Le dimissioni di Pogliese, il futuro di Catania, l'ipotesi Senato: "Mai parlato di Politiche"

Le dimissioni di Pogliese, il futuro di Catania, l’ipotesi Senato: “Mai parlato di Politiche”

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Le dimissioni di Pogliese, il futuro di Catania, l’ipotesi Senato: “Mai parlato di Politiche”

Melania Tanteri  |
venerdì 29 Luglio 2022

Diviso tra "amarezza da una parte e una parziale serenità", come ammette lo stesso coordinatore di Fratelli d'Italia, Pogliese risponde alle domande,

“Come vuole che stia…”. L’ormai ex sindaco di Catania, Salvo Pogliese, accoglie i giornalisti nella storica segreteria politica di via Crispi. Un via vai di cronisti che non si accontentano di quanto contenuto nella pec con la quale l’ex primo cittadino, ieri pomeriggio, ha comunicato di essersi dimesso.

Una notizia attesa, come sottolinea lo stesso Pogliese, “anche se qualcuno oggi fa finta di non saperlo”. Diviso tra “amarezza da una parte e una parziale serenità”, come ammette lo stesso coordinatore di Fratelli d’Italia, Pogliese risponde alle domande, ribadendo in esordio che la sua non è una “fuga”, come affermato da alcuni oppositori politici.

Alla fine ha deciso

“Una decisione sofferta e a lungo ponderata che, da un lato mi procura amarezza e dall’altro mi dà una parziale serenità, dopo questi sette mesi vissuti in maniera surreale da sindaco sospeso grazie a un’interpretazione della Legge Severino opinabile. E questo lo dice non chi è stato direttamente coinvolto ma illustri costituzionalisti, oltre alla Corte costituzionale. Il 24 gennaio è arrivata l’ingiusta sospensione e io, già da allora, in maniera istintiva, ho pensato anche in maniera articolata che avrei potuto dimettermi.

Cosa l’ha spinta a non farlo subito?

In realtà, ha prevalso l’interesse per la città. Voglio dirlo con estrema chiarezza: mi sono confrontato con Roberto Bonaccorsi e con tutta la Giunta sull’opportunità di continuare l’esperienza amministrativa o interromperla con le mie dimissioni e l’arrivo di un commissario. Ci siamo resi conto che l’interesse per la città imponeva la permanenza della Giunta perché vi erano alcuni progetti importantissimi sull’utilizzo dei fondi europei, su quelli del Pnrr – penso ai 186 milioni di euro gestiti dalla Città metropolitana. E altri progetti che bisognava portare avanti per non perdere i fondi, per cui bisognava dare continuità amministrativa e ovviamente abbiamo deciso di fare quella scelta. Avevo già detto a giugno che me ne sarei andato. Lo sapevano tutti. Anche coloro che dicono, in assoluta incoerenza e slealtà, di non saperlo. Lo avevo detto quando nessuno poteva immaginare delle dimissioni di Draghi. D’altronde, la sospensione determinata dalla Legge Severino sarebbe scaduta il 23 marzo 2023: un orizzonte temporale lontanissimo e incompatibile con qualsiasi discorso anche di dignità personale.

All’epoca non si sapeva ancora della fine del Governo Draghi, ma oggi è innegabile che quanto accaduto a Roma renda la strada scelta più agevole. Sarà candidato al Senato? Cosa risponde a chi la accusa di “scappare”?

Lo dico con grande chiarezza: non ho mai affrontato il tema delle elezioni Politiche. Non c’era motivo. Giorgia Meloni, in questi giorni, è stata coinvolta in iniziative un po’ più importanti e non abbiamo mai affrontato il tema. Quel che accadrà dopo non si sa. Mi confronterò nei prossimi giorni e nelle prossime settimane, con grande serenità. E’ bene che si rimarchi un concetto: la scelta l’avrei fatta a prescindere. Quel che potrà accadere dopo nessuno è in condizione di poterlo sapere. Vedremo quali saranno le evoluzioni.

Cosa prevede per Palermo? Nello Musumeci sarà il candidato per il centrodestra?

Una ricandidatura per chi è amministratore uscente è comprensibile. Lo sta facendo Fontana in Lombardia, si può immaginare anche in Sicilia. Musumeci è persona perbene e ha amministrato la Regione in un contesto drammatico dal punto di vista economico e sociale, nonché dal punto di vista pandemico. Credo che sia doveroso che continui l’esperienza amministrativa. Il fronte di chi non vuole la ricandidatura è molto ampio, ma io mi auguro che nelle prossime ore, a Roma, si possa trovare una sintesi per poi avviare la campagna elettorale, mi auguro per un election day, e vincere.

Su Catania. Chi vede come prossimo sindaco?

Su questo non saprei esprimermi. Bisogna vedere quando si voterà. Io non escludo che la prossima Assemblea regionale siciliana possa pensare a una norma per votare prima, a gennaio o febbraio del 2023. Ma ancora non si sa.

Restando su Catania, la Tari e la patata bollente dell’aumento in mano al Consiglio comunale. In tanti sono convinti che lo farà il commissario togliendo le castagne dal fuoco alla politica. Cosa ci può dire?

E’ una scelta molto delicata, me ne rendo conto. Sono stato consigliere comunale sia in opposizione che in maggioranza, e comprendo la delicatezza della scelta. Ma stiamo parlando di un intervento imposto dalla normativa che prevede che i costi della raccolta e del conferimento dei rifiuti siano certi. Senza furbate, giochi o giochini che si facevano in passato. Perché, parte del dissesto è stato determinato dall’aver sgonfiato in maniera artefatta le previsioni sui costi della Tari, che poi sono diventati debiti fuori bilancio. Noi abbiamo ripristinato nel bilancio la veridicità. Il costo del conferimento in discarica è passato da 107 euro a 240 euro a tonnellata, e questo ha determinato ahimè l’ipotesi di incremento, in parte contenuto. Saranno i consiglieri comunali a votare: il rischio è determinare nuovi debiti fuori bilancio e un nuovo dissesto, dopo gli enormi sacrifici fatti per risanare i conti. Con il rischio di interruzione di un servizio essenziale.

Vede un successore a Palazzo degli elefanti?

Ci sono tante persone in grado di farlo, ma non è questo il momento di buttare nomi. Ci sono persone che hanno dimostrato ottime capacità amministrative.

C’è chi pensa che la sua eventuale candidatura al Senato e la sua eventuale vittoria potranno costituire il salvacondotto per la sua vicenda giudiziaria.

Assolutamente no. Questa è una ennesima bufala. Una boutade che qualcuno dice in malafede. Mi presenterò all’udienza sereno come sono sempre stato. Ricordo ancora una volta che sono l’unico in Italia che ha lasciato il Parlamento europeo, rinunciando all’immunità, alla tranquillità e allo stipendio. Se l’ho fatto, è perché sono certo del mio comportamento etico e morale.

Chi sarà il prossimo premier?

Giorgia Meloni. Non lo dicono solo i sondaggi, ma la percezione della gente e la stima che Giorgia si è guadagnata. E’ una persona equilibrata e coerente, e dimostrerà per l’ennesima volta la sua preparazione, la sua coerenza e il suo equilibrio.

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