Nelle città siciliane un ecosistema “insano”. A Palermo e Catania insostenibilità da record - QdS

Nelle città siciliane un ecosistema “insano”. A Palermo e Catania insostenibilità da record

Adriano Agatino Zuccaro

Nelle città siciliane un ecosistema “insano”. A Palermo e Catania insostenibilità da record

sabato 13 Novembre 2021

Dall’inquinamento alla mancanza di spazi verdi e ciclabili, i numeri di Legambiente fotografano un’Isola “malata”. Parlano Zanna e Cantarella. Giusto Catania, a Palermo in questi anni passi da gigante

Palermo e Catania hanno il peggiore ecosistema urbano d’Italia. I risultati qualitativi elaborati da Legambiente e che investono le 105 città italiane non lasciano spazio a fraintendimenti. Sono 18 gli indicatori considerati dal report “Ecosistema Urbano” che coprono sei principali aree tematiche: aria, acqua, rifiuti, mobilità, ambiente urbano, energia. Il punteggio nella classifica finale, in centesimi, viene assegnato sulla base dei risultati ottenuti. A chiudere la classifica, dunque, Palermo col punteggio di 26,60, segue Catania al penultimo posto con 29,38. Non va molto meglio a Messina al 101° posto (34,49), Ragusa 97° (36,27), Siracusa 96° (36,73), Caltanissetta 92° (40,44), Trapani 75° (46,32), Enna 52° (53,71) e infine la migliore performance siciliana va ad Agrigento al 47° posto (54,77).

I punteggi assegnati per ciascun indicatore identificano il tasso di sostenibilità della città reale rispetto a una città ideale (non troppo utopica visto che esiste almeno una città che raggiunge il massimo dei punti assegnabili per ognuno dei 18 indici considerati). Nel computo complessivo va considerata poi l’assegnazione di un “bonus” per le città che si contraddistinguono in quattro ambiti: recupero e gestione acque, ciclo dei rifiuti, efficienza di gestione del trasporto pubblico, modal share. Il bonus è pari a un terzo del peso complessivo degli indicatori che si riferiscono all’ambito prescelto, si legge nel report.

“Osservando la coda della graduatoria troviamo le città che già in condizioni normali non riuscivano ad invertire la tendenza e men che meno ci sono riuscite in questo anno, gravato dal peso dell’emergenza pandemica” afferma l’associazione. Penultima, come detto, è Catania che risponde a buona parte del questionario Legambiente ma, inquinamento atmosferico a parte dove si evidenzia una buona qualità dell’aria, troviamo numeri e risposte tutt’altro che esaltanti. Sebbene Catania sia, ad esempio, la migliore nei consumi idrici, con appena 90,8 litri pro capite al giorno, scopriamo che è tra le peggiori in assoluto per la percentuale di acqua dispersa dalla rete con oltre il 68% (68,3%) e che resta ferma ben al di sotto del 10% di raccolta differenziata dei rifiuti, ultima assoluta con appena il 9,1%. Crescono ancora, nel capoluogo etneo, le auto circolanti passando dalle 73 ogni 100 abitanti della passata edizione alle 78 di quest’anno e peggiora anche nell’indice dell’uso efficiente del suolo. Unica nota positiva, insieme alla qualità dell’aria, è il passo avanti evidenziato negli alberi piantumati su suolo pubblico dove Catania passa dagli appena 5 alberi ogni 100 abitanti della passata edizione ai 12 di quest’anno. Davvero troppo poco, scrive Legambiente.

L’ultima della classe è Palermo che conferma sostanzialmente i numeri della passata edizione del rapporto con qualche flessione, come ad esempio nella produzione di rifiuti che sale dai 578 kg/ab annui della scorsa edizione agli attuali 593, in controtendenza con quanto avviene nella stragrande maggioranza delle altre città, oppure nelle auto circolanti dove sale dalle 60 (scorso anno) alle 61 auto ogni 100 abitanti. Evidente nota positiva è però il miglioramento che si registra nei passeggeri trasportati dal servizio di tpl che, in assoluta controtendenza positiva rispetto alla media delle altre città, salgono dai 32 viaggi per abitante all’anno della scorsa edizione agli attuali 40, ma questo purtroppo non è sufficiente ad evitare a Palermo l’ultimo posto.

Passando ad una osservazione delle prime della classe di Ecosistema Urbano 2021 – basato su dati comunali relativi al 2020 – la fotografia è dunque quella di un Paese quasi del tutto fermo anche a causa dell’emergenza sanitaria dove però ci sono realtà urbane che riescono comunque a mantenersi abbastanza vivaci. Sicuramente è il caso di Trento (84,71 punti), Reggio Emilia (77,89) e Mantova (75,14), i capoluoghi che primeggiano nella classifica 2021 del report Legambiente. “Ma questa vivacità la ritroviamo qua e là anche in centri urbani che non occupano posizioni di vertice in graduatoria” si legge nel report. Non di certo al di quà dello Stretto, dove le città siciliane continuano ad annaspare.

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Gianfranco Zanna: “I nodi più critici rifiuti e mobilità, amministratori responsabili ma anche i singoli”

“Utilizzare in maniera intelligente le risorse europee legate al Recovery plan”

Il presidente di Legambiente Sicilia, Gianfranco Zanna, commenta per il QdS i dati emersi nel report e punta il dito contro alcune amministrazioni comunali e cittadini che continuano a perpetrare “cattive abitudini”.

Sicilia sul fondo della classifica: quali i parametri da salvare e quali quelli che ci “affossano”?
“I dati sono riferiti al 2020 e sono stati considerati 6 parametri. Ci sono delle città che possono avere degli aspetti positivi su un ambito e negativi negli altri ma nel complesso è chiaro che la performance delle città siciliane è la seguente: nelle ultime dieci posizioni ci sono cinque città isolane. Spiccano Catania e Palermo sul fondo della classifica. Non ci sono parametri di eccellenza, dunque, e se ne segnalassi uno o due sarebbero comunque penalizzati nella media da tutti gli altri che sono negativi. Sottolineo in particolare, però, due aspetti critici e uno correlato: gestione dei rifiuti e mobilità in connessione all’inquinamento atmosferico. Ritengo questi due elementi siano i veri nodi critici e non potevamo aspettarci risultati diversi con Palermo e Catania che sono ad una percentuale di raccolta differenziata ai minimi termini. Sulla mobilità si è fatto qualcosa ma sono risultati che probabilmente riusciremo a leggere sul 2021. A Palermo registriamo passi avanti con la Ztl e la chiusura di alcune piazze, l’arrivo dei monopattini e l’aumento (non sufficiente) delle piste ciclabili”.

La raccolta differenziata stenta a decollare in alcune realtà. Quali iniziative occorre intraprendere?
“C’è da fare di più da parte di chi ci amministra e grande responsabilità hanno questi ultimi sui pessimi risultati della raccolta differenziata. Non si può dire ‘ho trovato una situazione disastrosa’ perché a Palermo la giunta amministra da 9 anni e a Catania da 4 anni. Sicuramente bisogna rintracciare i cittadini che non pagano la Tari e mettono in difficoltà il bilancio ma anche questa è una responsabilità delle amministrazioni. Non ci sono alibi e scuse su questo. La classifica purtroppo ‘dura’ lo spazio di alcuni giorni, poi l’attenzione cala e la realtà nuda e cruda è che i rifiuti a Catania si tolgono dalle strade con la pala meccanica e a Palermo ci sono continuamente crisi e micro discariche. Un problema dunque per tutta la Sicilia che diventa enorme nelle città metropolitane. Succede che molti comuni virtuosi dell’hinterland di Catania e Palermo hanno la raccolta differenziata ma se le metropoli continuano a mantenere i cassonetti per strada è chiaro che le cattive abitudini perpetrate per cinquant’anni di gettare tutto nell’indifferenziata avranno la meglio. Alcuni cittadini che lavorano a Catania ma sono residenti altrove, ad esempio, ‘lanceranno’ la spazzatura nel primo cassonetto disponibile lungo il tragitto. Bisogna reprimere questi fenomeni e non c’è bisogno di una grande spesa. Quanto costa installare qualche telecamera in più e impegnare i vigili in attività di controllo? Le amministrazioni attivino queste accortezze ed eliminino l’indifferenziata e vedremo se poi ci saranno di questi problemi!”.

La mobilità presenta, invece, qualche punto di forza?
“Sulla mobilità si è fatto qualcosa ma bisogna completare la linea dei tram a Palermo e potenziare la Circumetnea a Catania. Bisogna anche puntualizzare che su questo tema il singolo cittadino può fare molto e ha molte colpe: su tutte, quella di utilizzare sempre i mezzi privati per qualsiasi motivo e anche per brevi spostamenti. La mobilità sostenibile esiste, può alleviare il traffico e diminuire gli incidenti e l’inquinamento: mi riferisco al car-sharing, all’utilizzo della bicicletta e dei monopattini. Auspichiamo che le risorse europee legate al Recovery plan vengano utilizzate in maniera intelligente per recuperare i rifiuti, per mettere in moto un’economia circolare con scelte sostenibili che facciano diventare anche le città siciliane più green”.

“Dal verde ai rifiuti i risultati si vedranno nel tempo”

Fabio Cantarella, assessore all’Ambiente del comune di Catania con delega ad ecologia e sicurezza, risponde al Qds sui dati etnei poco incoraggianti emersi dal report “Ecosistema Urbano”.

Catania viene fuori con “le ossa rotte” dall’esame dei parametri di sostenibilità. Partiamo dal verde…
“Sotto l’aspetto del verde cittadino c’è stata un’attenzione crescente e in consiglio comunale già due anni fa abbiamo fatto approvare il regolamento per la tutela del verde pubblico e privato che non esisteva. Mi viene in mente il progetto ‘2.000 alberi per Catania’ che si è concluso da due mesi. Ad inizio anno è stato fatto inoltre un accordo per piantumare circa 14.000 alberi al parco di Monte Po. Abbiamo riaperto il boschetto della Playa e fatto altre piantumazioni in loco, si trattava di un’area che non era più a disposizione del cittadino perché era insidioso praticarla. Tutte iniziative quelle citate che si prefiggono la riforestazione urbana. Una politica di tutela dell’ecosistema urbano, insomma, l’amministrazione l’ha avviata”.

Tema dei rifiuti, come procede la raccolta differenziata?
“Dal primo novembre è scattato il nuovo appalto che la estende in tutto il territorio. L’8 novembre è stata la volta di San Giorgio e San Giovanni Galermo. Buona parte dei cittadini ha risposto bene e si tratta di quartieri difficili in cui non si era mai fatta questo tipo di raccolta. Si ricordi che abbiamo ereditato una raccolta differenziata destinata a poco più del 10% del territorio. Abbiamo messo in atto tutti i meccanismi che potevamo mettere in atto anche attivando isole ecologiche mobili. Sono tutte iniziative che daranno risultati col tempo e che sono state messe in campo nonostante ci sia un ‘buco’ di 1,6 miliardi e quindi ogni piccolo passo è da considerarsi un miracolo”.

“Negli ultimi anni abbiamo fatto dei passi da gigante”

Giusto Catania, assessore all’urbanistica, ambiente e mobilità del Comune di Palermo, difende il cammino intrapreso dall’amministrazione per voltare pagina. “La classifica ci dà uno stimolo a continuare nella strada che abbiamo intrapreso per rendere sempre più ecologica la città, a investire sempre di più sulla mobilità sostenibile, sul consumo zero di territorio”.

“La classifica è il risultato di un percorso, la città è in movimento e si è avviato un percorso che si vedrà tra un po’. Se guardiamo gli aspetti che determinano questa classifica ci accorgiamo che abbiamo fatto dei passi da gigante negli ultimi anni su alcuni temi come la pedonalizzazione, le piste ciclabili (che hanno raddoppiato i km percorribili dall’ultimo rilevamento). Rimane il problema delle tante automobili circolanti e il problema annoso dei rifiuti che è un tema tutto siciliano che riguarda soprattutto l’impiantistica ed è di matrice regionale”.

“Ci sono ritardi oggettivi e reali soprattutto in termini di produzione e smaltimento di rifiuti: malgrado diminuisca il numero di abitanti della città, aumenta la produzione di rifiuti e in questo l’emergenza sanitaria ha avuto un peso; si pensi alle mascherine usa e getta e a tutti i dispositivi di protezione che ogni giorno finiscono nel cestino”.

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