Comuni siciliani stracolmi di dipendenti, ma la qualità scarseggia nonostante la quantità - QdS

Comuni siciliani stracolmi di dipendenti, ma la qualità scarseggia nonostante la quantità

Paola Giordano

Comuni siciliani stracolmi di dipendenti, ma la qualità scarseggia nonostante la quantità

giovedì 26 Ottobre 2023

A fronte di organici ben nutriti dal punto di vista numerico, l’efficienza nei Municipi siciliani sembra una chimera, come si evince dall’European quality index

PALERMO – Tanti dipendenti, poche professionalità: questo continua a essere, ormai da decenni, il paradosso dei nostri Enti locali, una “storia infinita” che, ciclicamente, torna alla ribalta delle cronache ma rimane irrisolta.

Nei Comuni dell’Isola sono 39.346 le unità in servizio

A confermare che gli uffici dei Municipi siciliani pullulino di personale sono gli ultimi dati disponibili, relativi al 2021, pubblicati dall’Ifel nel recente report “Personale comunale e formazione: competenze e scenari – Quarta edizione 2023”: nei soli Comuni dell’Isola sono 39.346 le unità in servizio. L’11,5 per cento cioè degli oltre 340.000 tra dirigenti e dipendenti comunali sparsi nella Penisola. Un “esercito”, quello siciliano, secondo solo a quello della Lombardia (52.741 unità), regione che – è giusto ricordare – conta il doppio degli abitanti dell’Isola.

Proprio in rapporto alla popolazione si registra, nel report dell’Istituto per la finanza e l’economia locale, un altro risultato negativo: in Sicilia vi sono ben 8,09 unità impiegate nei Comuni ogni 1.000 abitanti, contro una media nazionale ferma a 5,79 dipendenti ogni 1.000 cittadini. Un valore che “regala” all’Isola il terzo gradino del podio, dopo il 9,83 della Valle d’Aosta e il 9,04 del Trentino Alto Adige.

Tanti dipendenti dovrebbero garantire l’efficienza

C’è chi è messo peggio di noi, si dirà, ma a un’attenta analisi emerge un dato che ribalta la situazione. Una schiera così cospicua di personale dovrebbe infatti garantire livelli di efficienza, nella nostra Pubblica amministrazione, tra i più alti. Eppure non è così: lo dimostra l’ultimo European quality of government index (Eqi), il report finanziato dalla Commissione europea e sviluppato dal Quality of government institute dell’Università di Göteborg, che valuta il funzionamento dei servizi pubblici e i livelli di imparzialità e di corruzione delle istituzioni. In una sola parola: la qualità. Nei risultati dell’ultima edizione di tale studio, che risale proprio al 2021 (stesso anno di riferimento dei dati dell’Ifel) l’Isola, piazzandosi in 221^ posizione tra le 238 regioni prese in esame, è l’ultima tra le ultime a livello nazionale. La provincia autonoma di Trento invece si piazza al 130° posto e quella di Bolzano al 143°, mentre la Valle d’Aosta è in 162^ posizione. Segno che l’efficienza nella Pubblica amministrazione si conferma un “lusso” che l’Isola non riesce ancora a permettersi.

La quantità non fa qualità

Resta quindi il solito problema: la quantità non fa qualità. Una situazione cui si sta cercando di rimediare attraverso una più serrata formazione del personale. Sul fronte della formazione del personale, il rapporto dell’Ifel piazza la Sicilia, per l’anno 2022, tra le Regioni con la copertura territoriale più elevata in termini di Comuni raggiunti (58,7%) e tra quelle in cui si osservano dei forti incrementi in termini di copertura comunale rispetto al 2021 insieme a Toscana (88,3 per cento), Emilia-Romagna (85,5 per cento) e Umbria (79,3 per cento). La “peggiore” performance è invece registrata dalla Calabria (28,2 per cento).

Per quanto ci si sforzi di migliorare la qualità a servizio dei cittadini, l’impressione è che le criticità restino: serve dunque continuare a puntare su una sempre maggiore attività nel campo della formazione. Ma bisogna fare in fretta.

mario emanuele alvano ancisicilia

“Formazione essenziale, ma è necessario fare di più”

PALERMO – Per leggere e commentare i numeri appena descritti abbiamo intervistato il segretario generale dell’Associazione dei Comuni siciliani (Anci Sicilia), Mario Emanuele Alvano, che ha posto ancora una volta l’accento sulla cronica assenza di figure tecniche indispensabili per il buon andamento di un Ente locale.

Secondo l’ultimo report sul personale dei Comuni elaborato dall’Ifel la Sicilia, con poco più di otto dipendenti ogni mille abitanti, è terza al livello nazionale dopo Valle d’Aosta e Trentino-Alto Adige. Queste ultime due regioni, però, a livello di efficienza della Pubblica amministrazione, come attesta l’Eqi 2021, sono ben al di sopra dell’Isola. Come legge questo dato?
“Il dato nella sua complessità dice poco, va analizzato considerando i profili professionali e il settore all’interno del Comune in cui queste persone sono impiegate e impegnate. A quel punto, probabilmente scopriamo che abbiamo da scontare un dato storico in Sicilia e cioè quello dei processi di stabilizzazione effettuati nel corso degli anni, perché Leggi regionali hanno di fatto consentito e invogliato i Comuni, con contributi e finanziamenti, a fare un certo tipo di assunzioni a tempo determinato, legando alla Pubblica amministrazione per tanti anni persone che, legittimamente, hanno rivendicato la stabilizzazione. Queste persone per una lunga parte del loro periodo lavorativo non hanno avuto quella condizione di sicurezza, di certezza e anche di possibilità di specializzarsi che ha un dipendente assunto con contratto a tempo indeterminato”.

Alla luce di questa sua attenta ricostruzione, grazie ai fondi del Pnrr c’è stata la possibilità per i Comuni di andare a coprire le lacune professionali?
“Assolutamente no, non soltanto con i fondi del Pnrr ma neanche con l’ultima norma che consentirà ai Comuni di assumere persone per l’utilizzo delle risorse europee. Questa saranno assunzioni a tempo indeterminato a differenza di quello che è avvenuto con il Pnrr, dove le assunzioni sono state a tempo determinato perché figure immaginate per assolvere al compito di utilizzare le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Quello che manca in Sicilia, ed emerge da una lettura ragionata del dato Ifel, è l’avere all’interno di alcuni uffici strategici, penso in prima battuta ai Servizi finanziari e all’Ufficio tecnico, figure professionali adeguate al compito arduo di tali uffici. Molti Enti non hanno la figura del responsabile finanziario dell’Ente. Mancano ingegneri, geometri, architetti, figure tecniche che sono il presupposto per ogni utilizzo di risorse, quindi Pnrr ma in generale anche altre risorse che a diverso titolo i Comuni hanno per gli investimenti. Ogni volta che si chiede a un Comune di fare un’attività vi è un appesantimento degli uffici rispetto all’ordinario, ma non ci si pone il problema di potenziare l’ufficio. Per ogni azione che si prevede, dai Pnrr ai fondi comunitari e quant’altro, bisogna porsi il problema se sul piano della gestione ordinaria quell’azione appesantisce l’ufficio e quindi richiede una qualche forma di sostegno sul piano organizzativo. Il dato numerico non descrive la condizione organizzativa di un Ente”.

Sul fronte della formazione del personale l’Isola migliora, passando dal 66 al 75 per cento di Comuni raggiunti dalla formazione. Il dato è migliorato a suo avviso perché siamo “più bravi” o perché i dipendenti non hanno le necessarie competenze e quindi hanno più bisogno di formazione?
“A prescindere dal dato, come Anci Sicilia credo che un piccolo contributo sostanziale lo abbiamo dato e lo diamo considerando il numero di eventi formativi e informativi che abbiamo organizzato a titolo gratuito e di qualità con esperti della materia trattata. Mi permetto quindi di dire che anche noi abbiamo fatto la nostra parte. Non basta però: il dato non mi rassicura, non mi soddisfa perché c’è da ripensare a un’azione di formazione profonda. Le faccio un esempio: parliamo tanto di digitalizzazione e quindi di transizione digitale con il Pnrr e siamo tutti consapevoli dell’importanza strategica che questo tema ha nella efficacia dell’azione di un Ente pubblico nel rapporto con il cittadino e con l’impresa. Accanto alle imponenti risorse che sono state stanziate io credo di poter affermare che, se guardiamo al comparto degli Enti locali in Sicilia, in alcuni casi occorre ancora una forte azione di alfabetizzazione informatica, di acquisizione di alcuni degli elementi più elementari: dall’utilizzo adeguato di internet e dei principali portali e banche dati all’uso dei principali applicativi, penso a Excel e banalmente anche a Word. La materia della Pubblica amministrazione e gli ambiti di competenza dei Comuni sono numerosi e particolarmente complessi da gestire, per cui se si è fatto un passo avanti è positivo, ma posso dire che ci sarebbe ancora tanto su cui investire”.

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