Catania, a causa del Covid “ballano” 5 mila posti di lavoro - QdS

Catania, a causa del Covid “ballano” 5 mila posti di lavoro

Desiree Miranda

Catania, a causa del Covid “ballano” 5 mila posti di lavoro

martedì 13 Ottobre 2020

A rischio più di mille imprese. Pistorio (Fipe Confcommercio): “Gente martellata dalle notizie esce meno”

CATANIA – Situazione difficile per i commercianti a causa dell’aggravarsi della diffusione del Covid-19 e delle strette annunciate dal governo nazionale. Secondo il presidente di Fipe Confcommercio, Dario Pistorio, la situazione è talmente negativa che se continua così, nel settore, si perderà il 30% dei posti di lavoro (circa 5 mila occupati) e il 20% delle imprese (in totale se ne contano circa 6 mila) sarà costretto a chiudere i battenti.

“Purtroppo è una conseguenza inevitabile perché non ci si può più permettere di tenere in piedi una struttura senza incassi”, dice Pistorio. “Già oggi ci sono commercianti che non stano pagando neanche i contributi personali”, aggiunge.

La situazione non è ancora chiara. Tutto è in divenire, ma le prospettive sono tutt’altro che rosee. Pesano le limitazioni a livello locale, come il divieto imposto dal Comune di Catania sulla vendita di alimenti e bevande da asporto dopo le 23. “Riguardano solo alcune aree di settore, ma tutto sommato si può lavorare”, precisa Pistorio.

Ma più dei divieti, è tornata a crescere la paura delle persone che ha comportato un sensibile decremento della clientela negli ultimi giorni. “È una questione psicologica – continua -. La gente, martellata da una serie di notizie di aumento dei casi, sta uscendo di meno”.

Fanno eccezione i più giovani che sembra non vogliano rinunciare alla cosiddetta movida. Anche su questo però ci sono i “pro” e i “contro”. Se da una parte, è soprattutto il loro contributo a sostenere in questo momento i commercianti, dall’altro l’aggregazione e la tentazione di non rispettare a pieno le misure di sicurezza favorisce l’aumento di contagi. A difesa degli esercenti, però, Pistorio ricorda quanti molti di loro siano impegnati in prima linea per sensibilizzare la clientela al rispetto delle direttive anti-covid.

Direttive che ora tornano a spaventare gli esercenti, i quali dopo tanti investimenti fatti per riaprire in sicurezza, rischiano di veder vanificati gli sforzi. A far paura soprattutto il nuovo Dpcm, su cui ancora ci sono tantissime nubi. Si parla di chiusure anticipate e di limitazioni sul numero di partecipanti a eventi privati come i matrimoni. E pensare che, proprio per dare un aiuto al settore, il Governo regionale aveva da poco annunciato un contributo economico fino a 3 mila euro per i futuri sposi.

“Attendiamo questo famoso decreto che dovrebbe uscire il 15. Stanno lavorando tutti alacremente e anche le nostre federazioni nazionali stanno cercando di capire quello che succede. In programma anche una conferenza Stato-Regioni”. A questo proposito, tiene banco anche la questione degli eventuali aiuti che servirebbero per coprire, seppure solo in parte, le perdite degli esercenti.

Il pensiero va anche a quanto accaduto tra la primavera e l’estate. I conti ancora non tornano. Degli aiuti annunciati, Pistorio riferisce al nostro giornale che sono arrivati soldi a fondo perduto per un corrispettivo del 20 per cento dell’anno perso, “ma solo di un mese”. A questo vanno aggiunte le famose 600 euro. Del prestito con garanzia dello Stato, invece, non tutti hanno potuto usufruirne.

“Posto che si tratta di un ulteriore indebitamento, solo l’80 per cento delle aziende è riuscito ad averlo”. Il problema è che le banche hanno valutato il rischio aziendale senza troppo soffermarsi sulla garanzia statale. Anche dalla Regione non è arrivata quella spinta auspicata. “Sappiamo tutti come è andata a finire con il bonuSicilia e il flop del click day”, conclude.

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