Corte di Strasburgo, sfida di sei giovani - QdS

Corte di Strasburgo, sfida di sei giovani

Carlo Alberto Tregua

Corte di Strasburgo, sfida di sei giovani

sabato 30 Settembre 2023

Cambiamento climatico

Dopo le note vicende durate anni della giovane sedicenne svedese, Greta Thunberg, in giro per il mondo per avvertire (e risvegliare) l’Umanità degli immensi pericoli che sta correndo – stringendo le spalle e chiudendo gli occhi – ecco che sono arrivati alla ribalta sei giovani portoghesi, i quali hanno intrapreso una controversia contro i Paesi europei e non solo presentando istanza alla Corte Europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, alla quale sono associati 47 Paesi.

Si tratta di un’iniziativa simbolica perché sostanzialmente tale Corte non ha alcun potere concreto. Alla fine con le proprie sentenze enuncia dei principi, avverte dei pericoli, prospetta soluzioni, ma poi sono i singoli Stati del mondo che devono approvare le leggi per tentare di attenuare la profonda trasformazione che sta avvenendo nel nostro Pianeta.
Che vi sia un cambiamento sostanziale nel funzionamento di tutto quanto riguarda il pianeta Terra, non vi è alcun dubbio. Che, però, le preoccupazioni siano di facciata e non sostanziali, confermano quanto precede.

Tra i nove limiti planetari che non bisognerebbe superare per garantire la qualità della vita umana sulla Terra, vi è il cambiamento climatico, provocato dalle emissioni di gas a effetto serra dovute alle attività umane. Ne fa parte la CO2, naturalmente prodotta dagli esseri viventi e assorbita dal mondo vegetale. Il problema si pone poiché essa, insieme ad altri gas come il metano, viene emessa in eccesso e quindi non riesce a essere riassorbita dal sistema terrestre.

Le persone umane, dotate di intelligenza e libero arbitrio, sono anche profondamente egoiste e quindi guardano l’oggi e non il domani. Conseguentemente compiono atti scellerati per vivere meglio il presente, allontanando dalla loro visione il futuro.

Questo comportamento è vile perché si potrebbe tradurre nella frase: “I vecchi rubano il futuro ai giovani”. Il concetto è il medesimo per quanto riguarda le pensioni: quando i giovani e le giovani diventeranno vecchi/e, non troveranno l’assegno pensionistico.

Ecco perché qualunque iniziativa presa dai giovani va sostenuta e non considerata velleitaria, sol perché non produce effetti concreti. Quanto meno alimenta l’allarme, per cui i responsabili delle istituzioni mondiali non potranno dire che non sapevano le conseguenze dei loro comportamenti contro l’Umanità.

Non sappiamo quale possa essere il limite oltre il quale vi sarà un punto di rottura. Non ce lo dice la scienza, non ce lo dicono i ricercatori, non ce lo dicono i competenti di ambiente. Ma una cosa è certa: il punto di rottura (irreversibile), valutato in decine o centinaia di anni, non è poi così lontano. Tutt’altro.
Ogni qual volta che i Paesi volenterosi firmano un patto, esso ha la carenza di non essere concreto, cioè di non rappresentare soluzioni effettive. Di solito non è altro che un insieme di onorevoli intenzioni che poi non si traducono in comportamenti e, per i Paesi che l’hanno sottoscritto, in leggi coattive, con la conseguenza che tutto rimane nel limbo delle intenzioni.

Nonostante ciò, bisogna non solo applaudire, ma sostenere tutti i giovani che pongono la questione ambientale all’opinione pubblica mondiale, comprendendo che essi si difendono in quanto, quando diventeranno adulti o invecchieranno, dovranno avere il diritto di non trovare macerie, ovvero di vivere in condizioni di enormi difficoltà, perché le nostre generazioni, con sommo egoismo, non hanno fatto quanto avrebbero dovuto per migliorare la questione ambientale, anzi hanno provocato danni.

Non c’è potere al mondo che possa indurre questo o quel Paese sulla strada del buonsenso, c’è solo il tentativo di diffondere la cultura ambientale e far crescere la comprensione del sistema Terra, di quali siano le cause che lo stanno turbando e delle azioni concrete da iniziare.

In questa rassegna non vogliamo trascurare le soluzioni tecniche che i/le ricercatori/trici stanno sviluppando, tra cui quelle capaci di riassorbire la CO2 dell’atmosfera utilizzata come energia, anche se bisogna sottolineare che ciò non basta e che serve agire subito. Ci auguriamo che i risultati arrivino entro questo decennio.

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