Daniela Lo Verde, dettagli sull'arresto della preside "antimafia"

Un “quadro imbarazzante” di illegalità e corruzione, le accuse contro la preside Lo Verde

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Un “quadro imbarazzante” di illegalità e corruzione, le accuse contro la preside Lo Verde

Roberto Greco  |
venerdì 21 Aprile 2023

Una "realtà torbida" in una scuola situata nel difficile quartiere Zen: le intercettazioni e i dettagli emersi dall'ordinanza contro la "preside dell'antimafia" della scuola Giovanni Falcone.

Era il 3 giugno del 2020 quando fu nominata cavaliere della Repubblica la preside Daniela Lo Verde della scuola “Giovanni Falcone”, istituto che si trova nel degradato quartiere Zen di Palermo, un promettente progetto, ma in realtà mai completato, realizzato di Vittorio Gregotti.

“Chiangi Palermo gloriusa, Aju la menti tantu confusa, Na tristizza ranni ni lu cori, Nascju o ciuriddu cu l’autri ciuri, Aprili e maju nni godiu l’oduri”, così cantava Edoardo Bennato nel brano da lui scritto nel 1989 intitolato appunto “Zen”. E oggi la Palermo gloriosa cantata da Bennato è costretta a chiudersi nel suo atavico silenzio. Quel silenzio che in parte ha colpito chi non ha parole a causa dello sdegno ma che, in parte, ha colpito chi non ha nulla da dire perché il vaso di Pandora è oramai aperto definitivamente. E allora è meglio piangere perché questo fallimento riguarda tutti noi, “dalle Alpi alle Piramidi”, come scrisse Manzoni nel suo “Il cinque maggio”.

Sia chiaro che stante la presunzione d’innocenza prevista dal nostro Codice, stante il fatto che una persona può essere definita colpevole solo dopo i tre gradi di giudizio previsti dal nostro ordinamento. Rimane il fatto che alcuni ruoli di rappresentanza dello Stato non devono essere toccati nemmeno da un labile sospetto, soprattutto (ma non solo) quando sono ricoperti in quelle aree fragili e troppo spesso alla mercé delle grinfie della criminalità organizzata. Anzi, è proprio in quelle realtà che l’esempio è il cardine dell’attività formativa ed è in grado di instillare fiducia nelle Istituzioni nelle nuove generazioni. Fiducia e istituzioni che, in questo caso, sono state calpestate.

Preside della “Scuola Falcone” arrestata, il caso di corruzione e gli arrestati

È di questa mattina la notizia che Daniela Lo Verde, Daniele Agosta e Alessandra Conigliaro sono stati oggetto di un’ordinanza che ha applicato nei loro confronti “la misura cautelare degli arresti domiciliari e, per l’effetto, fa loro divieto di allontanarsi dal luogo degli arresti domiciliari senza la preventiva autorizzazione del giudice procedente, e fa, altresì, divieto ai medesimi di comunicare anche telefonicamente o per via epistolare o telematica con persone diverse da quelle che li assistono o che con loro coabitano”.

Si tratta della conclusione di un’attività investigativa che “ha offerto un chiaro, del tutto inequivocabile, composito e imbarazzante quadro probatorio in ordine alle condotte poste in essere da Daniela Lo Verde e Daniele Agosta, rispettivamente Dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo ‘Giovanni Falcone’ di Palermo e vicepreside dello stesso istituto, sito nel difficile quartiere dello Zen”; e di Alessandra Conigliaro, dipendente della ditta R-STORE S.p.A. .

L’ordinanza è stata emessa sulla base delle risultanze investigative emerse nel corso dell’indagine, coordinata dai Procuratori Europei Delegati Calogero Ferrara e Amelia Luise dell’European Public Prosecutor’s Office di Palermo, per le ipotesi di reato di “peculato e corruzione. L’indagine denominata “La Coscienza di Zen-O”, ha consentito, anche grazie all’ausilio di consistenti attività tecniche, di accertare l’esistenza di un unitario centro di interessi illeciti, radicato all’interno dell’Istituto Falcone dello Zen di Palermo, formato dalla preside, dal vicepreside e da professionisti privati.

Gli indagati, in concorso fra loro, si sarebbero resi responsabili dei reati ipotizzati, “afferenti alla gestione dei fondi di spesa pubblici, sia nazionali che europei, nell’ambito di vari progetti scolastici”. Le indagini eseguite dalla Sezione EPPO del Nucleo Investigativo dell’Arma di Palermo e, ad aggravare il quadro, per come emerge dal provvedimento cautelare, la Dirigente avrebbe “costantemente alimentato la propria immagine pubblica di promotrice della legalità, nonostante il quotidiano agire illegale e la costante attenzione ai risvolti economici della sua azione amministrativa, di fatto abbandonando l’esercizio del suo ruolo tipizzato di controllo e di gestione finalizzato al buon andamento dell’I.C.S. ‘G. Falcone’, che si rivolge a un’utenza particolarmente fragile, costituita da alunni che, nel caso di specie, sono già penalizzati da un contesto sociale e culturale di degrado come quello in cui versa il quartiere ZEN”.

Le indagini su Daniela Lo Verde e gli altri arrestati, una “realtà torbida”

L’indagine che ha portato all’ordinanza cautelare, emessa dal gip Elisabetta Stampacchia, ha preso avvio il 2 febbraio 2022 a seguito della denuncia sporta da Maria Pia Gugliotta, docente dell’istituto intitolato a Falcone dall’anno scolastico 2015-2016 e oggi insegnante alla scuola “Francesco Paolo Cascino” di Palermo. La donna ha evidenziato una “realtà torbida e una gestione se non altro dispotica della cosa pubblica da parte della Preside, incontrastabile — salvo il pericolo di ritorsioni — e avvezza alla violazione delle regole di qualsiasi natura, da quelle relative all’emergenza sanitaria a quelle di gestione dei progetti finanziati dall’Unione Europea”.

Nella denuncia si faceva anche riferimento al fatto che numerosi progetti, sempre approvati all’unanimità, non fossero attuati in maniera diligente e completa, considerata soprattutto la prassi invalsa fra le docenti di “raccogliere ex post le firme degli alunni sui fogli presenza, non essendo state queste apposte contestualmente durante le ore di svolgimento delle attività finanziate, poiché disertate dai ragazzi, soprattutto nella fascia pomeridiana” e anche a “un importo di circa 9.000 euro per l’acquisto di nuove attrezzature per la palestra“. In più, “le fatture erano state gonfiate, cosicché i pochi attrezzi confluiti nei locali dell’Istituto erano stati acquistati con una minima parte dei fondi a disposizione, mentre la restante parte dei soldi era stata spesa per fare acquisti privati di capi di abbigliamento e calzature per la dirigenza”.

Gli investigatori, quindi, hanno dato il via a un’attività di intercettazione che ha consentito di avvedersi della particolare gestione della cosa pubblica realizzata dai due principali indagati, una gestione “assolutamente spregiudicata volta a curare meramente interessi di natura personale”.

Un esempio è quello che riguarda la gestione della fornitura di generi alimentari da destinare alla mensa scolastica parte della preside Daniela Lo Verde. Nell’ordinanza a suo carico si legge: “i progetti venivano condotti in maniera assolutamente irregolare apponendo date ‘farlocche’. Particolarmente indicativa era l’affermazione della preside che, nel controllare l’operato del suo vice preposto all’inserimento in piattaforma della documentazione relativa ai PON, aveva addirittura notato una discrepanza di orari tra quelli comunicati dall’esperto e quelli comunicati da un Tutor di un progetto tenutosi il 30 maggio”.

Generi alimentari sottratti, le intercettazioni

L’episodio che ha acceso i riflettori sulla “mala gestio” delle derrate alimentari si è verificata la mattina del 15 giugno. In quel giorno, la preside si trovava nel suo ufficio assieme alla figlia Alessandra e, tra una pratica e l’altra, “impartiva alla ragazza indicazioni sugli alimenti da riporre all’interno di un sacchetto da portare a casa”. Ecco parte del dialogo intercettato.

Daniela: “Questo me lo voglio portare a casa, questi me li voglio portare a casa… poi mettiamo da parte… poi vediamo cosa c’è qui… li esci e li metti qui sopra”.

Alessandra: “Questo per casa?… Due”.

Daniela: Sì.

Alessandra: Il riso?

Daniela: Il riso lo metti li davanti alla cassettiera e per la cucina, questo… benissimo. Ora sistema sopra il frigorifero… Questa cosa di origano mettila pure per casa”.

Alessandra: questo pure per casa? La… la giardiniera”.

Daniela: Eh… qualcuno… un paio di barattoli per casa e gli altri in cucina.

Alessandra: “E quello scatolo come ce lo scendiamo?

Daniela: Quelle mettile in un sacchetto, quello non si può scendere

Alessandra: Tonno?

Daniela: Mettilo qui sotto […] poi lo portiamo a casa a Sferracavallo.

La consuetudine di prelevare materiale destinato a uso scolastico e generi alimentari acquistati nell’ambito dei progetti PON e adibiti al servizio mensa dell’istituto “non riguardava solo la preside Lo Verde, ma anche il suo vice Agosta .Nella mattina del 6 luglio 2022, infatti, dopo aver atteso che la sua dirigente andasse via e dopo aver terminato il lavoro da lei affidatogli, l’uomo avrebbe riempito il suo zainetto nero con confezioni di succhi di frutta, flaconi di igienizzante gel per le mani e mascherine FFP2.

Pc e tablet sottratti all’istituto

Un ulteriore aspetto emerso nel corso delle investigazioni, è quello legato alla procedura di acquisto e alla gestione, da parte della preside Daniela Lo Verde e del suo vice Daniele Agosta, della fornitura dei dispositivi digitali consegnati dalla ditta R-Store di Palermo per la scuola “G. Falcone” l’8 luglio 2022.

Alla consegna ha fatto seguito un messaggio vocale inviato via WhatsApp a tale Alessandra (che poi si verificherà essere Alessandra Conigliaro, anch’ella oggetto dell’ordinanza), specificando che “l’ordine era stato evaso solo in parte e che ancora mancava tra le altre cose un Macbook Air e a due iPad Air blu di ultima generazione”.

Nella mattinata del 13 luglio, la collaboratrice scolastica Simona Di Lorenzo ha depositato sulla scrivania della preside un pacco, al cui interno la dirigente, “evidentemente a completamento dell’ordine parzialmente evaso”, ha trovato i due iPad blu. Atteso il suo arrivo, la dirigente scolastica – definendo l’oggetto un “passatempo” per la figlia – avrebbe esclamato testualmente: “Ecco, dammelo, così Alessandra si passa il tempo!”, comunicando subito la cosa ad Agosta che, dopo aver controllato i dispositivi, li avrebbe mostrati a Daniela Lo Verde per poi riporre il pacco sul pavimento, dietro la sua postazione da lavoro.

Al termine della giornata lavorativa, mentre la preside riempiva nuovamente i suoi sacchetti con le provviste alimentari destinate alla mensa della scuola, Agosta, “rifacendosi evidentemente alla volontà espressa qualche ora prima dalla sua dirigente, prelevava i due dispositivi elettronici dal pacco sul pavimento e ne infilava uno nella borsa di Lo Verde e uno in un sacchetto di colore verde che portava via con sé”.

“Chiangi Palermo gloriusa, chiangi”, cantava Bennato. “Chiangi antimafia gloriusa, chiangi”, dobbiamo cantare oggi noi.

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