Art bonus, i chiarimenti del Fisco e la timida apertura ai “privati” - QdS

Art bonus, i chiarimenti del Fisco e la timida apertura ai “privati”

Salvatore Forastieri

Art bonus, i chiarimenti del Fisco e la timida apertura ai “privati”

mercoledì 17 Giugno 2020

Valido se l’erogazione liberale va a fondazione che ristruttura bene di proprietà comunale. L’Agenzia delle Entrate ha ampliato leggermente il concetto di appartenenza pubblica

ROMA – Con risposta ad interpello n.176 del 10/6/2020, l’Agenzia delle Entrate ha chiarito che il requisito della “appartenenza pubblica”, necessario per legittimare la concessione del credito d’imposta denominato “Art Bonus”, si considera esistente anche quando l’erogazione liberale è destinata al sostegno di una fondazione che, come nel caso specifico, gestisce un complesso monumentale di proprietà comunale.

Giova ricordare che l’articolo 1 del decreto legge 31 maggio 2014, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 luglio 2014, n. 106, al comma 1, prevede, seppure con alcuni limiti e con specifiche modalità, un credito d’imposta (cd. Art-bonus), nella misura del 65 per cento delle erogazioni effettuate in denaro da persone fisiche, Enti non commerciali e soggetti titolari di reddito d’impresa per “interventi di manutenzione, protezione e restauro di beni culturali pubblici, per il sostegno degli istituti e dei luoghi della cultura di appartenenza pubblica, delle fondazioni lirico-sinfoniche e dei teatri di tradizione, delle istituzioni concertistico orchestrali, dei teatri nazionali, dei teatri di rilevante interesse culturale, dei festival, delle imprese e dei centri di produzione teatrale e di danza, nonché dei circuiti di distribuzione e per la realizzazione di nuove strutture, il restauro e il potenziamento di quelle esistenti di enti o istituzioni pubbliche che, senza scopo di lucro, svolgono esclusivamente attività nello spettacolo”.

Come si può rilevare dal dettato normativo, una condizione indispensabile è quella della “appartenenza pubblica” del bene sul quale vanno eseguiti gli interventi. Con la recente risposta dell’Agenzia delle Entrate, tuttavia, il concetto di appartenenza pubblica è stato ampliato leggermente.

Nell’accogliere con favore l’interpretazione dell’Agenzia delle Entrate, non si può comunque non evidenziare che l’esistenza dell’anzidetta condizione per la concessione del beneficio in parola appare estremamente riduttiva rispetto alla esigenza di dare maggiore impulso all’edilizia, non solo pubblica, ma anche quella privata.
L’estensione dell’Art Bonus anche ai lavori su immobili di pregio, ma di appartenenza privata, infatti, sarebbe di grande aiuto non solo all’edilizia, ma anche a tanti altri settori che, grazie all’esistenza di immobili efficienti e con forte attrattiva turistica, potrebbero trovare motivo di lavoro. Ne trarrebbe certamente grande giovamento la Sicilia, terra di grande ricchezza artistica e culturale, seppure con scarsissime risorse per investimenti.

Ancora più efficace potrebbe essere, poi, la previsione di una norma che conceda l’art bonus agli stessi proprietari, magari in aggiunta al credito d’imposta “statale” per le ristrutturazioni edilizie già esistente, e ciò in considerazione della maggiore onerosità degli interventi su immobili di particolare pregio artistico.

Non c’è chi non veda, per le strade delle nostre città, immobili di grandissimo pregio che vanno in rovina per mancanza di manutenzione, circostanza determinata principalmente dai costi eccessivi che il privato è chiamato a sostenere per curare, anche secondo le regole imposte dagli enti che controllano il patrimonio artistico, gli immobili di particolare pregio di loro proprietà.

Si tratta di onerosità talvolta insostenibili per i privati i quali, invece, con un aiuto fiscale, potrebbero essere sollecitati ad eseguire i lavori evitando che il patrimonio immobiliare esistente vada in assoluto degrado, condizione la quale, nella maggior parte dei casi, porta con se anche altri tipi di problemi come quello del degrado sociale che spesso porta con se anche il problema della sicurezza.

L’estensione dell’incentivo per le erogazioni liberali finalizzate a lavori di ristrutturazione e manutenzione su beni immobili di particolare pregio artistico di proprietà privata o la previsione di un credito d’imposta ad hoc per i proprietari, invece, non solo eviterebbe i problemi prima cennati, ma costituirebbe un grande volano della nostra economia, non solo nel settore edile ma anche, e forse principalmente, in quello turistico, un impulso particolarmente importante nel periodo di grave crisi che sta attraversando il nostro Paese.

Magari ottenendo, specialmente nella nostra Isola, risultati maggiori di quelli finora ottenuti con l’Art Bonus del 2014, un credito d’imposta che, come peraltro evidenziato dalle pagine di questo Quotidiano qualche anno fa, in Sicilia non ha avuto una risposta molto significativa.

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