Farmacia comunale di Niscemi a privati, in scadenza quarto bando

La storia della farmacia comunale di Niscemi: quarta asta in attesa del passaggio ai privati

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La storia della farmacia comunale di Niscemi: quarta asta in attesa del passaggio ai privati

Simone Olivelli  |
lunedì 15 Aprile 2024

Dal Covid alla morte del farmacista titolare, dalla chiusura "forzata" al passaggio ai privati: le criticità nella gestione dell'esercizio agitano il Consiglio comunale.

Sarà buona la quarta? È ciò che attendono di scoprire quanti a Niscemi hanno iniziato a interessarsi alle sorti della farmacia comunale, che dopo parecchi anni è destinata a essere ceduta ai privati. A stabilire la necessità di effettuare il passaggio è stato, un paio di anni fa, il ministero dell’Economia, dopo aver inviato nel centro del Nisseno i propri ispettori con il compito di verificare dal punto di vista amministrativo-contabile lo stato dell’arte nell’ente locale che, nel 2019, ha deliberato il piano di riequilibrio economico-finanziario per rientrare in dieci anni dalla situazione deficitaria in cui versa.

La ricerca del soggetto che dovrà rilevare la farmacia si è rivelata tuttavia più difficile del previsto: alle ore 13 di lunedì 15 aprile scadono i termini per partecipare alla quarta asta. Le prime tre, infatti, sono andate deserte. Sullo sfondo di questa storia si intrecciano malumori, polemiche e veleni.

La storia della farmacia comunale di Niscemi

A Niscemi la farmacia comunale esiste dal 2007, in seguito alla costituzione della Farma Niscemi srl, società pubblico-privata con un capitale di 20mila euro, detenuto per il 60% dal Comune e il resto in mano a Giancarlo Di Benedetto, farmacista che si aggiudicò il bando per l’individuazione del socio di minoranza diventando anche direttore della struttura. Gli accordi prevedono che la gestione operativa spetti al privato, con l’onere per quest’ultimo di pagare un canone annuale di 36mila euro al Comune. Inizia così un’esperienza che va avanti per quasi quindici anni.

Così è stato fino a inizio 2021: nel mese di gennaio, infatti, Di Benedetto contrae il Covid-19 all’interno della farmacia, dove lavora anche la moglie, e poco dopo muore. Da lì, la storia cambia.

La perdita dei clienti

In seguito al decesso, la farmacia rimane chiusa per nove mesi. Riapre soltanto a ottobre, dopo che il Comune individua un nuovo direttore per sei mesi. A marzo 2022, a prendere le redini della struttura è una donna: Tania Militello.

“Avevo partecipato alla prima selezione e sono stata chiamata in virtù dello scorrimento della graduatoria. La mia permanenza all’interno della farmacia è andata avanti fino a gennaio di quest’anno, quando ho deciso di rassegnare le mie dimissioni”, racconta Militello al Quotidiano di Sicilia. All’origine del passo indietro ci sarebbe stata una lunga serie di criticità riscontrate nella gestione societaria, che hanno portato Militello a scontrarsi in più di un caso con il presidente del Consiglio d’amministrazione Massimo Di Bennardo. Di Bennardo guida la società dal 2016, un incarico che dal 2020 va avanti in regime di proroga.

“Per una farmacia rimanere chiusa per nove mesi significa andare incontro a perdita di merce, per la quantità di medicinali che scadono, ma soprattutto di clientela – prosegue Militello – perché è naturale che i cittadini si rivolgano altrove nel momento del bisogno. Ma se questa è la situazione che ho trovato, le cose non sono migliorate nei quasi due anni che sono stata direttrice”.

La farmacista ha più volte fatto presente le difficoltà con gli approvvigionamenti dei medicinali, alla cui origine ci sarebbe stata l’irrigidimento di più fornitori a fronte di ritardi nei pagamenti. “Con il passare del tempo la situazione si è fatta insostenibile, avremmo dovuto offrire un servizio ai cittadini e invece ci trovavamo a gestire le lamentele di chi in più di un caso veniva per comprare un farmaco e si sentiva rispondere che non c’era. Ed è normale in una situazione del genere che le persone decidano di rivolgersi altrove”, va avanti Militello. A Niscemi – cittadina di meno di 30mila abitanti – attualmente esistono altre sette farmacie, due delle quali – di proprietà dei figli dell’ex sindaco Paolo Rizzo, arrestato nei mesi scorsi in un’inchiesta antimafia, e della famiglia Lodato, il cui figlio Matteo è consigliere comunale – si trovano a poche centinaia di metri da quella comunale.

Il caso della farmacia di Niscemi in Consiglio comunale

Le criticità nella gestione della farmacia comunale negli ultimi anni sono finite più volte nel mirino dell’opposizione consiliare. Tra chi ha chiesto chiarimenti all’amministrazione guidata dal sindaco Massimiliano Conti c’è stato Giovanni Di Martino, ex primo cittadino e oggi esponente del Partito democratico. Insieme ai propri colleghi, ha presentato più di un’interrogazione.

“Abbiamo cercato di fare luce sulla situazione finanziaria della società che in questi anni è stata partecipata dal Comune al 60 per cento – spiega Di Martino al Quotidiano di Sicilia – e abbiamo sottoposto anche le problematiche che sono state sollevate dall’ormai ex direttrice”.

Dal canto proprio, la giunta Conti ha affermato di avere fatto tutto il possibile. “Nessun disinteresse è da ascrivere al socio di maggioranza della Farma Niscemi in quanto la malattia prima e il decesso dopo del socio di minoranza e direttore farmacista hanno costretto alla chiusura della Farma fino all’espletamento del complesso iter per l’individuazione del farmacista e quindi della riapertura”, si legge in una delle risposte date dal primo cittadino all’opposizione.

La giunta ha fatto chiarezza anche su un’altra polemica che era sorta tra l’ex direttrice Militello e il presidente del Cda Di Bennardo e riguardante alcune spese – poche migliaia di euro – effettuate per l’acquisto di materiale che a detta della prima non avrebbero avuto nulla a che vedere con la gestione della farmacia. “Le spese afferiscono all’ordinaria manutenzione e alle spese di minuta soluzione sempre in ordine alle esigenze interne alla struttura della farmacia comunale”, ha dichiarato Di Bennardo in una nota inviata al Comune a fine 2022.

Nella stessa si specifica la necessità di occuparsi anche di altri locali di proprietà di Farma Niscemi. “Versando in pessime condizioni, si è intervenuto diverse volte anche per evitare le lamentele dei vicini su possibili infiltrazioni d’acqua piovana e per la presenza di topi che hanno richiesto interventi di derattizzazione”, si legge nella missiva.

Il Quotidiano di Sicilia ha contattato Massimo Di Bennardo per porre domande sulle polemiche degli anni scorsi, in merito ai ritardi nei pagamenti lamentati dai fornitori, ma il presidente del consiglio d’amministrazione ha rimandato a un futuro incontro in presenza ogni chiarimento.

La vendita delle quote

Polemiche sulla gestione a parte, il dato certo è che la Farma Niscemi dovrà passare in mani private. A chiarirlo è stato il Ministero dell’Economia, che ha chiarito come dal 2016 le partecipate che non abbiano un oggetto sociale strettamente connesso all’attività amministrativa debbano essere cedute. A nulla è valsa la dichiarazione d’interesse del Comune al mantenimento della propria quota. “Si rileva che la decisione adottata dall’ente di mantenere, senza alcun intervento, la partecipazione al 60% della Farma Niscemi Srl non appare in linea con alcuni dei parametri indicati nell’art.20, c.2, del D.lgs. 175/2016 (il decreto legislativo sulle società pubbliche, ndr)”.

Per l’ente locale, dunque, non è rimasto altro da fare che indire la gara per la cessione della farmacia. Il primo bando di gara prevedeva una base d’asta di gran lunga superiore al milione di euro, comprensivo di poco più di cinquantamila euro di giacenze di magazzino. Nessuno però si è fatto avanti. E lo stesso è accaduto in occasione del secondo e terzo tentativo. Alle 13 del 15 aprile scadrà il quarto, con la base d’asta che nel frattempo è stata ridotta a 985mila euro.

Tra chi è di certo interessata a sapere da chi verrà acquistata la farmacia c’è Nuccia Puzzo, la vedova del farmacista Di Benedetto e unica dipendente della struttura il cui contratto di lavoro sarà a carico del futuro proprietario. “Vedremo come andrà a finire questa storia, il mio interesse non è legato soltanto al mio posto di lavoro ma a ciò che questo luogo ha significato per la mia famiglia. Mio marito – commenta Puzzo al Qds – ha dato letteralmente la vita per questo progetto e spiace vedere cosa ne è stato dopo la sua morte”.

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