Corruzione: un tappo che blocca lo sviluppo - QdS

Corruzione: un tappo che blocca lo sviluppo

Carlo Alberto Tregua

Corruzione: un tappo che blocca lo sviluppo

giovedì 19 Maggio 2022

Il merito viene soffocato

Perché il nostro Paese è stato ricostruito in modo incredibilmente rapido dopo la Guerra e poi via via il processo ha rallentato visibilmente?
Accade in tutte le epoche: quando il bisogno è bruciante, la gente corre, si impegna, suda, fatica, non guarda orari, domeniche e feste comandate.

Poi, pian piano, il benessere comincia a diffondersi e con esso le mollezze. Rallenta la voglia di fare e cominciano a venire fuori tutta una serie di schiribizzi che portano a un primo stallo della crescita.
Una volta che le cose hanno avuto un primo gradino di miglioramento, i successivi gradini sono più bassi. Si comincia a diffondere la corruzione, che è un venticello, come la calunnia del Barbiere di Siviglia: non si vede, è “calmo e gentile”, si diffonde silenziosamente ma inesorabilmente e comincia a rallentare per poi bloccare i processi di crescita.

La corruzione, si sa, è nata con l’uomo, insieme alla prostituzione, e con esso morirà. Quindi è inestirpabile e inestinguibile, ma fa più danni della bomba atomica.

Chi ha inventato la corruzione? Bella domanda che non ha risposta. Ovvero ce l’ha: l’uomo.
A che serve? Altra seconda bella domanda che ha una risposta: a dare vantaggi a chi la usa e, ovviamente, a dare svantaggi a coloro contro cui viene usata.

Si può combattere? Terza domanda che ha una risposta parzialmente alternativa. Anzi, si deve combattere, ma la vittoria assoluta è molto improbabile proprio perché essa si annida nelle viscere delle persone umane. Non tutti, per fortuna, anzi non nella maggioranza di esse. Tuttavia quella minoranza, che la usa in misura modesta o eccessiva, danneggia il tessuto buono e onesto della Comunità.

Quanto precede è sotto gli occhi di tutti. Se ne parla, si vedono e si sentono servizi informativi relativi ai successi delle Forze dell’Ordine. Ma essi sono limitati quantitativamente perché è difficile scovare chi corrompe e chi si fa corrompere, soprattutto nella Pubblica amministrazione, ove circolano decine di milioni di fascicoli e per ognuno di essi vi è una potenziale fattispecie di corruzione.
La questione è chiara, la soluzione meno.
Prospettato il problema vecchio come il cucco, tentiamo di offrire alla valutazione dei cortesi lettori una qualche soluzione.

Cominciamo dalla testa dei problemi. La corruzione nasce quando le leggi e i sottostanti decreti e regolamenti sono tortuosi, macchinosi, oscuri e consentono mille possibilità di violare le stesse norme.
Se il legislatore scrivesse – secondo l’obbligo delle preleggi – in modo chiaro e inequivocabile, probabilmente tutti coloro che applicano la legge, nel settore pubblico e privato, avrebbero meno possibilità di violarla.

Il secondo aspetto che intendiamo evidenziare riguarda la capacità e l’onestà dei pubblici dipendenti che, nei rapporti con cittadini e imprese, dovrebbero essere precisi, puntuali e puliti, nel senso di dare a Cesare quel che è di Cesare e di dire di no quando va detto di no.
L’odiosa frase “ungere le ruote” è propria di chi cerca di aggirare gli ostacoli, i divieti e certe volte le assurde negazioni che, appunto, la tortuosità delle leggi consentono.

L’effetto negativo più grosso della corruzione è che costituisce un tappo per lo sviluppo, perché da essa scaturisce spesso il non fare o il fare male, con la conseguenza che chi invece vuole fare e fare bene, è impedito. A meno che? A meno che non sganci la “cagnotte”, vale a dire l’obolo che fa girare le ruote.

Abbiamo sentito inchieste di imprenditori costretti a pagare tangenti solo per avere autorizzazioni o bonifici cui avevano diritto. Hanno sbagliato, però sono stati indotti in errori, che hanno pagato duramente, solo per ottenere quanto dovevano ottenere.
Il tappo allo sviluppo oggi è molto diffuso, vi sono decine di migliaia di pratiche bloccate nelle regioni, nei ministeri e nei comuni, che a loro volta tengono bloccate somme di miliardi e quindi posti di lavoro che non vengono attivati.

Si tratta di una catena perversa che una classe politica mediocre e senza competenze non riesce a evitare.
Ricordiamocene quando potremo esercitare il nostro diritto di scegliere votando.

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