Favignana, storia della motovedetta V.3 tra memoria e amarezza - QdS

Favignana, storia della motovedetta V.3 tra memoria e amarezza

Vito Manca

Favignana, storia della motovedetta V.3 tra memoria e amarezza

mercoledì 13 Luglio 2022

La battaglia del segretario regionale della Uilpa Polizia Penitenziaria, Gioacchino Veneziano, contro la soppressione della base navale di Favignana intitolata all’agente scelto Giuseppe Barraco

FAVIGNANA (TP) – Orgoglio, soddisfazione, memoria e ricordo ma anche delusione, amarezza, disillusione. Sono gli stati d’animo, quasi i sentimenti del segretario regionale della Uilpa polizia penitenziaria, Gioacchino Veneziano. C’è una storia che li racchiude, che prova a metterli a confronto. Ed è la storia dell’agente scelto Giuseppe Barraco. È morto il 21 dicembre del 1991.

Veneziano racconta quel giorno fatale: “Peppe era una persona altruista, innamorata del suo lavoro ed amante del mare. Perse la vita per una fatalità. Pur essendo libero dal servizio non esitò ad andare in quel tratto di molo dell’isola di Favignana per rinforzare le cime agli ormeggi della Motovedetta V.3, ma un’onda violenta lo scaraventò in acqua. Dopo due giorni di ricerche venne ritrovato purtroppo privo di vita”. Racconta anche la loro amicizia: “L’ho conosciuto nei primi anni ‘80, lui commesso in un negozio di ottica nella Via Torrearsa di Trapani, io commesso in un negozio di abbigliamento, sempre nella stessa via. Lui si arruola un paio d’anni prima ed essendo un amante del mare riesce, dopo un corso di formazione e di specializzazione alla scuola della marina militare a Gaeta, ad entrate a far parte della polizia penitenziaria Navale”. E poi va dritto alla missione compiuta: “La Motovedetta V.3 ora si chiama motovedetta Giuseppe Barraco”.

Ma torna sul filo dei ricordi: “Tutto è cominciato con un incontro casuale, a fine 2020, con la sorella di Giuseppe. Mi partecipò tutto il rammarico della famiglia. Mi disse, l’amministrazione penitenziaria si è dimenticata di mio fratello. Altri caduti della polizia penitenziaria sono stati sempre ricordati puntualmente”. Veneziano prende l’iniziativa e fa tesoro della sua esperienza nella commissione nazionale ricompense. Spulcia le carte e verifica che c’era “la possibilità di poter intitolare un’unità navale del corpo della polizia penitenziaria, perché la vicenda di Peppe rientrava nella casistica e c’erano tutti i presupposti per raggiungere l’obiettivo”.

L’iter fa il suo corso e la Commissione delibera. La motovedetta si trova a Livorno ed è lì da quando è stata soppressa la base navale di Favignana. Qui scatta la delusione del segretario. La Uilpa polizia penitenziaria si è battuta per evitare il peggio ma non c’è riuscita. Il dirigente sindacale è caustico: “Quando la politica si occupa di questioni operative che riguardano gli istituti penitenziari spesso sbaglia ed ancora più spesso non capisce di cosa sta parlando. Fa ancora peggio, come in questo caso, quando si deve occupare di compiti altamente operativi come il servizio di trasporto dei detenuti via mare”. C’è un “colpevole” e Veneziano è pronto a puntare il dito: “La scellerata legge Madia, nel 2016, ha previsto la razionalizzazione delle forze di polizia che operavano in mare”. Razionalizzazione che il segretario considera poco più che un pasticcio e spiega perché: “I dati parlano chiaro.

Il personale di polizia penitenziaria imbarcato a Favignana, dal 2016 al 2018, ha effettuato oltre 800 trasferimenti di detenuti, con enormi risparmi di spesa, perché la scorta poteva essere ridotta in quanto veniva integrata dall’equipaggio della motovedetta. C’è di più, in trenta minuti al massimo potevano raggiungere Favignana o Trapani senza aspettare gli orari di partenza e di arrivo delle motonavi delle compagnie e considerando anche che il trasferimento di un detenuto implica un rischi quando viene effettuato a contatto con i passeggeri presenti nello stesso mezzo navale”. Veneziano rincara la dose: “Nel 2017, in occasione della fuga di tre detenuti dal carcere di Favignana siamo stati noi con la V.3 ad avere individuato ed ammanettato i fuggiaschi. La base navale era un presidio di legalità e di sicurezza per i favignanesi. Risulta agli atti che in oltre 20 anni di attività gli uomini della polizianitenziaria della navale hanno salvato almeno 200 vite umane perché era l’unica forza di polizia pronta all’impiego, parte dell’equipaggio era formato da favignanesi. Se c’era un’emergenza sanitaria i nostri erano pronti a mettersi a disposizione della popolazione egusea”.

La base navale però non c’è più ma rimane il carcere con quasi 100 detenuti e 60 agenti di polizia penitenziaria. Veneziano aveva aperto un canale di comunicazione con la politica ma non è riuscito a spuntarla. Questa la sua testimonianza: “La politica è intervenuta nel 2016 e 2017 su mia sollecitazione. Una decina di senatori e deputati del Movimento Cinque Stelle, in quella fase all’opposizione, si impegnarono ad evitarne la soppressione e presentarono un paio d’interrogazioni parlamentari, ma poi, una volta al governo – sarebbe stata utile soltanto una piccola modifica al decreto legislativo 177 –, non c’è stato alcun cambio di rotta, la base è stata chiusa ela motovedetta trasferita in Toscana. Posso soltanto dire che l’amarezza verrà sostituita dall’orgoglio e dalla fierezza che i toscani avranno una motovedetta intitolata ad un eroe trapanese”.

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