Istat, crollo delle nascite, a pagarne il prezzo anche gli anziani - QdS

Istat, crollo delle nascite, a pagarne il prezzo anche gli anziani

redazione

Istat, crollo delle nascite, a pagarne il prezzo anche gli anziani

giovedì 04 Luglio 2019

Secondo gli esperti, si invecchia peggio in una società di vecchi. E, visto il trend, l'unica soluzione per il nostro Paese è l'ingresso di "nuovi italiani". Altrimenti anche il nostro sistema delle pensioni crollerà

A pagare il prezzo dell’impressionante crollo delle nascite in Italia rilevato dall’Istat, sono anche e soprattutto gli anziani.

In un Paese in cui ci sono molti più nonni che nipoti, si invecchia prima e peggio.

Questa una delle conseguenze più gravi del crollo della natalità del -4%, registrato dall’Istat, che segna il minimo storico delle nascite dall’Unità di Italia a oggi.

Per migliorare le condizioni di vita nella Terza Età, osserva Raffaele Antonelli Incalzi, presidente della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (Sigg), “bisogna promuovere politiche per la famiglia”.

E, visto il trend, l’unica soluzione rapida per il nostro Paese è l’ingresso di “nuovi italiani”.

Altrimenti anche il nostro sistema delle pensioni crollerà

Il numero di figli per donna in età fertile, ricorda il presidente della Società Italiana di Neonatologia (Sin) Fabio Mosca, “è 1,34, siamo fanalino di coda in Europa e, secondo le ultime previsioni Eurostat, nel 2050 nasceranno appena 375 mila bambini. Questo vuol dire che stiamo ridisegnando l’idea di famiglia: tre quinti dei nostri bambini non avrà fratelli, cugini e zii; solo genitori, nonni e bisnonni”.

Già oggi per 161 persone di età maggiore di 64 anni, ci sono solo cento bambini di età inferiore a 15 anni.

Di questo passo, prosegue Mosca, “il welfare diventerà insostenibile. Bisogna invertire questa tendenza, prevedendo facilitazioni per le famiglie e sostegno alle mamme, prima e dopo il parto”. A beneficiarne di politiche volte a promuovere le nascite sarebbero anche gli anziani, che oggi sono in Italia circa 14 milioni e il cui numero è in costante aumento, così come il numero di chi soffre di malattie croniche.

Ad esempio, aggiunge, “la broncopatia cronica ha una prevalenza del 16% tra gli over 75. Di scompenso cardiaco, ne soffre il 7% degli over 65, cifra che raddoppia dopo gli 80 anni. Di artrosi invalidante, dopo i 65 anni ne soffre il 15-20% della popolazione”.

Spesso queste malattie convivono fra loro, diminuendo la capacità relazionale e aumentando la solitudine. E la loro frequenza aumenta laddove mancano i giovani.

“Osservazioni epidemiologiche mostrano che si invecchia male in una società in cui ci sono troppi anziani”, spiega Antonelli Incalzi, professore ordinario di Medicina Interna e Geriatria al campus Biomedico di Roma.

Avere dei nipoti, invece, sottolinea l’esperto, “aumenta la qualità e la durata della vita, è stimolante sia dal punto di vista cognitivo ed emotivo che fisico, perché porta a muoversi di più”.

Ma va diminuendo, e “Se la situazione non cambia – conclude – ci saranno sempre più spesso nonni senza nipoti, e quindi minori relazioni interpersonali, aumento della depressione e delle malattie che spesso si porta con sé”.

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