Il caro affitti una minaccia per il diritto allo studio. Gli universitari fuori sede sempre più in difficoltà - QdS

Il caro affitti una minaccia per il diritto allo studio. Gli universitari fuori sede sempre più in difficoltà

Lina Bruno

Il caro affitti una minaccia per il diritto allo studio. Gli universitari fuori sede sempre più in difficoltà

venerdì 13 Ottobre 2023

Pochi alloggi disponibili nelle residenze e prezzi in aumento nel privato. La situazione in Sicilia e le parole dei rettori

PALERMO – Nonostante l’interesse generale dei media sembri essersi un po’ scemato rispetto al recente passato – si pensi soltanto ad alcuni mesi fa e alle tende canadesi piantate davanti ai plessi dei più importanti Atenei italiani – le proteste degli studenti per il caro affitti nelle città universitarie non sono finite.

Una situazione che minaccia il diritto allo studio

Le associazioni studentesche hanno ripreso l’argomento già nel corso dello scorso mese di settembre con report e analisi seguite alla somministrazione di questionari, il tutto per evidenziare una situazione che minaccia il diritto allo studio. La questione rimane irrisolta da anni e adesso l’unica speranza sembrano essere i fondi del Pnrr per 660 milioni di euro che a maggio erano stati sbloccati per rendere disponibili entro il 2026 ben 52 mila 500 posti che andrebbero ad aggiungersi agli attuali circa 40 mila. In Sicilia ci sono poco più di 3.270 posti messi a bando dagli Ersu a fronte di circa 8 mila richiedenti idonei ad accedere, che rimangono quindi fuori dagli alloggi esistenti.

Le Università di Palermo, Catania e Messina non hanno per il momento residenze gestite direttamente ma si sta lavorando affinché attraverso i finanziamenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ma non solo, si possano riqualificare plessi dismessi da destinare ai fuori sede che pagherebbero comunque un affitto, anche se contenuto rispetto ai prezzi di mercato.

Si cerca anche la collaborazione dei Comuni per trovare immobili dismessi da riqualificare e velocizzare le pratiche burocratiche connesse. I posti letto in più che saranno recuperati non andrebbero quindi a bando con i meccanismi dell’Ersu e questo non piace alle associazioni studentesche, che temono che alla fine ad usufruirne sarà chi non ha difficolta economiche.

A Palermo 2.300 posti letto disponibili

A Palermo l’Ente per il diritto allo studio ha disponibili 2.300 posti letto che satura rapidamente, “con una domanda che è tre volte tanto – spiega il rettore dell’Università del capoluogo siciliano, Massimo Midirirestano fuori ogni anno circa 4.000 persone che non riescono a entrare nelle graduatorie. Per questo sto tentando di recuperare alloggi. Ho un doppio problema: quello dei ragazzi siciliani e degli eventuali ospiti stranieri ai quali, se vogliamo internazionalizzare l’Università, dobbiamo offrire dei vantaggi, dal bonus mensile alle residenze. Non abbiamo strutture da riqualificare, abbiamo la questione ancora insoluta dell’Hotel Patria accanto al Rettorato, che ha cento posti letto. Il plesso ha avuto un problema tecnico di vulnerabilità sismica che è quasi completamente risolto, con piccoli accorgimenti si riuscirà ad avere la garanzia della sicurezza, più complicato è il problema dell’esproprio di alcuni condomini di questo complesso, che non vogliono studenti dentro. È una residenza nostra ed è anche in buone condizioni e non richiede grandi lavori. Stiamo poi lavorando in coordinamento con l’Ersu per fare eventualmente dei partenariati”.

“I due terzi dei nostri iscritti – continua Midiri – non pagano le tasse perché in condizione socioeconomica bassissima, posso garantire il mancato pagamento delle tasse, ma purtroppo non l’alloggio. Sto avviando un percorso interno per qualificare alcune strutture tipo b&b e farle diventare delle residenze a prezzo politico, cercare cioè di avere una sorta di bollino blu che il ragazzo può scegliere pagando una cifra concordata direttamente dall’Università e uscire dalla condizione in cui l’albergatore approfitta di una condizione di disagio”.

A Catania oltre 600 posti letto

Di un “cantiere aperto” finalizzato ad alzare l’offerta per i fuori sede parla invece Francesco Priolo, rettore dell’Università di Catania: “Storicamente il 40% degli iscritti è residente nel capoluogo o nell’hinterland, quindi al massimo è pendolare. Il rimanente 60% proviene in prevalenza dalle province della Sicilia Sud-orientale, quindi Enna, Caltanissetta, Ragusa, Siracusa e in parte anche Messina. L’Ersu di Catania mette a disposizione, tramite un bando annuale, oltre seicento posti letto e molti dei richiedenti rimangono quindi senza un alloggio nelle case dello studente, quindi si vedono costretti a ricorrere al mercato libero degli affitti. Va però sottolineato che l’Ersu mette a disposizione borse a sostegno di tutti gli aventi diritto”.

Damiano Licciardello, coordinatore Udu (Unione degli universitari) Catania afferma che a fronte dei 680 posti disponibili rimangono fuori 1.938 studenti: “Abbiamo più volte chiesto un tavolo tecnico con Ersu, Ateneo e Comune ma ci ha risposto soltanto il rettore. Oggi saremo davanti alla sede Ersu di Catania per manifestare perché si faccia chiarezza su quali strategie si vogliono adottare per risolvere il problema”.

Intanto l’Università ha una sua progettazione: “Crediamo che Catania – afferma Priolo – debba caratterizzarsi sempre più come città universitaria e quindi, sfruttando l’occasione del Pnrr e di altri bandi, stiamo mettendo in campo una progettualità edilizia che ci permetta di ridisegnare l’Università del futuro. Per questa ragione, grazie a due accordi con la Regione siciliana e con l’Azienda ospedaliera Garibaldi, abbiamo acquisito in comodato d’uso alcuni plessi dismessi dell’ex ospedale Vittorio Emanuele, in pieno centro storico, e dell’ex ospedale Ascoli Tomaselli, a ridosso dei dipartimenti medici e scientifici della Cittadella universitaria. I progetti che abbiamo presentato ci permetteranno di ricavare cinquemila nuovi posti aula e seicento nuovi posti letto distribuiti nelle due strutture, raddoppiando quelli attualmente disponibili per gli studenti fuori sede. Altri posti sono in via di realizzazione presso la Cittadella di via Androne e altri ancora l’Ersu direttamente li realizzerà nell’ex ospedale Santo Bambino”.

A Messina l’Università negli ultimi anni ha cercato di intervenire direttamente per sostenere gli studenti con meno possibilità economiche, intanto con 500 mila euro messe nel bando casa con cui 230 iscritti ricevono un contributo per le case prese in affitto. UniMe ha poi il 60% degli studenti in no tax area e l’Ersu mette a disposizione 290 posti letto, ma secondo l’ultima graduatoria ci sono ben 1.637 studenti che, pur idonei, rimangono fuori. Per loro l’alternativa è trovare una casa possibilmente da condividere con altri studenti. Questi giovani provengono dalla provincia di Messina ma anche dalla Calabria oltre che dall’estero.

Secondo uno studio, che verrà reso noto nelle prossime settimane da Cgil, Udu e Sunia, emerge che il 63% degli intervistati ha avuto un’elevata difficoltà nel trovare un alloggio o una stanza. I problemi più ricorrenti sono la carenza di camere adeguate, le condizioni poco dignitose degli appartamenti e gli affitti in nero. “Nonostante sia una buona notizia l’imminente arrivo di nuovi posti alloggio – precisa Damiano Di Giovanni, coordinatore Udu Messina – si tratta di una goccia nell’oceano. Rivolgeremo massima attenzione, vigilando su tempi e modalità in particolare sull’Hotel Liberty, che avrà 102 posti per studenti, ottenuti grazie ai fondi del Pnrr, sull’Hotel Riviera, acquistato dall’Università che dovrebbe garantire altri cento posti alloggio e infine sulla residenza annunciata da dimissionario rettore Cuzzocrea nel Policlinico universitario che offrirebbe ulteriori duecento nuovi posti letto. Non dimentichiamo i 220 posti della Casa dello studente di via Cesare Battisti, chiusa da tempo, per cui sembrava essersi aperto uno spiraglio. Serve però un serio impegno della Regione Siciliana per attivarla al più presto. Servirebbero due milioni di euro per metterla in condizioni di riaprire”.

“Il 40% dei fuorisede – conclude Di Giovanni – segnala di essere in seria difficoltà economica per coprire tutti i costi collegati all’alloggio. Oltre all’affitto, parliamo di un costo media a stanza di 260-300 euro, poco più a Palermo e Catania. Bisogna pagare le spese condominiali e le bollette che possono arrivare a pesare 100 euro al mese o più, quasi il 30% degli studenti, poi, è pronto ad accettare un affitto in nero”. Per affiancare gli universitari, il sindacato studentesco insieme alla Cgil e al Sunia offre un servizio di supporto e assistenza legale, attivo presso la Camera del Lavoro.

Supportare gli studenti in modo adeguato

Supportare gli studenti in modo adeguato e quindi ampliare i servizi a disposizione degli stessi è fondamentale per gli Atenei siciliani, che attraverso questo processo possono consolidare – e perché no anche incrementare – il numero di iscritti. “Negli ultimi due anni – sottolinea il rettore dell’Università di Palermo, Massimo Midiri – si sono registrate delle inversioni di tendenza rispetto al trend nazionale, dove c’è stato un decremento del 3%. Siamo andati al 5% nelle triennali e all’8,4% nelle magistrali. Per quest’anno le iscrizioni sono ancora in corso, ma stiamo registrando un incremento vicino al 12% sia per le triennali che per le magistrali. Ci stiamo avvicinando alla soglia dei 50 mila iscritti, il che significa che c’è un appeal in crescita, un’attività che è diventa più attrattiva per alcuni corsi. L’offerta formativa è mutata perché abbiamo attivato degli indirizzi di studio che piacciono ai ragazzi. Abbiamo accordi con più di tremila piccole e medie imprese, abbiamo fatto tirocini pagati da noi con un milione di euro l’anno per mettere in relazione lo studente ancora non laureato con l’impresa. Cerchiamo di far fare l’ultimo anno in azienda sperando che diventi occupazione”.

40 mila gli iscritti all’Università di Catania

Sono quasi 40 mila gli iscritti all’Università di Catania e sebbene anche qui il trend sia in crescita si è ancora lontani dai circa 68mila di dieci anni fa. “I dati sulle immatricolazioni 2023/2024 – evidenzia il rettore Francesco Priolo – non sono ancora definitivi, ma ci dicono che quest’anno avremo probabilmente un incremento del 20%, che migliora il trend degli ultimi anni. Abbiamo un basso numero di laureati in Italia e questo è uno dei problemi principali del Paese rispetto ai partner europei e di conseguenza stiamo intervenendo affinché, anche in Sicilia, i giovani scelgano di proseguire i propri studi al termine del liceo. Grazie a un progetto di orientamento finanziato dal Pnrr, ‘Oui-Ovunque da qui’, quest’anno siamo andati in una sessantina di scuole superiori di tutta la Sicilia a incontrare quasi novemila studenti del triennio finale per dimostrare loro quanto convenga e sia fondamentale scegliere l’Università, anche attraverso corsi mirati e attività di laboratorio. È un’azione che continueremo nel tempo, che può costituire la chiave di volta per contrastare l’abbandono universitario”.

A Messina intorno a 23mila iscritti

In crescita anche Messina, che sembra però essersi assestata, dall’anno accademico 2021/2022, intorno a 23mila iscritti. Anche UniMe ha puntato su internazionalizzazione, corsi di laurea innovativi in risposta alle nuove esigenze del mercato del lavoro e ha cercato di essere una risorsa, attraverso il suo contributo scientifico, per la città che deve risolvere numerose criticità. L’obiettivo Messina Città universitaria, con tutto quello che questo comporta e il ruolo che deve rivestire il Comune in termini di vivibilità e servizi efficienti è ancora lontano.

Problemi comuni, in ogni caso, anche alle altre due città metropolitane: “I ragazzi – afferma il rettore palermitano Midiri – segnalano strade poco illuminate e non sicure e su questo purtroppo posso fare poco. Via Archirafi la sera dopo le 19 diventa pericolosa e lì abbiamo dipartimenti e uffici di Chimica, Fisica, Biologia. È scadente anche la pulizia. Altra cosa sono i trasporti: abbiamo richiesto al Comune il potenziamento e faremo a breve un accordo con Amat per avere una scontistica del 30% sugli abbonamenti. Per le zone non connesse ci sarà un accordo con auto e monopattini elettrici nei plessi universitari per la connessione tra le varie aree a prezzi popolari. Il servizio sarà pronto entro l’anno”.

Sulla mobilità sostenibile punta anche UniCt: “Abbiamo appena rinnovato – conferma il rettore etneo Priolo – un accordo con la Fce e l’Amts per l’anno accademico 2023/2024 che permette a tutti gli studenti iscritti all’Università di Catania di sottoscrivere l’abbonamento annuale ai trasporti urbani bus e metro alla tariffa agevolata di 20 euro, richiedendolo on line sul Portale studenti fino al 31 ottobre e utilizzandolo tramite l’app Fce Catania. Per l’alto numero di iscritti e di strutture, distribuite in tutto il territorio urbano, Catania può essere considerata a tutti gli effetti una vera e propria città universitaria. Le agevolazioni sui trasporti riguardano anche gli studenti Erasmus presenti a Catania, che possono ottenere un abbonamento integrato di durata trimestrale, al costo di 15 euro, e il personale dell’Ateneo, che può avere accesso all’abbonamento annuale al costo ridotto di 90 euro”.

La comunità studentesca, però, chiede ulteriori sforzi, come confermano le parole di Damiano Licciardello di Udu. “Sono stati fatti dei passi avanti – dice – ma c’è ancora molto da fare: dal servizio mensa che andrebbe allargato, alle aule che andrebbero attrezzate con ulteriori supporti multimediali fino ai trasporti con navette di collegamento. Le agevolazioni sugli abbonamenti sono positive, ma andrebbe prevista una card oltre l’app sul telefono per facilitare l’accesso in metro quando non c’è connessione internet”.

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