Catania e Palermo “regine dell’inflazione” - QdS

Catania e Palermo “regine dell’inflazione”

Michele Giuliano

Catania e Palermo “regine dell’inflazione”

giovedì 22 Dicembre 2022

L’aumento dei costi e delle spese si aggira intorno al 15% nei due capoluoghi siciliani, ben oltre la media nazionale. Unc: i rincari pesano sulle famiglie per circa 3 mila euro in più all'anno

PALERMO – Inflazione sempre più alta per i siciliani, che di mese in mese vedono i propri soldi perdere valore. E arrivare a fine mese diventa sempre più difficile: secondo i dati dell’Istat, elaborati dall’Unione nazionale dei consumatori, Catania è la città con la più alta percentuale di inflazione a livello nazionale, per il mese di novembre 2022, addirittura del 15,3%, quasi 3 punti percentuali in più rispetto alla media della penisola, che si ferma a 11,8%.

In termini assoluti, Catania si trova all’ottavo posto, con un aumento di spesa annua prevista di 3.037 euro per una famiglia. Tutte le città siciliane in classifica registrano valori superiori a quello italiano: Palermo si trova al 18esimo posto, con una percentuale del 14,7% e un aumento di spesa di 2.918 euro; al 42esimo posto c’è Messina, al 13,8% e 2.632 euro.

Quindi, al 46esimo posto incontriamo Siracusa, con un aumento di spesa di 2.575 euro, e una percentuale del 13,5%; poco più in basso, Trapani, al 50 esimo posto, al 13,3% e 2.537 euro.

In ultimo, Caltanissetta, al 59esimo posto, al 12,6% e 2.403 euro.

La Sicilia è al sesto posto della classifica delle regioni, con un rincaro annuo per la famiglia media di 2.673 euro, e una inflazione del 14,3%. Si parla di rincari per ben oltre lo stipendio medio di un siciliano, entrate che molte famiglie non registrano in un mese; aumenti che mettono sicuramente in grande difficoltà molti nuclei familiari.

A livello nazionale in testa alla classifica dei capoluoghi e delle città più care si trova Bolzano dove l’inflazione è pari a +12,3%; la percentuale si traduce nella maggior spesa aggiuntiva, equivalente, in media, a 3.269 euro su base annua.

Al secondo posto Bologna, dove il rialzo dei prezzi del 13,1% determina un incremento di spesa annuo di un soffio inferiore, pari a 3.268 euro per una famiglia media. Sul gradino più basso del podio Ravenna che con +13,5% ha una spesa supplementare pari a 3.262 euro annui per una famiglia tipo.

Al quarto posto Milano (+12%, +3.258 euro), poi Forlì Cesena (+13,3%, 3.214 euro), Modena (+13%, 3.142 euro); al settimo posto Varese (+11,7%, +3.085 euro); dopo Catania, al nono posto si posiziona Trento (+11,5%, 3.010 euro). Chiude la top ten Piacenza, che con +12,4% è la prima città a scendere sotto i 3 mila euro di maggiori costi (2.997 euro).

La città più virtuosa d’Italia è Potenza, con un’inflazione del 9,2% e una spesa aggiuntiva per una famiglia tipo pari a “solo” 1.817 euro. Medaglia d’argento per Catanzaro (+10,1%, +1.886 euro), al terzo posto Reggio Calabria (+10,5%, +1.961 euro).

Seguono, nella classifica delle città in cui si risparmia di più, Campobasso e Ancona entrambe con +2087 euro, al sesto posto Bari (+12,2%, +2.117 euro), poi Aosta, la città con inflazione più bassa d’Italia, +8,6% (+2.129 euro), Caserta (+11%, 2.140 euro) e Ascoli Piceno (+11,4%, +2.154 euro). Chiude la top ten delle città migliori, Brindisi (+13,1%, +2.171 euro).

A livello regionale, invece, in testa alla classifica delle regioni più “costose”, con un’inflazione annua a +11,8%, il Trentino che registra a famiglia un aggravio medio pari a 3.066 euro su base annua.

Segue l’Emilia Romagna, dove la crescita dei prezzi del 12,4% implica un’impennata del costo della vita pari a 2.949 euro, terza la Lombardia, +11,2%, con un rincaro annuo di 2.910 euro.

La regione in cui si spende meno è la Basilicata, +9,1%, pari a 1.762 euro, seguita dalla Puglia (+12,5%, +2.024 euro). Medaglia di Bronzo per la Calabria (+11,2%, +2.049 euro). La Valle d’Aosta ha, invece, l’inflazione più bassa (+8,7%, +2.153 euro).

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