Il punto di svolta, terza puntata - QdS

Il punto di svolta, terza puntata

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Il punto di svolta, terza puntata

Giovanni Pizzo  |
mercoledì 20 Luglio 2022

Di fatto non c'è fiducia, i partiti appaiono sempre più deboli e "confusi" ed è il momento della fine per il Governo Draghi. Il commento.

Draghi replica più duramente che al mattino, dopo aver ascoltato i gruppi parlamentari. Il preside si è stancato dei ragazzi immaturi che occupano la scena della politica italiana. Si vota sulla risoluzione a sostegno di Draghi dell’imperituro Pierferdinando Casini.

Il risultato è chiaro, di fatto non c’è la fiducia, soprattutto quella che aveva chiesto lui, con un discorso netto al limite dell’arroganza, ruvido fino alle gengive dei partiti. Non voleva restare a dispetto dei Santi, figurati con tutti questi figuranti.

Crisi di Governo, la situazione torna nelle mani di Mattarella

Il boccino torna in mano a Mattarella che sarà costretto da prassi costituzionale avviare le consultazioni tra partiti ancora più distanti, distratti e distrutti di un anno e mezzo fa. Renzi, che nel suo discorso secondo Matteo è stato tranchant, e i centristi ora sono costretti a crearsi una casa. Salvini, che perde un punto al mese, pensa che il voto fermi l’emorragia e i problemi interni, ma non sarei così convinto.

Su tutti spicca il confuso Letta, che ha sbagliato qualunque strategia da quando è alla guida del PD.
Draghi sa che la settimana che seguirà punirà pesantemente l’Italia, tra borsa e spread lasceremo sul tappeto abbastanza soldi per costruire almeno tre ponti sullo Stretto e fare l’alta velocità in tutta Italia. E aspetta sul fiume chi verrà frantumato da questa crisi, molto probabilmente Salvini, dopo Conte, visto che Berlusconi per età non è più imputabile.

Il Paese è questo. Tutti i partiti sono più deboli e tali sono percepiti dai cittadini, per cui non si capisce come elezioni anticipate possono dare una soluzione al paese. I cittadini non volevano andare a votare, ma i partiti, per usare un eufemismo, se ne fregano. In ballo ci sono posti e carriere, non bollette o potere d’acquisto. Tra l’altro vige il precedente Monti che ci consegnò una non vittoria di nessuno nelle elezioni successive. Oggi è andato in scena un teatro dell’assurdo. Domani è un altro giorno. Cosi è se vi pare.

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