Israeliani e palestinesi, le comunità siciliane tra rabbia e scetticismo sulle possibilità di pace - QdS

Israeliani e palestinesi, le comunità siciliane tra rabbia e scetticismo sulle possibilità di pace

redazione

Israeliani e palestinesi, le comunità siciliane tra rabbia e scetticismo sulle possibilità di pace

Roberto Greco  |
mercoledì 11 Ottobre 2023

Al QdS intervengono il presidente della Comunità ebraica di Catania, Baruck Triolo, e il presidente dell’associazione “Voci nel silenzio” della comunità palestinese di Palermo, Zaher Darwish

“La pace è un sogno, può diventare realtà… Ma per costruirla bisogna essere capaci di sognare” disse Nelson Mandela ma oggi sembra che proprio la mancanza di pace stia cancellando la possibilità di sognare il proprio futuro. “Seguo con apprensione e dolore quanto sta avvenendo in Israele, dove la violenza è esplosa ancora più ferocemente provocando centinaia di morti e feriti”, ha detto Papa Francesco all’Angelus riferendosi all’attacco a sorpresa sferrato da Hamas con 5mila razzi lanciati dalla Striscia di Gaza verso il sud e il centro di Israele e la reazione dello Stato ebraico.

“Gli attacchi di armi si fermino, per favore – ha aggiunto il Pontefice – e si comprenda che il terrorismo e la guerra non portano ad alcuna soluzione, ma solo alla morte di tanti innocenti (…) La guerra è una sconfitta, è sempre una sconfitta. Preghiamo perché ci sia la pace in Israele e in Palestina”. All’appello del Papa hanno fatto eco le parole del segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin che ha detto che l’attacco di Hamas contro lo Stato ebraico sta “mettendo ancora più in pericolo le fragili speranze di pace che sembravano delinearsi all’orizzonte anche con l’accordo con l’Arabia Saudita” e ha aggiunto che anche in Medio Oriente come in Ucraina, “gli sforzi diplomatici non sembrano avere risultati”, per questo “dobbiamo unirci tutti in una preghiera corale per la pace” perché “l’Europa non può accettare che si ritorni a un sistema che ridisegna i confini con la forza”.

Pace, una parola purtroppo oramai desueta. Sono scomparse da tempo le bandiere arcobaleno che sono state esposte, più come icona ideologica che non come intento, dalle terrazze di molte istituzioni italiane e lo dimostra l’aumento delle spese militari italiane che passeranno dall’1,2 al 2% del Pil entro il 2028. Oggi, gli italiani sono di nuovi chiamati non a invocare la pace ma a schierarsi, a definire chi è buono e chi è il cattivo, in ogni conflitto, a dichiarare chi abbia torto e chi abbia ragione. Nel frattempo, il sangue nel quale i corpi senza vita annegano ha per tutti lo stesso colore. Ogni morto rappresenta una sconfitta per tutti noi.

Molti palestinesi e israeliani vivono fuori da quel territorio che non è mai riuscito ad ottenere quanto auspicato da molti, ossia “due popoli, due stati”. “Il sentimento, sin dal primo momento – dichiara al QdS Baruck Triolo, presidente della comunità ebraica di Catania – di sgomento e di angoscia. La ferocia che abbiamo subito, il vedere le immagini che arrivavano attraverso telegiornali, soprattutto nel sud del paese, in una parte del paese che conosco perché ci sono stato, che raccontavano le violenze subite dai bambini, dalle donne e dagli uomini ci hanno lasciato senza fiato e, inevitabilmente, con una forte sentimento di rabbia. Inevitabilmente oggi ci sentiamo in pericolo, ovunque noi ci troviamo. Per rimettere al centro la pace è necessaria un’analisi che oggi, con questo stato d’animo, è molto difficile anche perché è più che mai evidente che Hamas, da solo, non avrebbe potuto avere le risorse necessarie per sferrare un attacco come quello che stiamo subendo”.

“La Palestina è occupata ormai da 73 anni – dichiara al QdS Zaher Darwish, presidente dell’Associazione ‘Voci nel Silenzio’ della comunità palestinese di Palermo – e in questo periodo abbiamo subito di tutto, confische di terra, appropriazioni, aggressioni ai luoghi sacri cristiani e islamici, privazione della propria libertà. Chiunque abbia cercato di parlare della questione palestinese è stato messo a tacere. Purtroppo tutto ciò ha portato all’esasperazione e il popolo palestinese si è ribellato, anche ispirandosi alle azioni dei partigiani che hanno liberato l’Italia dal fascismo. Ogni volta in cui una persona perde la vita è un dolore per tutti e voglio ricordare che sono stati 200, dall’inizio dell’anno fino al 23 agosto, i palestinesi che hanno perso la vita per mano israeliana e in questo momento, purtroppo, non abbiamo notizie aggiornate dei fratelli e congiunti che vivono in quel territorio”.

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