“Temo che questo conflitto abbia ampie possibilità di allargarsi” - QdS

“Temo che questo conflitto abbia ampie possibilità di allargarsi”

redazione

“Temo che questo conflitto abbia ampie possibilità di allargarsi”

Roberto Greco  |
mercoledì 11 Ottobre 2023

Intervista ad Andrea Margelletti, presidente del Centro studi internazionali (Cesi)

Interviene al QdS Andrea Margelletti, presidente di Ce.S.I. (Centro Studi Internazionali), già Consigliere Strategico dal 2012 al 2018 e attuale Consigliere per le Politiche di Sicurezza e di Contrasto al Terrorismo del Ministro della Difesa.

Presidente, possiamo usare la parola guerra o dobbiamo usare altri termini?
“Guerra. Quando ti sparano addosso è guerra, sia che ti sparino in tre sia in diecimila. E questo vale per entrambe le parti”.
Si tratta di una guerra annunciata o è stato realmento qualcosa di improvviso?
“Se mi chiede se ce lo aspettavano nei giorni o nelle settimane precedenti, la risposta è no ma sul fatto che questo fosse una vicenda inevitabile la mia risposta è sì. La totale assenza di un processo che porti alla costituzione di uno Stato palestinese da una parte e di uno Stato d’Israele dall’altra non poteva che produrre quello che è successo adesso”.

Ritiene possibile un allargamento del conflitto?
“Ho il timore che sia per le modalità con il quale è stato iniziato e sia per la necessità di Israele di dare una risposta e delle condizioni geopolitiche dell’area questo conflitto abbia ampie possibilità di allargarsi”.

A proposito dell’allargamento del conflitto, ritiene che le basi sul territorio italiano possano essere coinvolte? Mi riferisco nello specifico alla base di Sigonella, che è in Sicilia…
“Mi rendo conto che la presenza della base di Sigonella sia vissuta in Sicilia come un fatto sensibile, ma noi viviamo nel mondo che abbiamo. Non possiamo essere contenti di avere la base di Sigonella quando contribuisce in maniera determinante alla sicurezza italiana e dello scenario del mediterraneo e non volerla quando, da altre parti del mondo, si accende un focolaio. O stacchiamo l’Italia dal Mediterraneo e la poniamo come un isola completamente staccata dal mondo e nascosta all’umanità oppure la sicurezza che noi riceviamo deve anche essere sicurezza che dobbiamo introdurre”.

Non trattandosi di una guerra tra due Stati formalizzati, possiamo ipotizzare che Hamas decida di operare fuori dai confini compiendo atti terroristici?
“Fino ad oggi Hamas non ha mai operato all’estero e proprio per questo ha sempre rifiutato la definizione di gruppo terroristico ma quella di una ‘realtà resistenziale’ affermando che il suo colpire è limitato all’interno dello scenario israelo-palestinese. Non si può però escludere che ci possano essere persone, anche completamente scollegate da Hamas, che possano compiere gesti in nome di Hamas e nel contempo non possiamo escludere che persone in nome di Israele possano andare a buttare una molotov contro un negozio di kebab. Proprio per questo è aumentato, in Italia, il livello di sicurezza nei confronti dei c.d. obiettivi sensibili”.

Ritiene che la posizione presa del Governo Italiano in questo momento sia solo iniziale? Possono, a suo giudizio, esserci evoluzioni?
“Mi sta chiedendo se l’Italia potrebbe entrare in guerra contro Hamas? Non vedo alcuna possibilità che le truppe italiane possano intervenire direttamente in uno Stato straniero che sta affrontando in maniera autonoma l’attacco che ha ricevuto. Dal punto di vista militare non credo che lo Stato di Israele abbia bisogno di una mano”.

Gli Stati Uniti, però, hanno annunciato il loro supporto formale…
“Una cosa è il munizionamento, perché la risposta all’invio di 5.000 razzi vale 20-22.000 razzi di controffensiva. Anche in Ucraina stiamo inviando armi ma non ci sono, su quel territorio, militari italiani o americani. Se gli israeliani avranno bisogno di munizionamento italiano, compatibilmente con quanto rimasto a seguito della guerra in Ucraina, l’Italia farà la sua parte. Ho escluso la presenza italiana in quell’area ma se servono ospedali militari, sacche di sangue, è evidente che l’Italia ci sarà ma, ripeto, non ritengo che l’esercito israeliano, la marina israeliana o la sua aviazione abbia bisogno di qualche centinaio di soldati italiani per fare la differenza”.

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