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Pandemia di coronavirus e obesità, l’intervista all’esperto

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Pandemia di coronavirus e obesità, l’intervista all’esperto

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sabato 10 Aprile 2021

Dei disordini alimentari tipici di questo periodo, delle loro conseguenze e dei consigli utili per gestirli, abbiamo parlato con la Dottoressa Ornella Treppiedi, biologa-nutrizionista di Palermo.

Pandemia di Coronavirus: un’epidemia a carattere sanitario, psicologico e sociale, caratterizzata dal protrarsi di severe restrizioni relative agli spostamenti più elementari e alle basilari attività rientranti nel concetto di Wellness, come le palestre.

Una condizione, al più, di semi-libertà che ha portato, dal Marzo 2020, al proliferare di tutta una serie di Disturbi del Comportamento Alimentare, capaci di disegnare un quadro preoccupante della salute degli italiani.
Dei disordini alimentari tipici di questo periodo, delle loro conseguenze sulla salute, nonché dei consigli utili per gestirli, abbiamo parlato con la Dottoressa Ornella Treppiedi, biologo nutrizionista operante a Palermo.

Dottoressa Treppiedi, la pandemia ha davvero portato a un aumento dei casi di sovrappeso e obesità?

“Lontani dalle palestre e dalle piscine, quasi succubi delle limitazioni del movimento, ormai il tempo libero si passa spesso sul divano o davanti al pc. Oggi, a un anno e più di quarantena, alternata a periodi di pseudolibertà, non siamo ancora capaci di creare un ambiente favorevole per il mantenimento di uno stile di vita sano.

Forse più consapevoli di ieri sui danni creati dall’isolamento prolungato, a oggi, a mio avviso, non abbiamo fatto tesoro dell’esperienza accumulata nei mesi scorsi e continuiamo, imperterriti, a commettere gli stessi errori – sottolinea Treppiedi – L’inattività fisica forzata e il consumo di alimenti a più alta densità calorica durante il periodo di quarantena hanno favorito l’insorgenza o l’aggravarsi di sovrappeso e obesita’ e delle malattie cardio-metaboliche a essi associate.

Questo è un dato di fatto: la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità ha ammonito che le misure di prevenzione da contagio da malattia da COVID-19 aumentano il rischio di obesità: in questo contesto l’accumulo di grasso addominale comporta un deterioramento del sistema immunitario e uno stato di infiammazione cronica, fattori che potrebbero predisporre l’instaurarsi della Sindrome Metabolica, con conseguenze negative su tutto il sistema cardiovascolare. Il nostro obiettivo da clinici è quindi individuare precocemente i segnali legati ai disordini alimentari”.

Sul versante terapeutico e della prevenzione cosa può suggerirci, con riguardo al ruolo dell’attività fisica come “medicina” al pari del cibo sano?

“Per ridurre il rischio di complicanze, bisogna monitorarsi, tenendo sotto controllo il peso e mantenendo la circonferenza addominale, misurata all’ombelico, sotto gli 88 cm per le donne e i 102 cm per gli uomini – continua lo specialista – in questo scenario pandemico, è poi importante ricordare che un’attività fisica regolare ha un ruolo fondamentale nel potenziare la risposta immunitaria antivirale, riducendo l’incidenza delle infezioni delle alte vie respiratorie, fenomeno riscontrabile spesso nelle persone obese o in sovrappeso, e limitando gli effetti dell’immunosenescenza, ovvero del declino della risposta immunitaria nei soggetti anziani, la popolazione più vulnerabile al COVID-19.

In definitiva, a mio avviso, si può e si deve cominciare a vivere questa situazione, che si è protratta fin troppo a lungo, con più consapevolezza, rispondendo con maggiore inventiva alle restrizioni che molto probabilmente ci accompagneranno ancora per qualche mese. Per ovviare alla chiusura delle palestre e delle piscine, e’ sufficiente seguire poche e semplici regole.

In casa o fuori casa, possiamo essere attivi con dei semplici accorgimenti, come passeggiare mentre si parla al telefono, portare fuori il nostro animale domestico, utilizzare la bicicletta, fare le scale evitando l’ascensore, e, per i più giovani, giocare attivamente, meglio se all’aria aperta o con videogiochi che implicano una componente di attività fisica.Se lavoriamo in smart-working, le correnti linee guida raccomandano di ridurre il tempo di sedentarietà con delle pause (alzandosi dalla propria sedia per almeno tre minuti ogni trenta minuti circa) durante le quali assumere la postura eretta o camminare. Se, e quando possibile, l’indicazione è quella di fare almeno 150 minuti a settimana di attività fisica di moderata intensità”. 

Angela Ganci

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