Si prevedono un investimento da 25 milioni di euro e circa due anni di lavori per rendere la rete più performante e adeguata alle esigenze della città. Ora si tenta di accelerare i tempi
MESSINA – A vent’anni dall’attivazione del tram non è ancora partita la riqualificazione che oltre a correggere, almeno parzialmente, alcuni errori progettuali iniziali, dovrebbe migliorare un servizio a cui i messinesi sono ormai affezionati. A gennaio sono stati aggiudicati, alla ditta Ingegneria Costruzioni Colombrita, progetto esecutivo e lavori per oltre 25 milioni di euro, interventi che si prevedeva dovessero iniziare entro questa estate. Ma non sarà possibile perché non c’è ancora stata la convocazione della Conferenza speciale di servizi che da tempo avrebbe dovuto fare l’assessorato Regionale alle Infrastrutture, nonostante i solleciti inviati da Atm.
Un mese fa il presidente dell’azienda trasporti, Pippo Campagna, ha dichiarato che sarebbe stata l’azienda a quel punto, per accelerare i tempi, a procedere con la convocazione di tutti gli enti che propedeuticamente devono dare il loro parere sul progetto. Solo dopo si potrà procedere con il progetto esecutivo e a conclusione della procedura, andare avanti con l’avvio dei cantieri che dovrebbero proseguire con le attività per oltre due anni e in modo scaglionato nei diversi punti della città. Si partirà da Nord, dove va ammodernato il capolinea e sanata la linea sul viale della Libertà dove si accumula la pioggia. Il servizio sarebbe ridotto fra Gazzi e la stazione, fino a che gli operai non si sposteranno al centro. In questo modo il tram, fino alla fine dei lavori, si dovrà fermare.
I progetti prevedono tra le innovazioni più importanti il passaggio a binario singolo con interscambio nelle aree di Provinciale-Palazzo Palano e della Via Vittorio Emanuele e il completo rifacimento del manto stradale. Tra gli altri interventi anche la riqualificazione architettonica di piazza della Repubblica, l’abbattimento delle barriere per favorire l’accesso al mare nell’area della cortina del porto e interventi di ampliamento del verde pubblico; previsto anche il rifacimento dei capilinea, delle fermate e dell’impiantistica. Questi si aggiungono al processo di revamping delle vetture tranviarie con oltre sei milioni e mezzo di euro di finanziamenti ottenuti dai fondi Fsc “cura del ferro” e anche quello va a rilento.
Il presidente Campagna ha parlato di una sesta vettura in servizio entro l’estate ma in questo momento in circolazione ce ne sono quattro o cinque, sempre che non intervenga qualche guasto che ne riduca ulteriormente il numero. Un servizio che nel tempo ha perso la sua efficienza con attese alle fermate che vanno oltre i 25 minuti rispetto ai 15 iniziali.
“Al termine dei lavori – assicura Campagna – si potrà vantare una linea all’avanguardia che rivoluzionerà la mobilità messinese con 15 vetture in servizio e un’offerta finalmente all’altezza della nostra città metropolitana”.
Secondo la programmazione iniziale i tempi di consegna dell’intero parco macchine di 15 vetture era dicembre 2023 ma non si potrà rispettare il termine pare per alcuni problemi nella messa a nuovo delle vetture che ha costretto ad un cambio di strategia.
La linea tranviaria è un’opera complessa, tra le più invasive realizzate negli ultimi decenni: fu completata in meno di cinque anni (dal 1998 al 2003) addirittura in anticipo, caso raro, rispetto ai tempi assegnati dall’Europa, tanto che arrivò a Messina un ulteriore finanziamento di 10 miliardi di lire. In quegli anni, in mobilità sostenibile, focalizzata in particolare su tram e metroferrovia, si investirono, attingendo a risorse europee, comunali e di Fs, circa 220 miliardi di lire. I risultati negli anni non sono stati all’altezza di questo sforzo finanziario.
Le ultime amministrazioni sono tornate a lavorare sulla mobilità sostenibile, considerando metroferrovia e tram elementi di un sistema complesso che prevede anche altro e soprattutto un cambio culturale. Il programma iniziale dell’ex sindaco Cateno De Luca prevedeva lo smantellamento della linea tranviaria per le criticità sul percorso e gli alti costi di gestione, ma a fare cambiare idea sono state le prese di posizione di sindacati, associazioni di cittadini e studenti, ma anche l’opportunità di attingere a finanziamenti del ministero delle Infrastrutture, messi a disposizione per il sistema di trasporti rapidi locali.