La Guerra: ieri, oggi, domani - QdS

La Guerra: ieri, oggi, domani

Pino Grimaldi

La Guerra: ieri, oggi, domani

sabato 02 Aprile 2022

Dopo un mese di “operazioni militari speciali” anche in Russia ciò che sta tragicamente accadendo nel centro–ovest dell’Europa si ha il buon senso di chiamarla “guerra”.
Un passo avanti sul piano linguistico ma molto indietro sul tempo della sua durata prima che cessi il fuoco tra le due (almeno ufficialmente per ora) parti che si contendono qualcosa che non è chiaro (forse) manco a loro stessi!

Ma è guerra. Che a norma di dati storici, e fatta eccezione per quella tra Israele e gli Arabi che in sei giorni vide tutto risolto, dura un certo tempo: dai trenta anni del passato ai sei dell’ultima, la II grande guerra. E così le previsioni di molti sono andate a farsi benedire. Ma non dal Papa che, santo uomo, continua imperterrito a dire che è una vergogna (ed ha ragione) ed un attentato all’umanità con ancora la pandemia che si è diversificata ma che, come logico epidemiologicamente, continua ad imperversare con un solo aspetto positivo: non vediamo più da mani a sera quelli che alcuni hanno definito “gufi” ma che erano ottimi scienziati increduli di avere la ribalta mai avuta.

Ma è accaduto che la pruderie dell’informazione in real time ha sostituito ai virologici i corrispondenti di guerra. Una volta pochi, famosi e super attenti perché dovevano in sintesi far capire al lettore ciò che accadeva sui teatri nei quali rischiavano la vita, ed ora migliaia in ogni angolo del teatro bellico e non, che digiuni, stanchi e rischiando la vita inviano immagini terribili per cui oggi l’umanità anche nelle sperdute isola Samoa si sente coinvolta e partecipa con pietismo, che va diminuendo perché anche per esso vi è assuefazione, ma con una conoscenza di fatti bellici che in tempi andati non era neanche dei generali.
E’ la globalizzazione. Che vuole non tutti felici, ma tutti infelici a piangere morti e solidarizzare con chi perde. Ma tutti strateghi. Sentimento questo che vi è sempre stato. Ma senza il pietismo che vuole che i belligeranti colpiscano chirurgicamente i bersagli militari – ove che muoiano soldati poco loro importa, pur essendo essere umani: come i poveri civili.

Chi come me (sopravissuti !) ebbe sulla propria testa i bombardamenti a tappeto delle fortezze volanti che scaricavano bombe sulle città per ammorbidire la resistenza dei civili (sic!) e sapeva che ad ogni urlo di sirena corrispondeva la possibilità di crepare e che tra un bombardamento e l’altro faceva quanto ciascuno doveva fare perché la vita avesse il suo svolgimento, e non vide che poche immagini nei telegiornali dei cinema o nelle descrizioni dei grandi giornalisti(Montanelli, Barzini ed altri) sta finendo con il rimpiangere“l’antan” del passato. Che fu tragico, che ebbe le atomiche, che durò un tempo lunghissimo, ma che non afflisse da mani a sera i civili rassegnati si, ma a pregare per i propri soldati che morivano, ieri come oggi, per la Patria.
Sentenziò Einstein: “Non so come sarà la terza guerra mondiale. Ma la quarta sarà combattuta a colpi di pietra e bastoni”.
Si risparmierà parecchio.

Tag:

Articoli correlati

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017