Un’altra guerra, un’altra carneficina. Hanno già vinto i “mercanti di morte” - QdS

Un’altra guerra, un’altra carneficina. Hanno già vinto i “mercanti di morte”

redazione

Un’altra guerra, un’altra carneficina. Hanno già vinto i “mercanti di morte”

Roberto Greco  |
mercoledì 11 Ottobre 2023

Da oltre un anno Hamas avrebbe pianificato questo attacco, raccogliendo finanziamenti e armi. Il punto sul nuovo conflitto e i possibili rischi di una escalation

La Striscia di Gaza è una delle aree più densamente popolate del pianeta ed è, anche, una delle aree più sorvegliate e represse. Israele ha sviluppato un apparato d’intelligence e un’industria dello spionaggio digitale intorno alla promozione dei suoi interessi geopolitici, in particolare nei confronti dell’interminabile conflitto nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania. Nonostante questa costante e puculiare attività, sabato 7 ottobre, i militanti di Hamas, con una serie di devastanti attacchi via terra, aria e mare, hanno colto Israele alla sprovvista e ucciso centinaia di persone con migliaia di feriti.

L’attacco a sorpresa di Hamas è devastante

Sulla base di questo attacco, Israele ha dichiarato guerra. L’attacco a sorpresa di Hamas è devastante non solo per la sua portata, rispetto agli attacchi precedenti, ma anche per il fatto che sembra essere stato pianificato ed eseguito all’insaputa di Israele sottolineando i limiti anche dei più invasivi sistemi di sorveglianza. Secondo i massimi esperti d’intelligence internazionali l’enorme quantità di informazioni che Israele raccoglie su Hamas e la costante attività e organizzazione del gruppo, potrebbero aver giocato un ruolo fondamentale nell’oscurare i piani per questo particolare attacco, infilandone i segnali all’interno dell’infinita marea di minacce potenzialmente credibili, come a dire che, se vuoi nascondere qualcosa la devi mettere in bella vista.

L’attacco sferrato da Hamas nei confronti di Israele lo scorso 7 ottobre è iniziato poco dopo le 6 di mattina. Hamas ha lanciato migliaia di razzi contro le città israeliane e la stragrande maggioranza è stata intercettata dal sistema missilistico israeliano “Iron Dome”. Inoltre l’attacco è stato anche sferrato via mare con il tentativo di arrivare sulla spiaggia israeliana Zikim Beach con alcune barche e motoscafi, che sono però stati respinti dall’esercito israeliano, e via aria, con l’utilizzo di diversi parapendii a motore, anche se non è chiaro se questa tecnica sia stata efficace e a quali risultati abbia portato.

I miliziani di Hamas hanno assaltato città e kibbutz israeliani

Fatto senza precedenti e parte più efficace dell’attacco, è stata quella via terra, nella quale sono stati uccisi più di 900 tra civili e militari israeliani e nella quale sono stati presi in ostaggio più di 100 israeliani e stranieri, poi portati nella Striscia di Gaza. Dopo avere superato le barriere che dividono la Striscia di Gaza da Israele, i miliziani di Hamas hanno assaltato città e kibbutz israeliani, hanno cominciato a sparare a chiunque passasse per strada e sono entrati casa per casa uccidendo o sequestrando i civili, tra cui anziani, donne e bambini. Le immagini che sono circolate sin da sabato pomeriggio hanno mostrato cadaveri abbandonati per strada, civili uccisi alle fermate degli autobus o in cortili e spazi pubblici vicino alle case, mentre i sopravvissuti hanno raccontato di un numero imprecisato di persone sequestrate e portate via.

La controffensiva israeliana non si è fatta attendere e, nelle prime ore del conflitto almeno 370 palestinesi a Gaza sono stati uccisi e più di 2.000 feriti finora. Al momento, ma purtroppo il dato è in continua crescita, sono stati ritrovati in territorio israeliano i corpi di oltre 1.500 palestinesi e le Forze di difesa israeliane sostengono di aver ucciso centinaia di militanti. Le forze di difesa israeliane hanno inoltre affermato che sia donne sia bambini sono stati presi in ostaggio ed è stata tagliata l’energia elettrica a Gaza e la società di monitoraggio della rete internet informa che c’è stata una diminuzione della connettività. Il ministero della Sanità israeliano ha confermato che i feriti ammontano a 2.600, di cui almeno 376 in gravi condizioni. A Gaza sono 3.726 i feriti, secondo l’ultimo conteggio del Ministero della Salute della Striscia, che da ieri subisce intensi bombardamenti da parte dell’aviazione israeliana, che ha attaccato numerose infrastrutture civili e edifici residenziali.

Sempre al momento attuale l’esercito israeliano ha ripreso il pieno controllo del confine con la Striscia di Gaza e il portavoce delle Forze di difesa israeliane, Daniel Hagari, ha dichiarato che “nell’ultimo giorno non un solo terrorista è entrato attraverso la barriera”, fatta saltare in aria tre giorni fa in diversi punti da parte dei miliziani di Hamas.

Gli Stati Uniti hanno dichiarato che “non hanno alcuna intenzione di intervenire sul campo” in risposta agli attacchi terroristici di Hamas contro Israele anche se, in realtà, il Pentagono ha annunciato l’invio del gruppo d’attacco della portaerei “Uss Gerald R. Ford”, che include la portaerei della Marina statunitense “Uss Gerald R. Ford”, l’incrociatore “Uss Normandy”, i cacciatorpediniere “Arleigh-Burke Uss Thomas Hudner”, “Uss Ramage”, “Uss Carney”, e “Uss Roosevelt” verso il Mediterraneo orientale.

Nel Mediterraneo, la base dell’aereonautica di Sigonella, in Sicilia, è di supporto a tutte le attività che l’US Army e della Nato svolgono nel Mediterraneo e una fonte interna, al momento in cui scriviamo, ci ha confermato che non c’è nessuno stato di allerta. Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha parlato con i Ministri degli esteri di Arabia Saudita e Egitto e “ha ribadito il diritto di Israele a difendersi” e spinto per “sforzi coordinati per raggiungere un arresto immediato dei violenti attacchi dei terroristi di Hamas”.

Armi, ecco di nuovo il nodo cruciale

Si ritiene che i militanti palestinesi responsabili dell’attacco contro Israele abbiano iniziato a pianificare l’assalto almeno un anno fa, intorno alla metà del 2022, con il sostegno fondamentale degli alleati iraniani, che hanno assicurato addestramento militare e aiuto logistico, nonché decine di milioni di dollari in armi. Armi, ecco di nuovo il nodo cruciale. La dimensione in termini di munizionamento utilizzato nell’attacco fa immaginare che nell’ultimo periodo Hamas abbia accumulato quanto necessario anche a fronte della tipologia di attacchi tipica del gruppo terroristico, così ritenuto da Stati Uniti e Unione Europa. La quantità di addestramento, logistica, comunicazione, personale e armi necessarie all’attacco lascia un’impronta enorme e l’uso dei parapendii ha sicuramente richiesto un addestramento fuori dalla striscia di Gaza.

I c.d. “mercanti d’armi” sono certamente quelli che trarranno vantaggio economico da questa guerra che si aggiunge a quella in corso tra Russia e Ucraina e alle oltre quaranta guerre che oggi ci sono nel nostro pianeta. Guerra vuol dire morti ma anche armi, significa poter rimodernare il proprio armamento anche rivendendo quanto già stoccato per permettersi l’adeguamento tecnologico di armi sempre più sofisticate.

Nonostante diversi osservatori internazionali ritengano che l’Iran abbia avuto un ruolo di primo piano di supporto ad Hamas, la Guida Suprema iraniana, Ali Khamenei, ha negato ufficialmente che la Repubblica Islamica sia coinvolta nell’attacco di Hamas a Israele ma ha definito quanto successo una sconfitta militare e di intelligence irreparabile per Israele.

Le reazioni della comunità internazionale

Le reazioni della comunità internazionale non si sono fatte attendere. L’Alto Rappresentante dell’Unione Europea Josep Borrell ha invitato ieri i ministri degli Esteri israeliano e palestinese, Eli Cohen e Riad al Maliki, alla riunione straordinaria per affrontare l’offensiva lanciata sabato da Hamas dalla Striscia di Gaza. “Ho invitato il ministro degli Esteri israeliano Eli Cohen a partecipare alla riunione dei ministri degli Esteri dell’Ue che convocherò questo pomeriggio”, ha detto Borrell via social. Allo stesso modo, ha detto di aver invitato Al Maliki a “parlare durante l’incontro e presentare i punti di vista dell’Autorità Palestinese”.

L’ambasciatore israeliano a Roma Alon Bar ha scritto sul social X che “Gli ultimi giorni ci hanno dimostrato che non abbiamo scelta: dobbiamo porre fine al controllo di Hamas su Gaza e alle sue capacità militari, per eliminare la minaccia su Israele” e ha ribadito che nel corso degli anni Israele ha compiuto “ogni sforzo per separarsi da Gaza e consentire ai palestinesi di condurre la propria vita”.

L’Arabia Saudita, paese che sta negoziando con Israele per arrivare alla normalizzare i rapporti tra i due paesi ha chiesto la fine immediata dell’escalation. L’Egitto ha riferito di aver avviato contatti per porre fine alle operazioni militari. Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel corso di una conversazione telefonica con il premier dello Stato d’Israele Benjamin Netanyahu ha ribadito la piena solidarietà del governo italiano per gli attacchi subiti e la vicinanza ai familiari delle vittime, agli ostaggi e ai feriti e ha annunciato che il governo lavorerà con i partner internazionali per coordinare il sostegno.

LEGGI LE INTERVISTE

Intervista ad Andrea Margelletti, presidente del Centro studi internazionali (Cesi)

Intervengono il presidente della Comunità ebraica di Catania, Baruck Triolo, e il presidente dell’associazione “Voci nel silenzio” della comunità palestinese di Palermo, Zaher Darwish

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