Il Covid ha cambiato le strategie di consumo ma le imprese faticano ad adattarsi - QdS

Il Covid ha cambiato le strategie di consumo ma le imprese faticano ad adattarsi

redazione

Il Covid ha cambiato le strategie di consumo ma le imprese faticano ad adattarsi

venerdì 04 Dicembre 2020

ROMA – Le varie misure adottate per arginare la diffusione del virus hanno portato a modificare i comportamenti quotidiani con un effetto diretto sui consumi. Al cambio delle strategie di consumo si somma la crescita degli acquisti online. Rispetto al 2019 crescono di due punti le famiglie che sperimentano il commercio elettronico, ma l’incremento da parte di chi già lo faceva precedentemente è ancora più consistente: più dell’80% per l’abbigliamento e gli articoli per la casa e quasi il 30% nell’alimentare. Cambiamenti importanti che sono destinati a sedimentarsi e a lasciare segni profondi nel vissuto quotidiano. Emerge da una ricerca condotta da Tecnè e Fondazione di Vittorio, per conto della Filcams con lo scopo di evidenziare gli impatti sociali ed economici del Covid-19 sul mondo del lavoro.

La ricerca ha preso in esame un campione di tutta la popolazione maggiorenne e di tutti i lavoratori occupati, confrontandola con il campione dei lavoratori del terziario. Un terziario eterogeneo, dal sistema dell’accoglienza alla distribuzione commerciale al terziario avanzato che dall’inizio della pandemia vede andamenti e reazioni diverse.

Altrettanto importante nelle conseguenze sociali ed economiche è la percezione del rischio di subire un degrado nelle mansioni o nel reddito, oppure di perdere il lavoro. Il 39%, infatti, ritiene che l’epidemia rappresenti un rischio per la sua occupazione (47% tra i lavoratori del terziario), il 29% pensa che un fattore di crisi sia il commercio elettronico (38% nel terziario) e il 31% che i pericoli arrivino dall’innovazione tecnologica e dall’intelligenza artificiale (38% nel terziario).

A otto mesi dall’inizio dell’epidemia da Covid-19 che ha costretto il nostro paese, come il resto del mondo, a imporre eccezionali misure di distanziamento sociale per il contenimento del virus, il terziario, dalla filiera del turismo alla distribuzione, è stato il settore più esposto all’impatto economico determinato dall’emergenza sanitaria, in ragione delle caratteristiche delle attività.

“Quella che viene confermata è la fotografia di un terziario che affronta ancora una fase di forte difficoltà e con tempi più lunghi di uscita dalla crisi, in particolare la filiera del turismo con effetti che si riflettono negativamente anche in altre filiere e settori” è il commento di Maria Grazia Gabrielli, segretaria generale della Filcams, la categoria della Cgil per i lavoratori del terziario, commercio, turismo e servizi.

L’altro versante dell’indagine riguarda gli impatti sulle imprese. La risposta alla crisi è andata prevalentemente nella direzione di una riduzione delle ore lavorate (68%): per mantenere la linea di galleggiamento il 70% ha fatto ricorso alla Cig, al Fis e ad altri strumenti analoghi, il 35% ha adottato misure che hanno ridotto le ore di lavoro e il ciclo produttivo, facendo ricorso all’utilizzo delle ferie (35%), in particolare nella prima fase della crisi, mentre il 5%ha attivato corsi di formazione per il personale. Solo il 22% delle imprese, una su cinque, sembra aver adottato misure orientate a rendere più efficienti i processi di produzione e a modificare i canali di vendita (15%), accelerando la transizione al digitale (9%).

“La crisi economica e sociale legata alla pandemia ha bisogno ancora di essere affrontata con sistemi di sostegno per evitare drammatici rischi occupazionali e di impoverimento delle persone con particolare attenzione alle categorie più fragili come donne e giovani – prosegue Maria Grazia Gabrielli – e mostra anche le trasformazioni su cui intervenire da subito per il post pandemia, data l’accelerazione digitale e tecnologica e la forte interdipendenza tra settori/filiere. Nella condizione di crisi ancora evidente, come nella costruzione necessaria di una prospettiva per la crescita e lo sviluppo, restano centrali il lavoro e la condizione delle persone a cui consegnare strumenti per affrontare le trasformazioni e le opportunità vere”.

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