Clima, 6 giovani portano 32 Paesi davanti a Corte Europea - QdS

Clima, sei giovani portoghesi portano 32 Paesi davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo

redazione

Clima, sei giovani portoghesi portano 32 Paesi davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo

Giulia Biazzo  |
giovedì 28 Settembre 2023

Ieri prima udienza del processo contro gli Stati accusati di inazione rispetto al riscaldamento globale. Save the children: "Bambini in prima linea, vanno coinvolti nelle decisioni e nelle politiche"

Strasburgo – Ieri sono stati ascoltati dalla Corte europea dei diritti dell’uomo sei portoghesi, tra bambini e giovani adulti, in merito all’accusa di inadempimento da parte di ben 32 paesi rispetto agli impegni sanciti dall’Accordo di Parigi del 2015 sul clima. Il caso è il Duarte Agostinho del 2020, il primo mai arrivato alla Corte Europea sui cambiamenti climatici e per la prima volta c’è un numero di paesi accusati così numeroso.

Andrè (15 anni), Catarina (23anni), Claudia (24 anni), Mariana (11 anni), Martim (20 anni) e Sofia (18 anni): sono loro che hanno presentato un ricorso, accolto dalla Corte Europea, che ha concesso status di priorità alla causa per l’entità della questione, rinviando alla grande Camera della Corte. Il presidente della corte, Síofra O’Leary, aprendo l’udienza, ha dichiarato all’aula gremita: “Il caso riguarda gli articoli 2, 3, 18 e 14 (della Convenzione europea sui diritti umani) per quanto riguarda l’impatto del cambiamento climatico… che si traduce in ondate di caldo e incendi che colpiscono la vita dei ricorrenti e salute”.

I bambini vogliono salvare il pianeta

I bambini vogliono salvare il pianeta e per farlo non intendono fare sconti a nessuno: i paesi nel mirino sono accusati di non adottare le misure adeguate per trattenere l’aumento del riscaldamento globale al di sotto della soglia di +1.5 gradi e di avere un atteggiamento di inerzia di fronte al diritto alla vita, a un ambiente sano e protetto, e alla sicurezza, il che violerebbe le normative europee. I Paesi coinvolti rischiano, in questo modo, un vincolo più rigido all’azione. Nella stessa direzione, d’altronde, va il Comitato delle Nazione Unite che ha da poco stabilito che le mancate azioni dei governi in materia di crisi ambientale costituiranno una violazione dei diritti dell’infanzia.

“I bambini sono in prima linea nella lotta al cambiamento climatico che minaccia il loro diritto all’infanzia, per questo devono essere coinvolti nelle decisioni ed avere una voce nelle nuove politiche climatiche” dichiara Save The Children che mostra massima solidarietà ai bambini uditi ieri alla Corte.

Proprio in merito all’innalzamento delle temperature e all’emergenza climatica, il nostro Quotidiano di Sicilia lo scorso 14 Aprile ha intervistato Piero Lionello, ordinario di fisica all’Università del Salento e uno degli autori dell’ultimo rapporto Ipcc: “Il tempo a disposizione per riuscire a contenere il cambiamento globale entro i limiti dell’accordo di Parigi e garantire un futuro sostenibile è ormai limitato” dichiarava Lionello mettendoci in guardia “I rischi sono molteplici: insufficienti risorse idriche per il settore agricolo, transizione verso climi aridi e caldi con perdita di ecosistemi sia terrestri che marini, abbandono di insediamenti e attività costiere per l’erosione delle coste”.

Emergenza climatica innegabile

Che un’emergenza climatica ci sia è innegabile e che coinvolga direttamente casa nostra è un dato: siccità, ondate di calore, alluvioni e uragani sono ormai all’ordine del giorno nel Mediterraneo e in particolare nei comuni costieri. Dal 2010 al giugno 2023 sono ben 712 gli eventi meteorologici estremi, su 1732 eventi totali, avvenuti in 240 dei 643 comuni costieri (pari al 37,3%) e 186 sono le vittime su un totale di 331 in tutta Italia. Negli ultimi 23 anni la regione più colpita è stata la Sicilia con 154 eventi estremi, seguita dalla Puglia con 96, la Calabria con 77 e la Campania con 73 (dati Osservatorio Città Clima Legambiente).

Le risposte globali quindi sono necessarie ma confliggono con la lentezza della nostra regione Sicilia a cui lo scorso 14 aprile faceva riferimento il professore dell’UniPa Leonardo Noto: “Noi siciliani siamo storicamente abituati a questi fenomeni ma anche la siccità si sta intensificando e il deficit di precipitazioni ha provocato un accumulo delle risorse idriche molto limitato.

E’ questa una delle nostre principali emergenze: l’aumento della disponibilità idrica con efficientamento dei serbatoi che al momento hanno più di 50 anni e grossi volumi di interrimento dovuti all’erosione idrica” dichiarava Noto che dava comunque uno spiraglio di speranza “La Sicilia può dare un contributo importante per lo sviluppo sostenibile, anche se a volte le prese di posizione dei politici vanno in senso opposto. Bisogna guardare bene agli impianti ed evitare speculazioni, senza azzoppare le energie rinnovabili”.

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