Fondi ai disabili, la Corte dei conti bacchetta la Sicilia - QdS

Fondi ai disabili, la Corte dei conti bacchetta la Sicilia

Raffaella Pessina

Fondi ai disabili, la Corte dei conti bacchetta la Sicilia

venerdì 13 Gennaio 2023

Ma c’è anche un problema di trasferimento di risorse: solo 240 su 466 milioni sono stati trasferiti dallo Stato alle Regioni. Informazioni solo parziali su beneficiari e strutture

ROMA – La Corte dei Conti traccia un bilancio negativo sull’attuazione del fondo “Dopo di noi”, istituito dallo Stato per aiutare i disabili gravi di tutta Italia.
La Sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato della Corte dei conti ha condotto una analisi sull’attuazione delle misure volte al benessere, la piena inclusione sociale e l’autonomia delle persone con disabilità grave prive di sostegno familiare, le cui conclusioni sono state approvate con Delibera n. 55/2022/G.

Un quadro poco confortante

Ne è emerso un quadro poco confortante: dei circa 466 milioni di euro stanziati tra il 2016 e il 2022 per questo fondo, soltanto 240 sono stati effettivamente trasferiti alle Regioni, che non hanno provveduto a rendicontare l’effettiva attribuzione delle risorse ai destinatari. Solamente sei Regioni risultano aver ricevuto tutte le somme complessivamente assegnate.

Nel documento, la magistratura contabile, oltre a rilevare come il numero dei beneficiari (tra i 100 e i 150 mila) sia stato stimato in modo solo indiretto e parziale, ha evidenziato che la mancanza di strumenti idonei ad arginare prontamente i ritardi e a superare le inadempienze delle Regioni non ha consentito, finora, di verificare che le risorse stanziate nel bilancio dello Stato siano state interamente utilizzate allo scopo e nei tempi programmati.

“Il fatto – prosegue la Corte – che solamente 8.424 persone risultano aver effettivamente beneficiato delle prestazioni erogate, evidenzia un’applicazione della legge ancora molto limitata ed estremamente eterogenea a livello territoriale, mostrando, ancora una volta, le difficoltà delle Regioni del Mezzogiorno. Una situazione che mette in luce sia l’urgenza di dover determinare i Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) da garantire alle persone con disabilità, sia la necessità di controlli idonei a verificare, su tutto il territorio nazionale, la corretta e completa attuazione della legge n. 112/2016, istitutiva del Fondo”.
In particolare alla Sicilia dei 389,7 milioni di euro stanziati dal 2016 al 2021, sono stati destinati circa 33 milioni, una percentuale dell’8,6%. (La Lombardia ne ha avuto il doppio).

Ma il quadro della rendicontazione da parte della Regione al ministero del Lavoro e delle politiche sociali risulta dall’analisi estremamente carente: il 2016 risulta in approfondimento istruttorio, mentre risulta pervenuta quella del 2017 con 3 milioni 294.055 euro e non pervenuta quella del 2018. In particolare nella relazione viene evidenziato come “Dai dati trasmessi, la Sicilia e la Valle d’Aosta risultano aver reso disponibile la rendicontazione delle risorse ricevute nel 2017, con ciò venendo meno la causa che potrebbe giustificare la mancata erogazione. Tuttavia, la data delle rispettive rendicontazioni, come comunicata (10 luglio e 15 settembre 2017), appare incompatibile con la rendicontazione delle risorse utilizzate nel 2017”.

Ben tredici Regioni compresa la Sicilia non hanno ricevuto le quote delle risorse assegnate per il 2020. A fine dicembre del 2019 il ministero ha inviato una relazione al parlamento sullo stato dell’arte al 31 dicembre 2018. La quasi totalità delle Regioni ha partecipato alla rilevazione, con l’eccezione della Valle d’Aosta. La Sicilia insieme ad altre 5 regioni evidenziava una raccolta di informazioni parziali in particolare quanto a beneficiari e strutture. La Corte ha criticato anche il criterio di ripartizione delle quote del fondo calcolata sulla base della quota di popolazione regionale nella fascia di età 18-64 anni, secondo i dati Istat della popolazione residente. “Il criterio di riparto adottato – è scritto nella relazione – del tutto inadeguato a quantificare il fabbisogno di ciascun territorio regionale, è rimasto invariato negli anni”.

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