Non soltanto business: il turismo essenziale per socialità e cultura - QdS

Non soltanto business: il turismo essenziale per socialità e cultura

Valerio Barghini

Non soltanto business: il turismo essenziale per socialità e cultura

mercoledì 06 Ottobre 2021

Forum con Franco Iseppi presidente Touring Club Italiano. Tante le iniziative a sostegno del settore, anche durante il lockdown

Intervistato dal direttore Carlo Alberto Tregua, il presidente del Touring Club Italiano, Franco Iseppi, risponde alle domande del QdS.

Il Touring Club Italiano, nei suoi 127 anni di storia, che concezione ha maturato del turismo?
“I nostri padri fondatori, 57 velocipedisti che più di un secolo fa hanno rinunciato ad appartenere a questa categoria professionale competitiva, hanno avuto un’intuizione geniale. Erano dei futuristi e, come tali, per loro il concetto di modernità era un feticcio. In quest’ottica, hanno trasformato la bicicletta da semplice mezzo di locomozione e competizione a strumento per praticare un certo tipo di turismo, convertendolo in status symbol. Questa evoluzione della due ruote è andata di pari passo con la concezione che ha il Touring di turismo, che non è unicamente business ma ha soprattutto una funzione sociale e di integrazione culturale”.

Qual è secondo lei la caratteristica principale di un’associazione come il Touring?
“Sicuramente la territorialità: quando uno produce guide o comunque mette in piedi tutta la saggistica pubblicata negli anni dal Touring, non può non avere un rapporto diretto e privilegiato con i territori. Concetto che, però, esula da una semplice accezione amministrativa, fondandosi su valori ed elementi distintivi di appartenenza alle singole realtà. Il territorio, insomma, è il vero contesto integratore della domanda turistica”.

E la mission?
“La prima, più importante, è quella di essere ‘produttore di conoscenza’. Che, negli anni, si è adeguata ai nuovi modi di comunicare. L’esempio più evidente è rappresentato dalla community, che a oggi conta più di trecentomila persone che gravitano attorno al sito, che conta ogni anno circa 8 milioni e mezzo di utenti unici, e ai nostri profili social. Una competenza digitale sviluppatasi in maniera esponenziale da marzo 2020, inizio del lockdown più duro che abbiamo vissuto, quando abbiamo lanciato la campagna ‘Passione Italia’, un invito a ‘viaggiare da casa’, proponendo una sorta di turismo virtuale per scoprire le bellezze del nostro Paese attraverso il semplice utilizzo di un computer o di uno smartphone. Non meno importanti le altre due funzioni. E cioè essere ‘servitori civili delle istituzioni’, è di rilievo la collaborazione con il ministero della Pubblica Istruzione per quanto concerne i viaggi scolastici, nonché costituire un ‘punto di riferimento morale del turismo’, che si traduce nel prenderci cura dell’Italia intesa come ‘bene comune’. Per esempio, riusciamo a tenere aperti i siti culturali di 68 città grazie al volontariato, strumento attraverso cui contribuiamo a creare senso di appartenenza delle collettività all’interno delle quali questi beni sono inseriti. Infine, ci siamo impegnati a supportare quei territori meno conosciuti che negli ultimi anni avevano puntato sullo sviluppo turistico. È nata così l’iniziativa editoriale ‘Estate nei Borghi’ a supporto dei comuni Bandiere Arancioni, marchio di qualità assegnato dal Tci a oltre 260 località, in genere dell’entroterra, sotto i 15mila abitanti, oltre alle iniziative ‘#Territori’ e ‘Appennini’, che hanno l’obiettivo di riportare all’attenzione i luoghi meno conosciuti e offrirne una rilettura.

Quali iniziative avete in atto o in mente legate alla Sicilia?
“Per rispondere a questa domanda, occorre partire da una considerazione: non è più accettabile che la Sicilia e, più in generale il Mezzogiorno, non riescano a dispiegare, oltretutto avendone tutte le potenzialità, la propria naturale vocazione turistica in maniera moderna ed efficiente, trasformandosi in un’industria di traino per tutto il Paese, in grado di attrarre investimenti. Già alla fine degli anni Novanta uno studio condotto dall’Ufficio italiano Cambi aveva messo in evidenza che un’adeguata valorizzazione del Sud avrebbe potuto triplicare le entrate turistiche. Nulla o poco, però, sembra essere cambiato e la pandemia ha peggiorato la situazione. A mio parere una grande opportunità potrebbe arrivare dal Pnrr. Per quanto riguarda, nello specifico, la Sicilia crediamo utile ripartire da due parole: una, la già citata ‘territorio’, che vale per tutto il resto del Paese; l’altra è ‘Mediterraneo’, del quale la Sicilia dovrebbe diventare l’hub turistico: la sua centralità è dovuta a ragioni geografiche, storiche e di mercato. Un tema, quello della Sicilia Madre Mediterranea, già affrontato dal Touring, presente sull’Isola con le sue reti territoriali, in particolare l’attivissimo, per quanto riguarda animazione e visite guidate, club di Palermo. Ma parlando di Sicilia non si può prescindere dalla prospettiva del Ponte, cioè di un’infrastruttura pesante di collegamento con lo Stivale. Un argomento che va affrontato non con fuochi d’artificio stagionali, ma con molto realismo laddove, invece, il problema delle infrastrutture di mobilità interna alla regione deve rappresentare una priorità assoluta.

Siamo nell’ultima parte di un anno ancora una volta segnato dalla pandemia. Come ne uscirà il turismo?
“Quello dei viaggi e delle vacanze è di certo tra i settori più colpiti. Per capire quanto grave sia la situazione, è sufficiente guardare ai numeri Istat: nel 2020 il fatturato di agenzie e tour operator è calato del 76 per cento rispetto all’anno precedente, del 61 per cento quello del trasporto aereo, del 55 per cento quello della ricettività e del 37 per cento il volume d’affari della ristorazione. Nel complesso, le cifre del 2020 indicano un meno 52 per cento di presenze sul 2019, più contenuto per quanto riguarda la componente domestica (meno 34 per cento) rispetto a quella straniera, che invece ha registrato un vero e proprio tracollo (meno 70 per cento). Per il 2021 il discorso è un po’ più altalenante. Da una parte c’è l’andamento dell’estate che, stando almeno alle prime informazioni raccolte dagli operatori di settore e dai territori, pare sia andata bene: gli italiani hanno dato nuovamente impulso al nostro turismo scegliendo l’Italia, soprattutto le località di mare (le riviere adriatica e ligure, la costiera amalfitana, la Sardegna, la Puglia, la Calabria e, ovviamente, la Sicilia, anche se in quest’ultimo caso l’effetto ‘giallo’ potrebbe avere condotto a un lieve decremento di presenze verso fine stagione) e di montagna (Valle d’Aosta, Valtellina, Trentino Alto Adige e Dolomiti bellunesi). A fare da contraltare, però, l’andamento complessivo dell’anno, che sconta un inizio 2021 praticamente inesistente, con la stagione invernale di fatto mai partita e l’incognita dell’autunno, che si spera migliore rispetto a quello del 2020 grazie anche a un ritorno degli stranieri nelle città d’arte, ancora in sofferenza. L’Organizzazione mondiale del turismo, in ogni caso, ha stimato il ritorno alla normalità non prima del periodo 2023-2024”.

Questa nobilissima attività del Touring, che si estrinseca lungo 127 anni di storia, dovrebbe costituire un supporto importante sia per il ministero del Turismo che per quello della Cultura. In questo senso, chi sono i vostri interlocutori?
“La nostra controparte, ovviamente, è il dicastero del Turismo. Occupandoci, però, anche di Musei, è naturale che sia importante confrontarsi pure con quello della Cultura. Tuttavia, poiché la materia turistica è di competenza regionale, il referente più ‘corretto’ potrebbe essere il ministero per gli Affari regionali e le Autonomie locali. Tutto questo dovrebbe, secondo me, portare a un altro quesito: quale istituzione potrebbe costituire il punto di riferimento più organico per la nostra associazione? La mera distinzione tra Turismo e Cultura è da ritenersi puramente amministrativa. Se a questo aggiungiamo che bisogna considerare l’operato del Touring Club Italiano come “interdisciplinare’, la quadratura diventa possibile se esistono le interconnessioni degli organi di indirizzo e di gestione, nonché se si tiene conto che l’universo del turismo si è profondamente allargato: alla centralità dei beni culturali si associa l’agroalimentare, l’industria creativa, gli eventi, le feste e le tradizioni. In questa prospettiva, per esempio, il Ministero delle Infrastrutture (per quanto riguarda la mobilità turistica) e quello delle Innovazioni Tecnologiche, nonché della Sostenibilità, diventano punti di riferimento obbligati per qualsiasi programmazione. Allora il mio pensiero è che si potrebbe creare una sede istituzionale unificante e autorevole che tenga conto di tutto questo, come ad esempio potrebbe essere un sottosegretariato ‘pesante’ alla Presidenza del Consiglio”.

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