Crisi di Governo, un fallimento per la politica - QdS

Crisi di Governo, un fallimento per la politica

Carmelo Lazzaro Danzuso

Crisi di Governo, un fallimento per la politica

giovedì 04 Febbraio 2021

I Palazzi romani si sono dimostrati sordi e lontani. I sindaci, al contrario, si sono avvicinati alle comunità

“Avverto il dovere di rivolgere un appello a tutte le forze politiche presenti in Parlamento perché conferiscano la fiducia a un Governo di alto profilo, che non debba identificarsi con alcuna formula politica”. Con queste parole il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, si è rivolto agli italiani dopo i tentativi andati a vuoto di creare un nuovo Governo tra Movimento 5 stelle e forze di centrosinistra. Un possibile Conte ter che è naufragato ancora prima di salpare.

Parole che hanno anticipato di poco la notizia della convocazione di Mario Draghi al Quirinale e la chiara intenzione del Presidente della Repubblica di affidare la guida del Paese a una personalità che di sfide difficili, nel corso della sua carriera, ne ha affrontate e vinte moltissime. Draghi è stato più volte definito l’italiano che ha salvato l’Europa: come presidente della Banca centrale europea, infatti, ha pronunciato quel “Whatever it takes” (“A qualunque costo”) che lo ha guidato nel tentativo di fermare i mercati e tutelare i Paesi in tensione per l’andamento dei tassi sui titoli di Stato. A lui si deve il Quantitative easing, l’iniziativa della Bce per sostenere i loro titoli sul mercato.

Il Presidente Mattarella lo ha scelto per guidare l’Italia nella gestione delle risorse stanziate nell’ambito di Next generation EU, una sfida che il nostro Paese non può permettersi di prendere sotto gamba, anche perché, come ha sottolineato lo stesso Draghi nei mesi scorsi in riferimento alle risorse del Recovery Fund, “se saranno sprecate il debito alla fine diventerà insostenibile perché i progetti finanziati non produrranno crescita”.

Al di là delle considerazioni di merito, quella frase pronunciata dal Capo dello Stato, “un Governo di alto profilo, che non debba identificarsi con alcuna formula politica”, sembra aver certificato la sconfitta di una classe politica che non è stata in grado di rispondere alle necessità manifestate dai cittadini in questo difficilissimo momento. Mentre gli italiani attendevano risposte per capire come venire fuori dalla pandemia, quando si potranno vaccinare, se e quando potranno tornare al ristorante, in vacanza, a sciare o al cinema (giusto per fare qualche esempio), a Roma sono state perse settimane inutilmente e quel sentimento di disinteresse e diffidenza nei confronti dei Palazzi sembra essere aumentato ancora di più.

Curioso che ciò sia avvenuto proprio negli anni in cui il Movimento 5 stelle – che ha fatto della lotta a una politica ciarlona e inconcludente la propria bandiera – ha avuto una maggiore rappresentanza in Parlamento.

In questo quadro così desolante, in particolare dopo questi difficilissimi mesi di pandemia, ecco che è tornata ad assumere un ruolo fondamentale la figura del sindaco, anche perché i Comuni sono riusciti a dimostrare la loro vicinanza a chi più di ogni altro ha subito le conseguenze del lockdown, sia sociali che economiche. Lo hanno fatto anche utilizzando i social network, con dirette e aggiornamenti quotidiani sulle attività promosse dai rispettivi Enti per arginare la pandemia.

Basti pensare al sindaco di Messina, Cateno De Luca, le cui dirette Facebook sono sempre seguitissime, ma è sufficiente anche scorrere, a campione, il profilo di uno qualunque dei primi cittadini della nostra Isola per comprendere come anche in Sicilia il dialogo diretto, anche digitale, con la comunità stia ormai diventando un punto fisso nell’agenda delle varie Amministrazioni.

Ascoltare i territori è forse ciò che più è mancato ai Governi che si sono alternati in questa legislatura. Ed è proprio da qui che dovrà ripartire Draghi, magari riservando un occhio di riguardo al Sud e alle sue potenzialità di crescita. Perché se non riparte il Mezzogiorno, difficilmente riuscirà a farlo anche il resto dell’Italia.

Maria Greco, sindaco di Agira

Maria Greco, sindaco di Agira

Intervista al sindaco di Agira, Maria Greco, confermata a ottobre per il secondo mandato

“I sindaci sono riusciti a dimostrare di saper dare risposte ai territori”

Nel corso del 2020, come detto, le Amministrazioni locali hanno lavorato sodo per dare un sostegno concreto alle famiglie, agli imprenditori e alle fasce sociali più deboli, che hanno subito sulla loro pelle le conseguenze economiche e sociali delle limitazioni imposte per contenere la pandemia.

I Comuni, dunque, si sono dimostrati vicini alle esigenze dei cittadini e questo atteggiamento, in molti casi, è stato ripagato. Come hanno dimostrato anche i risultati delle ultime Amministrative di ottobre, quando molti sindaci sono stati riconfermati. Tra chi ha ricevuto una risposta molto importante dalla propria comunità c’è Maria Greco, sindaco di Agira, che ha ricevuto il voto dell’80,85%. Se dunque la politica dei palazzi di Roma sembra sempre più distante dai problemi quotidiani dei cittadini, quella locale sembra essere pronta ad ascoltare e lavorare per i problemi di tutti i giorni denunciati dalla comunità.

“Quanto accaduto in questi giorni a Roma – spiega il sindaco Greco – rappresenta senza dubbio una durissima sconfitta per tutta la classe politica e i cittadini lo hanno percepito. Al contrario, i sindaci hanno dimostrato di saper ascoltare i territori e lavorare con grande sacrificio per la loro crescita”.

“I disoccupati – aggiunge – le persone che hanno bisogno, i soggetti più fragili, bussano alla porta dei Comuni per avere risposte concrete alle loro esigenze. I palazzi romani sono distanti, di conseguenza sono gli Enti locali quelli che possono far sentire concretamente la loro vicinanza a una comunità”.

“Il ruolo dei Comuni – spiega Greco – diventa fondamentale non soltanto dal punto di vista sociale, ma anche in termini di sviluppo. Lo sarà anche nella definizione dei progetti del Recovery Plan. Le realtà territoriali devono essere ascoltate con molta più attenzione, perché fino a questo momento sono state praticamente ignorate. Se non si ascoltano realmente le esigenze di un territorio, sarà impossibile utilizzare queste risorse in arrivo dall’Europa in modo realmente efficace”.

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