I carabinieri hanno dato esecuzione a 3 provvedimenti cautelari: ai domiciliari anche il vicepreside della scuola e una professionista privata
La preside simbolo dell’istituto comprensivo Giovanni Falcone dello Zen 2 di Palermo, Daniela Lo Verde, tra i cittadini nominati cavaliere al merito dal capo dello Stato, Sergio Mattarella, per essersi particolarmente distinti nel servizio alla comunità durante l’emergenza Coronavirus, è stata arrestata all’alba di oggi dai carabinieri di Palermo nell’ambito di un’indagine per peculato e corruzione coordinata dai pm della Procura Europea Gery Ferarra e Amelia Luise. Ai domiciliari anche il vicepreside della scuola e una professionista privata.
L’indagine e l’arresto
L’attività investigativa della sezione Eppo del nucleo Investigativo di Palermo, scattata a febbraio dello scorso anno e andata avanti sino a qualche giorno fa, ha permesso di accertare l’esistenza di un “unitario centro di interessi illeciti” nell’Istituto comprensivo Falcone del quartiere Zen di Palermo, “formato dalla preside, dal vicepreside e da professionisti privati che, in concorso fra loro, si sarebbero resi responsabili dei reati ipotizzati, afferenti alla gestione dei fondi di spesa pubblici, sia nazionali che europei, nell’ambito di vari progetti scolastici”.
Investigatori: “Alunni fantasma per progetti Pon”
Avrebbero attestato falsamente la presenza degli alunni all’interno della scuola anche in orari extracurriculari per giustificare l’esistenza di progetti Pon di fatto mai realizzati o realizzati solo in parte, nella considerazione che la mancata partecipazione degli studenti avrebbe inciso in maniera direttamente proporzionale sulla quota parte dei fondi destinati per ciascun Pon alla dirigenza.
Pm: “Alimenti e pc per studenti usati per proprie necessità”
Alimenti e dispositivi informatici destinati agli studenti sarebbero stati “costantemente prelevati” dalla preside e dal suo vice per “proprie ed esclusive necessità”. E’ lo spaccato che emergerebbe dall’indagine per corruzione e peculato che ha portato all’arresto della preside dell’istituto falcone dello Zen di Palermo, del suo vice e di una professionista. L’operazione, convenzionalmente denominata ‘La Coscienza di Zen-O’, ha messo in luce, spiegano gli investigatori “una gestione dell’istituto volta a curare interessi di natura meramente personale, anche con riguardo alle procedure di acquisto e fornitura di generi alimentari per il servizio di mensa della scuola”. Inoltre, secondo l’accusa la dirigenza dell’Istituto avrebbe affidato “stabilmente, contra legem, la fornitura di materiale tecnologico a una sola azienda in forza di un accordo corruttivo volto all’affidamento di ulteriori e importanti commesse in cambio di molteplici illecite dazioni di strumenti tecnologici di ultima generazione”.
“Pubblica amministrazione come pozzo da cui attingere”
La Pubblica amministrazione come “un pozzo dal quale attingere costantemente qualsivoglia utilità, dagli strumenti tecnologici di ultima generazione ai generi alimentari”. Così, secondo gli i carabinieri della sezione Eppo del nucleo Investigativo di Palermo la preside dell’istituto Falcone dello Zen e il suo vice, Daniele Agosta consideravano il loro ruolo di pubblici ufficiali. “Le loro condotte – spiegano gli investigatori – risultano particolarmente gravi alla luce della loro completa adesione a logiche di condotta meramente utilitaristica, della strumentalizzazione dell’azione amministrativa e dalla vocazione a ritenere la pubblica amministrazione come un pozzo dal quale attingere costantemente qualsivoglia utilità, dagli strumenti tecnologici di ultima generazione ai generi alimentari”. Ad aggravare il quadro, secondo gli uomini dell’Arma, ci sarebbe il fatto che la preside avrebbe “costantemente alimentato la propria immagine pubblica di promotrice della legalità, nonostante il quotidiano agire illegale e la costante attenzione ai risvolti economici della sua azione amministrativa, di fatto abbandonando l’esercizio del suo ruolo tipizzato di controllo e di gestione finalizzato al buon andamento dell’istituto Falcone, che si rivolge a un’utenza particolarmente fragile, costituita da alunni che sono già penalizzati da un contesto sociale e culturale di degrado come quello in cui versa il quartiere Zen”.