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Terzo mandato e aumento indennità sindaci, Micciché rinvia tutto al 2023

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Terzo mandato e aumento indennità sindaci, Micciché rinvia tutto al 2023

Vincenzo Lapunzina  |
mercoledì 02 Marzo 2022

Il “terzo mandato” è l’argomento di discussione che sta segnando il tempo a Palazzo dei Normanni, insieme all’adeguamento delle indennità di carica di sindaci

Il “terzo mandato” è l’argomento di discussione che sta segnando il tempo a Palazzo dei Normanni, insieme all’adeguamento delle indennità di carica di sindaci, collaboratori e presidenti di Consiglio comunale.

La “modifica delle norme in materia di elezioni comunali” è da tempo auspicata dall’Anci Sicilia e da tre disegni di Legge depositati all’ARS a partire del 24 novembre scorso, a firma dei deputati Lentini, Di Mauro, Compagnone, iscritti al Gruppo Popolari e Autonomisti.

Il 15 dicembre ci hanno pensato anche i colleghi del PD, Lupo, Arancio, Barbagallo, Catanzaro, Di Pasquale e Gucciardi.

Il nuovo anno, sulla materia, è stato aperto dai deputati di Forza Italia Calderone, Mancuso,  e Pellegrino, che presiede la Commissione Affari Istituzionali a cui sono stati assegnate, per competenza,  le tre proposte di “iniziativa parlamentare”.

Secondo gli atti, fin dalla prossima tornata elettorale (maggio-giugno 2022) ai sindaci degli 8 Comuni con popolazione al di sotto dei 15 mila abitanti, si darebbe la possibilità di essere riproposti per un “terzo mandato”. Opportunità concessa anche ai 200 colleghi, alla guida di Comuni con meno di 5 mila residenti.

Disegno di legge messo in standby

La I Commissione, presieduta da Pellegrino, lo scorso 24 febbraio ha dato il via libera alla norma, tuttavia, il presidente Miccichè avrebbe manifestato qualche perplessità che ha indotto la Commissione a mettere in standby il testo.

Sulla stessa lunghezza d’onda, almeno su questo, anche l’inquilino di Palazzo d’Orleans che taglia corto e rimanda ogni discussione al 2023.
Pare che, Miccichè sia disponibile ad ammettere, per la discussione in Aula, solo emendamenti che rimandino l’applicazione della norma dalle elezioni amministrative del 2023. «Non si può approvare una deroga – secondo il proposito del presidente dell’ARS – quando già in alcuni Comuni sono stati individuati i candidati e si è già in campagna elettorale».

I sindaci “rimandati”

Quindi i primi cittadini dei Comuni (87.469 abitanti) di Campobello di Licata, Cefalù, Ficarazzi, Lipari, Petrosino, Regalbuto, Santa Margherita di Belice, Solarino e Villafranca Tirrena, dovranno attendere le decisioni che si adotteranno nei prossimi giorni per rassegnarsi alla fine dell’esperienza amministrativa attiva.

I sindaci che potranno ricandidarsi

Avranno una chance, invece, i sindaci dei rimanenti 28 Comuni, ove risiedono 277.430 abitanti.

QdS ha raccolto la dichiarazione del sindaco di Camporotondo Etneo, Filippo Privitera, un Comune dell’ex provincia di Catania con poco più di 5000 abitanti, eletto nel 2018 e, di fatto, non interessato alla tornata elettorale del 2022.
«La norma sul terzo mandato non è un privilegio – afferma – ma una necessità degli Enti Locali, spogli di personale e di aspiranti amministratori. Eppoi, se una norma è giusta domani lo è anche oggi».

Anci Sicilia favorevole al terzo mandato

Sul tema interviene anche Emanuele Alvano, segretario generale di Anci Sicilia: L’associazione dei Comuni fin dal primo momento ha sostenuto l’approvazione della deroga al “terzo mandato”.
«Il limite dei due mandati non è contemplato per altre cariche istituzionali e risulta pertanto una ingiustificata limitazione riservata ai soli primi cittadini», dichiara Alvano a QdS.

I vertici di Anci Sicilia sono stati auditi in I Commissione per sostenere che la «facoltà di candidarsi – continua Alvano – per un terzo mandato sia contemplata per sindaci con popolazione compresa tra 5001 e 15.000 abitanti».

«Rimuovere questo limite – conclude il segretario – come evidente, non vuol dire rimuovere la competizione elettorale e sottoporre quindi il Sindaco uscente al giudizio politico dell’elettore-sovrano».

I contrari al terzo mandato

Di parere contrario e in linea con la presa di posizione del presidente del Parlamento siciliano, sono gli onorevoli Michele Mancuso (FI) e  Antonio Catalfano,  presidente del Gruppo Lega Sicilia.
«Opportuno che la decisione venga presa nella XVIII legislatura», dichiarano a QdS, ovvero, tutto rimandato alle amministrative 2023.

Aumento delle indennità di carica dei sindaci

Rimane aperta, anche, un’altra questione che riguarda l’aumento delle indennità di carica di sindaci, assessori e presidenti dei Consigli comunali, quindi l’adeguamento a quanto riportato nell’ultima Legge di bilancio dello Stato.
Tuttavia, a Palermo, nessuno si sarebbe accorto che al comma 583 (dell’unico articolo della Legge) i nuovi parametri riguardavano solo le Regioni a Statuto ordinario e che degli aumenti se ne farà carico lo Stato.

In Sicilia, qualora dovesse essere approvata la proposta di emendamento, gli aumenti rimarranno in capo ai bilanci Comunali (già in crisi), quindi, non potranno “derivare nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio della Regione”.

Un sindaco di un Comune, a titolo di esempio, con una popolazione compresa tra i 5 e i 10 mila abitanti, che attualmente percepisce un’indennità di carica lorda di € 2.510, a decorrere del 1° gennaio 2022, mensilmente, gli verrebbero accreditati 3.188 euro, 3.527 nel 2023 e 4022 euro nel 2024. L’aumento, a totale carico dei rispettivi amministrati, sarebbe 59%.

In proporzione, secondo la norma in vigore, si determineranno i compensi dei collaboratori e dei presidenti dei Civici consessi. La questione “terzo mandato” rimane appesa a un filo e a meno di clamorose sorprese, ancora una volta Miccichè dimostrerà di essere il leader indiscusso di Palazzo Reale.

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