Frane e smottamenti nelle Madonie, effetti del cambiamento climatico - QdS

Frane e smottamenti nelle Madonie, effetti del cambiamento climatico

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Frane e smottamenti nelle Madonie, effetti del cambiamento climatico

Vincenzo Lapunzina  |
martedì 08 Febbraio 2022

Da settimane le Madonie sono interessate da numerose frane e smottamenti. Il geologo Valerio Agnesi spiega la correlazione con il cambiamento climatico

Le Madonie sono interessate da diversi fenomeni di dissesto idrogeologico (frane), da Polizzi Generosa a Petralia Sottana, passando dagli innumerevoli smottamenti – di minore importanza, rispetto alla sicurezza dei fabbricati – che, nondimeno, creano disagi e preoccupazione tra i residenti delle campagne madonite. Il geologa trova un collegamento diretto con il cambiamento climatico.

Da diversi giorni, per citarne una, la SP 62, che collega Cipampini, una delle frazioni di Petralia Soprana, al Borgo Verdi (dove insistono diverse aziende agricole) è interessata da un importante smottamento che preoccupa chi vive in campagna.

«Questa mattina (nei giorni scorsi, n.d.r.) lo scuolabus non è riuscito a passare – dichiarava a QdS un agricoltore del posto – in caso di emergenza sanitaria sarebbe un disastro ed è così da 15 giorni».
Ai microfoni di QdS è intervenuto il geomorfologo Valerio Agnesi, già docente di scienza della terra all’Università di Palermo.

L’incidenza del cambiamento climatico sul dissesto idrogeologico

Nell’intervista spiega l’incidenza del cambiamento climatico sui dissesti in atto che interessano, anche, l’area madonita.

Cause e concause che influiscono sulla fragilità dei territori e, soprattutto, le azioni che si dovrebbero compiere per mettere in sicurezza i paesaggi dai dissesti.
Agnesi, spiega che bisogna partire dalla conoscenza degli stessi e dallo studio dei fenomeni che il più delle volte rappresentano la “riattivazione” di precedenti.
Dall’intervista emerge, tra l’altro, la mancanza di collegamento tra le Università (Catania e Messina) e le Istituzioni regionali e statali, se ci fosse un coinvolgimento Stato e Regione si potrebbero avvalere di importanti studi dei territori, che permetterebbero di adottare efficaci azioni di prevenzione.

«Non abbiamo un quadro conoscitivo della Regione», denuncia il geomorfologo.
Al contrario della Toscana, per esempio, che ha una banca dati, costantemente aggiornata, attraverso un accordo di collaborazione con l’Ordine dei Geologi della Regione.
«Dobbiamo dircelo con chiarezza – chiosa Agnesi – la Sicilia non ha un servizio geologico centralizzato, alle dipendenze del presidente della Regione».
La conclusione del professore Agnesi si può concretizzare nel  motto, molto usato nel campo sanitario, «prevenire è meglio che curare».
È vero e costa molto meno dell’intervenire con l’istituto della somma urgenza.

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