Il presepe di pane a Palermo più forte di Covid e lockdown - QdS

Il presepe di pane a Palermo più forte di Covid e lockdown

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Il presepe di pane a Palermo più forte di Covid e lockdown

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lunedì 27 Dicembre 2021

Un appuntamento che neppure il Covid 19 ha arrestato: il presepe di pane viene infatti preparato ogni anno, seppur in forma ridotta, non ha conosciuto interruzioni in seguito al lockdown totale

Chiesa di Sant’Isidoro Agricola all’Albergheria, meglio nota come Chiesa dei Fornai, ubicata in prossimità dell’Ospedale dei bambini, precisamente in piazza Alessandro Vanni, a Palermo: sede dei cosiddetti lavoranti fornai, una confraternita di lunghissima memoria storica nel difficile quartiere palermitano dell’Albergheria, oggi, questo importante elemento aggregativo del quartiere, propone al vasto pubblico, come immancabile appuntamento annuale, la visita del Presepe artistico, rappresentazione della Natività, dei Re Magi, dei paesaggi di Betlemme. Pochi e semplici gli elementi serviti alla sua creazione, farina, acqua, sale e caffè, che profumano di grano il salone dell’oratorio della Chiesa dove il presepe è ospitato.

Un appuntamento che neppure il Covid 19 ha arrestato: il presepe di pane viene infatti preparato ogni anno, seppur in forma ridotta, non ha conosciuto interruzioni in seguito al lockdown totale del 2020, forte della buona volontà degli artigiani.

Della composizione attuale del Presepe in tempi di pandemia, della sua funzione sociale e delle prospettive future abbiamo parlato con Antonino Mazza, confrate della Confraternita dei lavoranti fornai.

Signor Mazza, cosa trasmette il vostro Presepe e quali sono i materiali principali?

“Il nostro presepe artistico di pane è un presepe storico, che vanta le proprie origini ancora prima della seconda guerra mondiale- apre Mazza- A Palermo è unico nel suo genere e rappresenta la vita perché pane è la vita. Il nostro segreto? Non utilizzare il lievito nell’impasto dei personaggi e degli ambienti per non creare muffa, dietro al risultato finale vi è un lungo lavoro, partito i primi di Ottobre e terminato i primi di dicembre, a opera di due maestri fornai che hanno impastato 120 kg di farina e sei ragazzi, tra i 15 e il 17 anni, che hanno creato i personaggi, sbizzarrendosi con volti, costumi e ornamenti, e adornando i personaggi con i chicchi di caffè per creare gli occhi”.

Bambini, minori, per cui l’esperienza del presepe costituisce un momento di intensa esperienza, anche a sfondo socializzante.

“Sicuramente i ragazzi, lavorando incessante mente per il presepe vengono aiutati a utilizzare il loro tempo in maniera produttiva e sana, togliendosi dalla strada, alla luce delle dolorose problematiche sociali del quartiere, mi riferisco alla devianza minorile”.

Crescita sana, sviluppo, prospettive di miglioramento, un destino comune tanto ai giovani residenti quanto al presepe, simbolo della tradizione, che rinascerà appieno con la fine delle limitazioni dettate dall’emergenza pandemica.

“La pandemia ci ha costretti a rinunciare ad alcuni elementi classici del presepe come gli animali, il gregge, il fiume e i pastori, per motivi di spazio, mentre segnalo inalterate le figure del lagnusu e dei Magi con il cammello seduto -chiude Mazza- Anche se in forma ridotta, vogliamo però mantenere inalterata la tradizione e crediamo molto in questo passato che non tramonta. L’auspicio è quello di un allargamento fisico dello spazio del presepe adibito alle figure che sarebbe una rinascita per il messaggio sociale di pace e salvezza veicolato dal natale. La fine della pandemia sarà per noi davvero la grande rinascita per la tradizione, la cultura e la libertà, e speriamo di agevolare tale rinascita attraverso il sacro bambinello che infonde gioia e grazia”.

Il presepe di pane della chiesa dei fornai resterà aperto al pubblico fino al 9 Gennaio 2022, coadiuvato da una mostra di pane che include un albero di natale adornato di varie forme di pane e da riproduzioni in plastica del bambinello dove centrale è sempre il pane che circonda Gesù, in una specifica convivenza del sacro e del profano, in un concerto divino di speranza, pace e rinnovamento. 

Angela Ganci

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