Minori, "A Roma c'è Bibbiano bis, ecco cosa fanno ai bambini" - QdS

Minori, “A Roma c’è Bibbiano bis, ecco cosa fanno ai bambini”

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Minori, “A Roma c’è Bibbiano bis, ecco cosa fanno ai bambini”

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lunedì 24 Gennaio 2022

I nonni e gli zii: "Il caso Bibbiano non ha insegnato nulla. Qui assistenti sociali, curatori e tutori mai visti decidono, con un giudice quasi monocratico, il destino dei nostri bambini".

A Roma il caso di due bambini che, affidati da anni alle cure di nonni e zii, rischiano di essere nuovamente strappati alla famiglia, agli affetti dei coetanei, alla scuola che frequentano. Il disperato appello dei “nonni coraggio” che gridano le incongruenze degli operatori che si sono occupati del caso, segnato da fin troppe “stranezze”.

Le domande senza risposta dei nonni

“Perché devono di nuovo dilaniare questa famiglia strappandole via i piccoli che hanno appena ritrovato una loro stabilità grazie alle cure amorevoli dei nonni e degli zii? Perché un padre che ha come unica colpa quella di aver protetto e supportato economicamente i suoi figli, che si è messo a disposizione dello Stato pur non avendo fatto nulla di male ai bambini e ha rinunciato alla sua genitorialità per il loro bene, continua a subire?

Perché al contrario una madre e una nonna materna che fin dall’inizio si sono disinteressate riducendo i bambini addirittura in uno stato di malnutrizione e precaria salute vengono premiate e a pagare sono i minori? Perché sottrarre i minori da un ambiente in cui hanno trascorso serenamente tre anni della loro esistenza in una fase delicatissima, godendo dei massimi comfort e del totale sostegno e dei massimi servizi?”. Inizia con tanti interrogativi l’appello dei nonni, tutori dei bambini per quasi 3 anni coadiuvati dagli zii, a seguito del pronunciamento della Corte d’Appello di Roma sulla collocazione di due minori presso una casa famiglia, strappati da dove vivono con i nonni.

“Domani dovrebbero essere portati via”

M.V., di 5 anni, e F., di 3 anni, dovrebbero essere portati via domani, allontanati da chi si è preso cura di loro da quando è stata tolta la genitorialità sia al padre che alla mamma, protagonisti di una separazione conflittuale, con tanto di denunce e indagini in corso. I nonni potranno vedere i nipotini solo una volta a settimana. Per i bambini anche il cambio della scuola: un ulteriore stravolgimento della loro vita.

L’appello alle istituzioni
  

La famiglia ‘coraggio’ N. sul caso chiede quindi l’ascolto delle istituzioni. “La Corte d’Appello non ha tenuto conto del fatto che l’affidamento dei minori ad un istituto produce profonde e irreversibili modifiche nelle relazioni tra i
componenti del nucleo familiare- scrivono in una nota- si è preferito ignorare il forte attaccamento che i bambini dimostrano sia verso i nonni che gli zii paterni, tutti percepiti come figure di riferimento stabili ed affidabili; e questo grazie all’intervento della dottoressa Valentina Puglisi, curatore dei bambini, che si è limitata, senza averli mai visti, a prendere per buona la relazione di una Ctu che la famiglia paterna aveva già ricusato per la sua completa inattendibilità.

Perché porli di fronte alla possibilità di un nuovo traumatico distacco? Perché si predilige una modalità che mette di nuovo i bambini in mano alla mamma sulla quale pende una diagnosi di distacco ed
anaffettività nonché un provvedimento penale per maltrattamento nei confronti di uno dei due minori? Sì, perché il tutore si è preso la responsabilità di mettere i figli accanto ad una madre ancora sotto accusa di maltrattamenti dal momento che non esiste ancora nessuna conferma della richiesta di archiviazione del gip Saverio Savio. A questo proposito dobbiamo ricordare che nei decreti non si parla dell’esito di un Pronto soccorso per il piccolo F. che riporta la dicitura ‘sospetta violenza su minore’ e che nessuno, a partire dai servizi sociali, ha cercato di verificare l’accaduto e, anzi, la denuncia è rimasta inspiegabilmente chiusa per 8 mesi nel cassetto di un commissariato”.

Le tante “stranezze”

“Una famiglia- prosegue il comunicato- che ha subito un trattamento scorretto in più occasioni, come quando è stata
tenuta all’oscuro della nomina del tutore, cosa che ha costretto sia i nonni che i bambini a rimanere a Roma nelle settimane più calde dell’estate nonostante avessero una casa di proprietà al mare. Neanche il padre era stato messo al corrente, mentre la madre era informata: il decreto non dovrebbe essere letto ad entrambi i genitori?

Ma proseguiamo ancora con le bizzarrie: dopo aver saputo dal Comune di Roma il nome del tutore in data 17 agosto, il nostro avvocato ha prontamente scritto al tutore stesso chiedendo con l’occasione l’autorizzazione per poter portare bambini al mare almeno per il loro compleanno anche per esaudire il desiderio di M.V.; inspiegabilmente, prima ancora che arrivasse la gentile autorizzazione del tutore (mail in data 19 agosto alle ore 15.04), ecco una mail della mamma (con data 18
agosto alle ore 14.59) che autorizza i nonni a spostare i bambini al mare per i giorni esatti richiesti al tutore e prima che lo stesso deliberasse… Insomma, noi scriviamo al tutore e ci risponde la madre dei bambini… E tutto questo prima ancora che il padre venga messo al corrente di qualsiasi cosa.

All’elenco delle stravaganze aggiungiamo che prima dell’intervento della sindaca Virginia Raggi, avevamo contattato il dottor Vito Genzano (appartenente sempre al Comune di Roma) per tentare di avere informazioni. Nonostante non lo conoscessimo, ci siamo sentiti rispondere che lui conosceva benissimo il nostro caso, che non ci poteva dire nulla e che comunque c’era la dottoressa Maria Anna Bovolini dei Servizi sociali che seguiva tutto ed era al corrente di tutto; quindi il dottor Genzano era al corrente di tutto, mentre i nonni dei bambini e lo stesso padre erano all’oscuro”.

La figura materna
  

“La madre- riprende la nota della famiglia ‘coraggio’- mai ha pensato ai figli, mai ha provveduto a nulla, mai ha chiesto di cosa i bambini avessero bisogno. Non ha mai portato una medicina, mai nulla di nulla e questi bambini curati e amati e cresciuti da nonni e zii, come documentato da tutte le istituzioni. Abbiamo anche ripetutamente chiesto alla mamma, per amore dei bambini, di abbassare i toni, di evitare le grida e gli insulti davanti al cancello della nostra abitazione, anche di fronte a testimoni, ogni volta che veniva a prendere i bambini. Niente. Le sue richieste di informazioni, poi, sono il ‘compitino’ della sera: come stanno i miei figli? In occasione di una recente operazione
fatta dal piccolo F., la mamma è stata invitata dalla nonna – attraverso una mail anche al tutore – a stare in casa con il
bambino, ma lei ha preferito lasciare il bambino al padre in autogrill e chiedere la sera dopo le sue condizioni con un
whatsapp. Un figlio di 3 anni appena operato…”.
  
Insomma, “ciò che resta dei legami familiari sani dovrebbe essere preservato e l’interesse dei bambini messo al primo posto -concludono i nonni e gli zii-. Acclarato che i bambini hanno bisogno di entrambi i genitori, ci chiediamo perché non sia possibile lasciarli nel nucleo familiare che li ha cresciuti finora in serenità, favorendo un sempre crescente numero di incontri con i genitori fino a quando questi potranno tornare in possesso della loro genitorialità”.
 

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