera prima di buttarti in acqua a Cala Palme. Saranno ancora in spiaggia.
Ma ho combinato qualcosa di grave ieri sera, di cui mi dovrei pentire?
Tranquillo niente che gli aironi o le Airene possano non dimenticare.
In pochi minuti erano alla Radio. Lì davanti li aspettava Lorito che stava mangiando un calzone fritto da una guantiera di cartone.
Ma è un disastro! – Disse Beccadelli.
Lorito mi passi un calzone pure a me?
Vincent lo guardò stralunato.
Qui c’è stato un attentato alla democrazia, alla libertà di stampa e di opinione e tu ti mangi un calzone fritto?
E quando lo devo mangiare? Lo sai che ho il reflusso. L’unico momento in cui posso tentare di digerirlo è la mattina prestissimo, poi mi risale, dopo le discese ardite di Battisti dentro lo stomaco.
Ma chi avrà potuto combinare tutto questo? È un disastro. Lorito tu che ne pensi?
Benso che posso ciamare mio cuino..
La smetti di mangiarti quella pizzetta per cortesia che non capisco nulla di quello che dici. Non è che di solito sia diverso poi – urlò disperato un Beccadelli affranto.
Penso che posso chiamare mio cugino. Ha una gru. Così la rialziamo e la saldiamo.
E chi la salda? – Disse speranzoso Beccadelli
Mio cognato Totò fa il fabbro, aveva un sacco di lavoro per il 110%, ma tanto sto cornuti delle banche non anticipano per cui è libero. Certo ci vorrà una carta da cinquecento euri ma si può fare.
Cinquecento? Ma è un furto!
Tranquillo Vincent ci faremo dare una sponsorizzazione dal Sindaco. Hanno sempre qualcosa da nascondere i Sindaci. – sentenziò Dip – Lorito chiama tuo cognato e addrizziamo sta cosa barzotta. Radio LAMP non si può fermare proprio ora.
Dip insieme al mesto Beccadelli ritornò in paese. Aveva una cosa precisa per la testa doveva fare quattro chiacchere con un baffo da sparviero.
Gionni ti prego ho un mal di testa feroce, possiamo andare a prenderci un caffè al Bar Isola delle rose?
Va bene socio. Tranquillo, tutto si sistema, solo alla tua morte non c’è rimedio.
Ma perché la mia? Pensa alle tue prossime ultime ore piuttosto, che se vuoi vado già a prenotarti un’estrema unzione dal Parrino. Te lo avevo detto che questa storia non mi piaceva. Una cosa sono furti, truffe, assegni a vuoto, favoreggiamento della prostituzione, ma qui parliamo di qualcosa di grosso.
Io di grosso vedo la brioche con granita, panna, cornetto crema, latte di mandorla e spremuta d’arancia che ti sei preso. Altro che caffè.
Appunto. Camerieraaa! Mi può portare un caffè doppio che me lo sono scordato?
Mi scusi un attimo Vincent. Ho avvistato il nostro uomo.
Quale uomo? Di che uomo vai cianciando. Tu mi porterai in una cella. Io, stimatissimo avvocato, il principe del foro Pelagico. Ehi! Dove vai?
Dip aveva già attraversato la strada ed era andato da Barbablù un negozio che era miele, non tanto per gli articoli ma piuttosto per la proprietaria.
Mi scusi agente. Le posso parlare un minutino?
Se non le dispiace sono in servizio.
Lo sto notando agente. Ma è meglio che parli con me. Parlare con l’ispettore Perla le sarebbe decisamente più ostico. Sa com’è quella. Ha decisamente un brutto carattere. Dietro quella faccia d’angelo si nasconde un’arpia. Soprattutto se vedesse questa foto. Gli verrebbero strane idee.
Foto? Quale foto?
Questa con Giacomino Bozzetto. Se guardi bene riconosci la persona accanto a lui. Sai mi hanno fuorviato i capelli biondi all’inizio, ma soprattutto i baffi. Scommetto che te li sei fatto crescere per paludarti.
Non capisco di che sta parlando. Io sono un pubblico ufficiale!
Sei sicuro di poter spiegare come mai non hai detto alla Polizia che conoscevi benissimo Giacomino?
Ma qui è solo la foto di una partita di pallone.
Mi sono informato, ho chiamato la vicepreside del liceo Garibaldi di Palermo, la professoressa Adele Teresi. Questa foto è stata scattata a Villa Gallidoro. Era il torneo della Coppa dei Maschioni. Il momento clou di una intera stagione per gli studenti. E dopo alcune ricerche nei registri di classe la professoressa mi ha confermato che eravate stati compagni di classe per 5 anni tu e Bozzetto. Addirittura compagni di banco. Inoltre giocavate insieme nella stessa squadra della Coppa dei Maschioni. Tu con scarsi risultati dal ruolino del torneo. Un solo gol in 9 gare. E giocavi centravanti. Pertanto lo conoscevi benissimo. Com’è che non hai detto nulla?
Tedesco, già di carnagione lattiginosa, impallidì. Sembrava avesse visto un fantasma. Si lanciò di corsa lungo la strada poi deviò a destra, verso il Porto Grande.
Dip tornò velocemente al bar dove aveva lasciato il Beccadelli. Prese le chiavi della vespa e afferrò per il colletto l’Avvocato.
Ehi! Non ho finito la colazioneee. Lo sai che è il pasto più importante della giornata. Ma dove stiamo correndo?
Stiamo seguendo la pista giusta. Sali sulla moto prima che sparisca! Poi ti conto.
Ma come sempre sul più bello le vespe non partono. Puoi metterti a saltare sul pedale di accensione tutto il giorno ma niente. Si sarà allagato il carburatore? la candela è sporca? Le fasce elastiche sono messe peggio delle discese di Volpecina? La compressione fa compassione? Il risultato è lo stesso. Sei a piedi.
Dip si lanciò di corsa verso il Porto. Correva veloce per i suoi 90 kg cangianti. Arrivato al porto vide alcuni pescatori che conosceva e gli chiese se avessero visto un poliziotto che correva. Era andato da Franco, il noleggio di motorini e barche, ed era salito su una barca che sulla prua aveva un nome a lui familiare, “Il Ciollaro”. Sembrava un presagio o una nemesi, ma Dip non aveva tempo per filosofeggiare, anche se non era un uomo di azione doveva fare quello che gli riusciva peggio. Inseguire.
Giovanni Pizzo