Autonomia Differente - QdS

Autonomia Differente

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Autonomia Differente

Giovanni Pizzo  |
domenica 20 Novembre 2022

Il dibattito sull’autonomia differenziata è acceso. È pacifico che il concetto di Autonomia debba essere sposato a quello di Responsabilità.

Il dibattito sull’autonomia differenziata è acceso ma, come spesso avviene in Italia, non serio. Due sono i punti basici da cui partire. Il primo è che questa forma di autonomia era già presente in Costituzione, anche prima se si considera lo Statuto Siciliano che è del 1947. Il secondo è il caposaldo, forse formulato in un momento di ubriachezza costituzionale, tra bicamerali fallite e secessioni minacciate tra prati e osterie, della riforma del titolo V, approvata da un centrosinistra oggi confuso come lo smemorato di Collegno.

Su queste basi si lancia in avanti, per mero scopo ideologico, a placar le genti innervosite della Lega originaria, la bozza Calderoli, Ministro delle Riforme. È pacifico che il concetto di Autonomia debba essere sposato al concetto di Responsabilità. E vi è una grande responsabilità dello Stato nel divario strutturale tra le varie zone del Paese. Nella contabilità dello Stato gli Enti locali partecipano alla Finanza Pubblica Nazionale, questo potrebbe essere lo strumento per compensare le diverse realtà del Paese.

Le regioni a forte divario di infrastrutture dovrebbero essere compensate non partecipando per anni da definire alla Finanza Pubblica Nazionale, mentre le Regioni che hanno ricevuto di più dovrebbero partecipare in forma aggiuntiva. Questo calcolo deve essere fatto con obiettività, sapendo che ognuno deve rinunciare alla spesa storica. La Cassa Depositi e Prestiti dovrebbe tornare al suo fine originario e rinunciare ad essere solo una holding di partecipazioni nelle mire del potere di turno. Solo a queste condizioni, anche con l’utilizzo dei LEP, che però senza un riequilibrio finanziario rischiano di essere solo acronimi vuoti, si potrebbe avviare una riforma che conceda più autonomia agli Enti Locali. Lo Stato dovrebbe intestarsi una dieta ferrea di dimagrimento di costi centrali.

In Inghilterra il Premier Sunak ha avviato un taglio di costi pubblici per 25 mld, sarebbero capaci di ciò i governanti italiani? Dopo una decina di commissioni alla Cottarelli sulla spending review lasciate a lettera morta? Più che ricercare un’Autonomia differenziata dovremmo provare a mettere in piedi, in uno spirito di solidarietà nazionale, difficile in questo momento, un Autonomia Differente. Con rinunce e sacrifici per tutti in uno spirito di ripartenza del Paese. Il Nord dovrebbe caricarsi di costi di compensazione per il molto ricevuto, il Sud dovrebbe rinunciare a essere assistenziale e puntare tutte le risorse sullo sviluppo. Questo è essere differenti e non differenziati.

Infine una, stantìa se vogliamo, provocazione costituzionale. La Sicilia ha uno Statuto Speciale più che Autonomo, le cui parti finanziarie principali sono inapplicate, violandone la sua costituzionalità, perché lo Stato dovrebbe rinunciare a troppe risorse stabilite dallo Statuto di competenza siciliana. Poi bisognerebbe capire se queste risorse verrebbero spese adeguatamente da una classe dirigente eufemisticamente non all’altezza. Ma a questo punto la colpa sarebbe esclusivamente dei siciliani, come nella parabola dei talenti. Il problema, nel caso della Sicilia, è che i talenti sono finiti nelle casse dello Stato.

La verità è che noi siciliani siamo gli unici a non poter protestare contro un’autonomia differenziata, in quanto l’abbiamo avuta ma siamo stati ascari nel confronti del potere romano e lo siamo ancora.
Cosi è se vi pare.

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